Perception: Le visioni di Daniel Pierce

In onda in USA su TNT, Perception, il nuovo procedural con l'Eric McCormack di Will & Grace nei panni di un acuto professore schizofrenico che risolve casi per l'FBI.

Quanti sono i protagonisti delle serie televisive che in tempi non sospetti si sono intrattenuti con amici immaginari, visioni antropomorfe, allucinazioni parlanti e apparizioni di parenti morti? Il neurochirurgo interpretato da Stanley Tucci in 3 libbre aveva come interlocutore un tipo strano, Michael C. Hall di Six Feet Under interagiva con il fantasma del padre, Patrick Wilson dell'inedito (ma lo vedremo in autunno su Rai 2) A Gifted Man parlava con l'ex moglie di fresco defunta, e addirittura il paladino della ragione House si intratteneva con una Cuddy seducente partorita dalla sua follia. Sono solo alcuni di una miriade di personaggi oscillanti su sfuggenti piani di esistenza, cui si aggiunge - ultimo in ordine di apparizione - il professor Daniel Pierce di Perception, in onda in USA su TNT. Pierce insegna neuroscienze all'università e ha palesemente qualcosa in comune con il Russell Crowe di A Beautiful Mind: ogni tanto deve chiedere a un suo studente se il nuovo arrivato che gli rivolge la parola (o gli mostra il reggiseno) sia reale oppure no. Pierce è un eccellente insegnante, è spettinato, geniale, eccentrico e seducente: il protagonista di Perception è costruito secondi i canoni dell'archetipo di antieroe fascinoso collaudato dalla serialità americana da House in avanti. Segni particolari: Pierce è clinicamente pazzo, va oltre la soglia di accattivante stranezza dei suoi predecessori, soffre di paranoia ed è soggetto ad allucinazioni.

Le sue visioni prendono la forma di interlocutori, alcuni regolari come la saggia Natalie, altri che irrompono nella sua via giusto il tempo di dargli qualche dritta nell'elaborazione di teorie, indizi, intuizioni. Le sue allucinazioni scaturiscono da angoli della mente che partoriscono idee incarnatesi per suggerirgli la verità. Infatti lo studioso è anche consulente dell'FBI, che si avvale del suo aiuto nei casi più spinosi e lo interpella tramite una sua ex studentessa, l'agente speciale Kate Moretti. Pierce si iscrive anche in un'altra categoria di personaggi televisivi brillanti e un po' strambi che fanno il lavoro delle forze di polizia statunitensi, evidentemente tragicamente inette, risolvendone i casi: la miriade di consulenti di Polizia/FBI/IIB/CBI e così via. Sobriamente piacevole d'aspetto e dall'abbigliamento molto personale come il Jane di The Mentalist, colto e chiacchierone come Castle, mentalmente fragile e geniale come Monk, attento ai particolari più sfuggenti come Shawn di Psych o Will di Sanctuary, estremamente fuori dall'ordinario come il Toby di The Listener, è una sorta di Ellery Queen del XXI secolo molto instabile. Per non lasciarsi fagocitare dalle sue manie ha bisogno - scusate, un'altra analogia con House - di misteri da risolvere con l'ausilio non particolarmente essenziale dell'agente di turno immancabilmente messo di guardia agli imprevedibili consulenti del piccolo schermo. Nel caso dello scapigliato antieroe l'esponente delle forze dell'ordine di turno non basta: intelligente quanto scarso nelle questioni pratiche, si accompagna all'eterno studente Lewicki, che lo tiene con i piedi per terra e discerne per lui figure reali e immaginarie.

TNT aggiunge al suo carnet un'altra serie procedurale dai toni leggeri, ma dalle premesse drammatiche, punta su un rassicurante minestrone di ingredienti rodati e riesuma l'amato Eric McCormack di Will & Grace (anche produttore della serie), un po' fuori parte nei panni dell'insciarpato scienziato come lo poteva essere in versione colonnello del Far West (in Colomba solitaria). La prima metà della stagione d'esordio - TNT ha ordinato dieci episodi in tutto - è piacevole senza esaltare o fornire altro oltre il semplice intrattenimento: i casi non sono misteri intricati e oscuri come Perception vuole suggerire - quello dell'uomo che ha ordinato la moglie dall'Europa dell'Est ma soffre di prosopagnosia, malattia che impedisce di riconoscere i volti, è per ora la sola trovata originale - Pierce non seduce, Rachael Leigh Cook (Josie and the Pussycats) nel ruolo di Moretti è quanto di meno probabile si possa aspettare come agente dell'FBI. Eppure, se vogliamo evitare di polemizzare sulla scelta di trasformare un uomo malato di mente nel protagonista svitato e buffo di una serie cable, si può riconoscere a Perception di saper distribuire saggiamente ogni episodio tra vita privata di Pierce e i casi, e tra dinamiche relazionali e demoni personali del protagonista. Solleva stupore il fatto che la serie sia stata creata da Ken Biller e Mike Sussman, veterani della nerditudine dietro alla produzione di Star Trek Voyager e che ci aspettavamo cimentarsi nella fantascienza piuttosto che nel procedural. I due tuttavia regalano ai fan della Sci-Fi le incursioni di guest riconoscibili, come Tom Sizemore di Strange Days, Edward Furlong di Terminator 2 - Il Giorno del Giudizio e Bridget Regan di La spada della verità. E poi Armin Shimerman (il barista ferengi Quark di Star Trek - Deep Space Nine), LeVar Burton senza pettinino dei capelli sugli occhi (era la Forge, l'ingegnere con il visore di Star Trek: The Next Generation) nel ruolo del paziente rettore dell'universitaria infestata da Pierce (che, un po' come Cuddy, se lo tiene nonostante le stramberie in virtù di amicizia e prestigio) e Jamie Bamber (era Adama jr, il Big Jim tuttofare di Battlestar Galactica, nonché protagonista con James "Baltar" Callis del bel pilot 17th Precinct cassato da Syfy), qui prestante studioso poco stimato dal geloso Pierce e messo lì per attrarre Moretti. Il triangolo no.