Final Score, la recensione: una partita di calcio e Dave Bautista per un gioco da duri

La recensione di Final Score, il film d'azione con Dave Bautista e Pierce Brosnan intenti a fermare un attacco terroristico in uno stadio, durante una partita di calcio.

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Final Score: un momento del film

Questa nostra recensione di Final Score non può che iniziare con un invito. Se cercate storie profonde, personaggi tridimensionali, tematiche serie che possono portare a riflessioni arrivate ai titoli di coda, il film di Scott Mann è completamente da evitare. Se, invece, vi piace il semplice intrattenimento, sparatorie e combattimenti che si susseguono senza sosta e un po' di sano divertimento in mezzo al paradiso del testosterone, allora Final Score è il film che fa per voi. Nel raccontare la storia di un ex soldato che, ritrovatosi allo stadio durante una partita, deve salvare sua nipote (e altre 350mila persone) da un attacco terroristico, il film abbandona ogni tipo di credibilità per dare spazio all'azione sempre più esagerata, ai combattimenti a mani nude, a un bel po' di sangue schizzato e al carisma del suo protagonista.

90 minuti per sopravvivere

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Final Score: una sequenza del film

Un breve prologo durante i titoli di testa che riassume velocemente gli antefatti di quello che, invece, andremo a vedere. Un rivoluzionario russo di nome Arkadi scopre che suo fratello Dimitri (Pierce Brosnan), figura centrale nell'economia della rivoluzione per l'indipendenza dello stato di Sakovya e creduto morto, è in realtà vivo e si nasconde a Londra. Con i suoi fidati uomini fa irruzione in uno stadio di calcio durante una partita del West Ham (contro la Dinamo, giusto per creare un'urlata rappresentazione sul campo del film stesso) con l'obiettivo di trovarlo. Nella stessa sera, l'ex soldato militare Michael Knox (Dave Bautista) ha portato la sua giovane nipote Danni a vedere la partita, per cercare di riempire un senso di vuoto che da anni tormenta le loro vite: per un suo errore, suo fratello, padre della ragazza, è rimasto ucciso in guerra. La ragazza, quindicenne ribelle, si separerà dallo zio proprio nel momento in cui il piano dei terroristi russi avrà inizio. Michael si ritroverà a dover combattere contro il gruppo di terroristi per salvare sua nipote e impedire la detonazione di una bomba che, allo scadere dei 90 minuti della partita, farà saltare in aria lo stadio.

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Vite in gioco

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Final Score: un'immagine del film

È chiaro che il canovaccio di Final Score si basa su uno dei film d'azione più celebri, un vero e proprio classico intramontabile quale Trappola di cristallo. Molte sono le somiglianze con il film con Bruce Willis e diretto da John McTiernan del 1988 a partire dall'ambientazione unica (lì un grattacielo, qui uno stadio). Oltre alla presenza di terroristi che, in realtà, nascondono un obiettivo più "nobile" per giustificare le loro azioni, c'è anche il ruolo del protagonista, un uomo più o meno comune, che si ritrova controvoglia a doversi sporcare le mani di sangue per salvare delle vite. Certo, la prestanza fisica di Dave Bautista presuppone una maggiore fisicità degli scontri, cosa che puntualmente avviene. Bisogna ammettere che il film fa di tutto per non annoiare mai e mantenere un ritmo davvero molto alto, cercando di non dare mai un attimo di respiro allo spettatore (e al suo povero protagonista, costretto a ritrovarsi continuamente in situazioni sempre più pericolose). Al di là delle sempre presenti sparatorie e un folle inseguimento in moto lungo i corridoi e i tetti dello stadio con salti impossibili, il film punta molto sul combattimento corpo a corpo a partire dalla prima interessante scena ambientata in ascensore. Si nota un lavoro coreografico che non sempre, però, viene valorizzato dalla regia, che non presenta particolari guizzi preferendo concentrarsi sulla leggibilità degli scontri. Dove il film non si spaventa, però, è in alcune sequenze più estreme e violente non rinunciando a immagini molto forti, per quanto filtrate da un velo irrealistico e "slapstick" che le rendono meno traumatiche di quello che potrebbero. Un peccato, perché in alcuni momenti la sensazione sia che i personaggi non siano mai davvero in difficoltà, che non soffrano abbastanza nonostante i colpi e le ferite e che, di conseguenza, non siano mai davvero in pericolo.

Tra superuomini e macchiette comiche

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Final Score: una scena del film

Non spicca particolarmente il cast d'insieme nonostante la presenza di Pierce Brosnan, che però è relegato a poco più di una semplice comparsa, e qualche volto che funziona in maniera iconografica (pensiamo al Vlad di Martyn Ford che sembra uscito da un albo a fumetti). L'intero film si poggia sulla presenza scenica di Dave Bautista, dal corpo veramente gigantesco che dà vita a un tripudio di cinema testosteronico vecchio stampo. Un supereroe tutto d'un pezzo che non conosce fatica e debolezze - anche se, va detto, il film ci prova ogni tanto a umanizzarlo attraverso il rapporto con la nipote in pericolo -. Per quanto il nostro protagonista si dimostri perfetto per il ruolo, altrettanto non si può dire per il suo carisma. Lontano dalla simpatia del ruolo per cui la maggior parte degli spettatori lo conoscono, quello di Drax in Guardiani della Galassia, Bautista è una perfetta macchina che, in questo film, necessita di una spalla comica. È il caso di Faisal Khan, interpretato da Amit Shah, un giovane addetto alla sicurezza dello stadio che si ritrova, ancora più controvoglia rispetto a Michael, nella scia di violenza. Sia chiaro, parliamo sempre della classica comicità di questi film d'azione, presente solo per allentare la tensione e creare un opposto all'eroe tutto di un pezzo. Il risultato, seppur non sempre divertente, è quello di lasciare che lo spettatore riesca a intrattenersi tenendo spento il cervello. Ed è così, infatti, che sequenza dopo sequenza, tra scontri ed esplosioni, tra battute comiche e pericoli, il film arriva a un finale senza infamia e senza lode, ma con un buon momento spettacolare.

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Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Final Score ben sapendo che il film di Scott Mann non ha particolari pregi se non un buon ritmo narrativo che intrattiene senza pretese lo spettatore. Dave Bautista dà corpo a un ex soldato che sa picchiare duro e non conosce stanchezza. Tra combattimenti e inseguimenti, il film si adagia un po’ troppo sul semplice canovaccio dei film d’azione e, nonostante la buona idea di ambientarlo tutto in uno stadio, il massimo del risultato compiuto è quello di aver passato una buona serata senza infamia e senza lode.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • Dave Bautista regge quasi tutto il film sulle sue spalle, anche se non ha la possibilità di mostrare gran carisma.
  • Tra sparatorie, esplosioni e inseguimenti, il film mantiene alto il suo ritmo per tutta la sua durata.
  • Gli scontri, a volte al limite dell’impossibile, non nascondono immagini più violente ed esplicite.

Cosa non va

  • La trama si poggia su un canovaccio fin troppo classico, non apportando nulla di nuovo nel genere.
  • Il resto del cast è abbastanza anonimo.