Sherlock: commento all'episodio 3x02, The Sign of Three

Un episodio divertentissimo, ma sfiorato da presagi e ricorrenze cabalistiche, mette in scena le nozze al centro di The Sign of Three, penultimo episodio di stagione per Sherlock.

Tre è il numero magico

Il matrimonio cambia le persone: è il ritornello, incessante, di The Sign of Three. Scandisce la seconda puntata di Sherlock 3 come i rintocchi di un infausto presagio che offusca un episodio altrimenti ilare dai toni di un'impacciata stand-up comedy. Il consulente detective dagli occhi felini ruba, infatti, la scena agli sposi Mary Morstan e John Watson nel giorno del loro matrimonio, declamando il discorso - la cui composizione è talmente spiazzante da richiedere l'allarmata richiesta di intervento di Lestrade - più contorto, artificioso e imbarazzante mai pronunciato da un testimone a una cerimonia.
The Sign of Three registra i movimenti di Sherlock Holmes dopo la resurrezione di The Empty Hearse: ha appena scoperto che il tè mattutino non si materializza magicamente dal nulla (lo prepara e glielo porta da sempre l'inappuntabile signora Hudson), si è già occupato di giudicare e passare in rassegna i conoscenti degli sposi di cui si è eletto angelo custode, e ha scoperto che i bambini - in realtà solo uno, che gli somiglia - gli piacciono. Allo spettatore è riservata una rivelazione ancora più sconcertante: Mycroft suda, gli capita quando si allena sul tapis roulant fasciato in una tutina attillata. La scena che lo ritrae mentre zampetta gloriosamente per restare in forma è la più spassosa della puntata, prima che si passi alle cose serie.

Into Battle
Sherlock non se ne fa una ragione, ma dal passato di John spunta un altro caro amico: è il suo ex superiore al fronte afgano, il maggiore Sholto (Alistair Petrie, già nel cast di una serie superlativa come Utopia). Affranto, sofferente e sfigurato, vive nascosto per sottrarsi alle ritorsioni dei parenti di una manciata di reclute che ha involontariamente condotto alla morte sul campo di battaglia; Sholto ha sospeso la reclusione volontaria solo per onorare il matrimonio di John. L'interazione tra ex commilitoni sarà breve, poco dopo il luogo delle celebrazioni ospiterà il verboso one man show di Sherlock costellato di flashback rivelatori di aneddoti e disavventure esperite in compagnia di Watson. Nel corso della puntata scopriamo le circostanze esilaranti della conversazione durante la quale John ha chiesto al suo migliore amico di fargli da testimone di nozze, e gli esiti disastrosi dell'addio al celibato alcolico. Agli spettatori che si erano lamentati del caso troppo succinto in The Empty Hearse, The Sign of Three riserva la messa in scena di una manciata di curiosi casi inediti selezionati dal blog del dottore, evocati nell'infinito discorso di Holmes dove figurano atleti francesi pazzi, nani in fuga ed elefanti in salotto. Tra questi anche l'aggressione mai risolta della giovane guardia reale Bainbridge (Alfie Enoch, ex studente di Hogwarts nella saga di Harry Potter), e la scomparsa di uno spasimante della disperata Tessa (Alice Lowe, la tuttofare miope Soosan di This is Jinsy), ormai persuasa di essere andata a cena con un fantasma. Alcuni casi sono legati tra loro e riconducono a un'ingegnosa vendetta che rischia di compiersi nel bel mezzo dei festeggiamenti.
Code Beth
Il tempo filmico di The Sign of Three è quasi tutto costituito dai flashback evocati dal logorroico monologo del testimone, incentrati sui casi e sull'interazione tra i due protagonisti, ma l'episodio offre anche qualche particolare dei giorni precedenti il matrimonio durante i quali Sherlock si inserisce nella routine familiare di John e Mary. L'episodio, scritto a sei mani da Mark Gatiss, Steven Moffat e Stephen Thompson, ricalca il percorso imboccato da The Empty Hearse, la cui meta coincide con l'appagamento del fandom: l'episodio consacra l'amicizia di Sherlock e John, quest'ultimo oggetto di un'appassionata manifestazione di affetto e stima da parte di un Holmes trasparente e disarmante. Chi critica la cugina americana Elementary per il suo protagonista troppo fragile e umano ignora la consistente evoluzione emotiva - e sociale - dello stesso personaggio in Sherlock, ormai addirittura in grado di sostenere le avance della testimone. Merito della compagnia di Watson, che tanto quanto l'amico teme, segretamente, i cambiamenti insiti nel matrimonio. Le dinamiche relazionali che si instaurano tra la comprensiva Mary e Sherlock sembrano scongiurare la fine della complicità degli ex conviventi del 221B, anzi, la donna è accomodante e materna nei confronti dell'infantile miglior amico del fidanzato, tanto che il futuro configuratosi per i tre evoca quello di Penny, Leonard e un altro genio con l'Asperger, Sheldon. Legittimo soffermarsi per un attimo, dopo un altro episodio - quelli di mezzo della serie sono sempre i più deboli - concepito per deliziare i fan del celebre duo investigativo, a chiedersi dove risieda il confine tra arruffianamento e devozione al fedelissimi, ma è una speculazione dalla vita breve: il prossimo episodio è già l'ultimo di questa terza memorabile stagione, e girerà attorno al ricattatore Charles Magnussen. Sherlock lo disprezzerà visceralmente, per cui è lecito supporre che la relazione tra i due sarà tutt'altro intrattenimento rispetto a quello scaturito dal rapporto di amore e odio tra l'ingegnoso detective e l'amorale joker Moriarty.
Murder Mystery Mayhem
In The Sign of Three, il tre è il numero ricorrente: rappresenta la trinità - perché in realtà non si è mai solo trattato di John e Sherlock - formata dal consulente detective, dal suo partner e da Mycroft: come per il capitano Kirk di Star Trek, che identifica nel Dottor McCoy l'incarnazione della sua emotività e nell'alieno Spock quella della sua razionalità, Holmes assorbe da John la sua umanità e si figura la Ragione con il volto del fratello. La puntata sembra prospettare anche una trinità affettiva, costituita da Sherlock, John e Mary, dopo che il redivivo dichiara pubblicamente affetto e stima verso la coppia. L'emozionante valzer ballato dai neosposi sulle note del violino di Sherlock crea una sintonia perfetta fra i tre: anticipazione di un'armonia possibile, sembra scongiurare lo scenario avvilente paventato dalla Hudson e da Mycroft. Se fino a poco prima l'andamento generale era ilare, l'epilogo - con la scoperta rivelata dai tre indizi finali - lascia un sapore amaro, e il presentimento di una catastrofe imminente. Le speranze di Holmes per un futuro roseo, esternate con la leggerezza di una piroetta, si diradano e la solitudine avvolge uno Sherlock destinato a ballare da solo- o defilarsi quando sulle labbra ha ancora impresso il voto di lealtà pronunciato poco prima. Una promessa che sembra destinata a essere mantenuta con un prezzo altissimo in His Last Vow, ultima parte di un trittico, il terzo della fortunata serie, che si conclude tra soli sette giorni.