The Walking Dead - Stagione 1, episodio 4: Vatos

Un episodio che ci restituisce l'azione e la paura che erano carenti nel precedente, ottimamente costruito e caratterizzato da una tensione a tratti insostenibile.

Ha superato il giro di boa di metà stagione, The Walking Dead, e con questo quarto episodio si avvia a una conclusione che si organizzerà presumibilmente in un crescendo di tensione e orrore. Come pensarla diversamente, dopo la visione di questo Vatos? Il nuovo episodio della serie creata da Frank Darabont, oltre a risarcirci con gli interessi dalla carenza di horror e azione della puntata precedente, gioca puntualmente (e sadicamente) con le attese dello spettatore, disattendendole e poi colpendolo quando meno se lo aspetta. E' un episodio denso di avvenimenti ma soprattutto magistralmente costruito, in cui quella che è ormai la cifra stilistica della serie (conflitti tra i personaggi, clima di tensione interpersonale che si affianca a quella derivata dalla minaccia degli zombi) viene perfettamente rispettata, con in più un ritmo incalzante e una tensione sempre altissima. Ma andiamo con ordine.
L'episodio ci mostra un prologo in cui vediamo le due sorelle Amy e Andrea che pescano insieme, in barca: le due donne parlano del loro passato e soprattutto del loro (presumibilmente) defunto genitore, il clima impostato dai dialoghi è emotivamente forte, ma l'elemento preponderante è la tensione, abilmente aiutata dall'uso dei rumori ambientali: non sappiamo cosa abboccherà a quell'amo, ma da un momento all'altro temiamo che dall'acqua fuoriesca qualcosa di spaventoso. Alla fine, l'esito che ci si aspetta non si verifica, quello che le due sorelle avranno pescato saranno solo dei semplici pesci, ma l'atmosfera che caratterizzerà l'intero episodio è chiara.

Successivamente, seguiamo alternativamente le vicende del gruppo di sopravvissuti sulle colline e quelle della squadra di salvataggio organizzata da Rick, col doppio scopo di soccorrere Merle, lasciato ammanettato al tetto nel secondo episodio, e recuperare le armi del poliziotto. Il terrorizzato Merle, come abbiamo visto nel finale della puntata precedente, ha provveduto da solo alla fuga, adottando la drastica soluzione di amputarsi la mano bloccata dalle manette: il gruppo, ora, tenuto a bada il cieco rancore del fratello Daryl, deve pensare a riprendersi le armi per muoversi più agevolmente per le strade di Atlanta e continuare la ricerca dell'uomo. Sarà di nuovo il giovane Glenn, ribadendo la sua perfetta conoscenza delle strade cittadine e la sua notevole capacità strategica, a organizzare un piano che limiti i rischi; purtroppo, però, i quattro incappano in un imprevisto, rappresentato dal gruppo di messicani capitanato dal misterioso "G.", che rapiscono Glenn ma abbandonano al gruppo di Rick il giovane Miguel. In questo frangente, che vede la classica situazione dello scambio di prigionieri e culmina nella tesissima scena del confronto tra i due gruppi nel garage, troviamo un altro esempio del ribaltamento delle attese messo in atto dall'episodio: tutto fa pensare che i rapitori di Glenn (che non esiterebbero a sacrificare il ragazzo pur di avere anche le armi) siano dei criminali pronti a tutto, gente senza scrupoli già abituata a uccidere per sopravvivere; l'apparizione, nel momento dello showdown, dell'anziana nonna di uno dei messicani, rivela invece una verità inaspettata, quella di un gruppo di volontari che stanno continuando a far funzionare un ospedale con dei malati ricoverati, e che sono costretti a difendersi dai periodici attacchi di sciacalli e disperati.
Recuperato Glenn e divise (quasi) equamente le armi con i volontari, Rick e compagni si apprestano così a rimettersi alla ricerca di Merle, solo per trovare poco dopo una sorpresa: il loro furgone è scomparso, e presumibilmente è stato proprio Merle a prenderlo, dirigendosi verso il campo in cerca di vendetta. Vendetta apparentemente destinata a consumarsi durante una festa, ai margini della quale troviamo due personaggi chiave dell'episodio: l'enigmatico Jim, che aveva passato parte della giornata a scavare delle buche a causa di un sogno profetico (e in gran parte dimenticato) e l'odioso Ed, pestato a sangue da Shane nell'episodio precedente. Sarà proprio quest'ultimo, rimasto a dormire in tenda, la prima vittima dei terribili avvenimenti successivi: quando vediamo una figura stagliarsi fuori dalla tenda, ci aspettiamo che si tratti di Merle, armato e intenzionato a fare una strage. Ma tradendo di nuovo le nostre attese, e con una svolta scioccante, quello che ci viene mostrato è invece un "errante" affamato, che in men che non si dica divora Ed e dà inizio alla mattanza successiva. E' stato forse lo stesso Merle a portare i morti viventi al campo? Se sì, lo ha fatto volontariamente o li ha attirati lì suo malgrado? E lui, ora, dov'è? Interrogativi sicuramente destinati ad essere sciolti nei prossimi episodi: quello che vediamo qui, invece, è il triste destino di May, anche lei rimasta vittima degli zombi, eliminati a fatica solo con l'arrivo dei quattro provenienti da Atlanta.
La parte finale dell'episodio, con Andrea che piange tenendo tra le braccia la sorella, chiude il cerchio aperto dal prologo: anche qui l'emozione è mista a una tensione quasi insostenibile, anche qui ci aspettiamo che da un momento all'altro la povera ragazza riapra gli occhi, trasformata in un mostro famelico. Non succede (per ora), ma prima che le fosse scavate da Jim svolgano tristemente il loro compito (ora diventato chiaro) il cervello di May, come quello delle altre vittime, andrà reso inattivo. Di nuovo, al rispetto per i morti, anche quando si tratta dei propri cari, va anteposta la sopravvivenza: e di nuovo, i protagonisti saranno costretti a tornare erranti quanto i propri nemici, visto che il loro accampamento non è più sicuro. Una sicurezza che in realtà, in un mondo ormai da condividere stabilmente con le incarnazioni della morte, non può più essere trovata. In nessun luogo.

Movieplayer.it

4.0/5