Person of Interest: siamo tutti sotto controllo?

Arriva anche in Italia, ogni venerdì su Premium Crime (Mediaset Premium), la serie di Jonathan Nolan prodotta da J.J. Abrams per la CBS che segue le indagini di un enigmatico milionario ed un ex agente CIA per prevenire i crimini segnalati da un software di sorveglianza.

Inutile negarlo: l'11 Settembre 2001 ha cambiato il mondo.
Non parliamo solo delle ovvie conseguenze socio-politiche di quel dramma, ma del modo in cui l'attentato alle Torri Gemelle sia entrato di prepotenza nell'immaginario collettivo, una ferita aperta per tutta la civiltà occidentale. Ma tali ripercussioni vanno oltre quella tragedia in quanto tale e si notano nel senso di insicurezza, o meglio dall'ossessione per la sicurezza, che imperversa ed ha reso giustificabili le intromissioni forzate delle autorità nelle vite di molti, per scrutare e prevenire ulteriori tragedie.
E' da questa ossesione/paranoia che nasce la nuova serie prodotta da J.J. Abrams e scritta da Jonathan Nolan (fratello del Christopher del Cavaliere Oscuro), dall'uso di tecnologie all'avanguardia per tenere sotto controllo la popolazione, alla ricerca degli indizi di ulteriori minacce alla sicurezza dei cittadini. Teconologie fantascientifiche? C'è chi giura di no, ma potrebbero essere i soliti complottisti.


E c'è proprio una di queste tecnologie alla base di Person of Interest, che arriva in Italia su Premium Crime (il primo episodio de 27 Aprile è in chiaro anche su Italia 2): un macchina capace di tenere sotto controllo flussi video di telecamere, cellulari, e-mail, social network, tutta la intricata rete di informazioni che in ogni istante viene prodotta dai nostri comportamenti. Il compito di questo dispositivo è di intercettare potenziali minacce per la sicurezza nazionale. Parliamo di terrorismo, di minacce di ampia portata, ma la macchina identifica, e mette da parte, anche quelle minori che riguardano singoli cittadini americani.
E' qui che intervengono i protagonisti della serie: Mr Finch e Reese. Il primo è un eccentrico milionario, esperto di sistemi informatici e progettista del software che si occupa di scandagliare i dati ed identificare le minacce. Finch riceve dalla macchina i codici di previdenza sociale di privati cittadini, e niente altro. Non sa se saranno vittime o carnefici, nè come e quando si verificherà il crimine che li vedrà protagonisti. Siamo lontani, quindi, dall'evoluto sistema di prevenzione ipotizzato da Philip K. Dick, e nel 2002 dal film Minority Report, ma questa approssimazione rende ancor più realistica, e preoccupante, la macchina di Person of Interest.
Ricevuto il codice, Finch può fare molto poco, anche a causa dei suoi limiti fisici; non è certo un uomo d'azione, ha quindi bisogno di qualcuno che faccia il lavoro, a volte rischioso, sul campo, che indaghi per capire in che modo la persona segnalata possa essere coinvolta in un futuro crimine, per prevenirlo e sventarlo. E' un qualcuno che Finch identifica in Reese, ex agente CIA creduto morto ed allo sbando.

Insieme i due sono le due facce di un unico giustiziere e funziona bene l'alchimia tra i due intepreti, il Michael Emerson apprezzato in Lost e James Caviezel, il Gesù de La passione di Cristo che abbiamo già visto in TV nel remake di The Prisoner. Entrambi sanno rendere le sfumature e le ambiguità dei rispettivi personaggi, portando alla luce poco a poco frammenti del loro passato e delle loro motivazioni. E' proprio sui risvolti psicologici dei due che si basa la principale forma di continuity della serie, che è strutturata in episodi autoconclusivi, per la gioia della CBS che fa la sua fortuna proprio su questo tipo di show. Già dal secondo episodio, Ghosts, gli script si rivolgono al passato, tratteggiando la strada che ha percorso Finch a progettare la Macchina, fornendo fin da subito indizi sul suo background.
A questo si aggiunge, col passare degli episodi, un certo collegamento tra alcuni dei crimini affrontati a dare un senso di maggiore profondità alle indagini di Finch e Reese, che dovranno anche evitare di attirare troppo l'attenzione delle autorità, inevitabilmente interessate al loro lavoro da vigilanti, un aspetto incarnato in particolare dal personaggio di Carter, detective interpretato dall'attrice Taraji P. Henson. La struttura autoconclusiva consente di affiancare di volta in volta, come guest di puntata, volti più o meno noti dell'ambiente televisivo, da Linda Cardellini ad Enrico Colantoni, Alan Dale ed Enver Gjokaj, giusto per citarne alcuni.
Nolan si avvale di script ben orchestrati, risultando spesso intelligente ma senza eccedere in elementi troppo cerebrali; storie rese bene dalla messa in scena, che però rischia di apparire fin troppo fredda. E' interessante la scelta di usare rapidi montaggi di filmati di sorveglianza come motivo visivo per spezzare i capitoli degli episodi, accrescendo il senso di disagio nello spettatore.
Rispetto ai tanti procedurali in circolazione negli ultimi tempi, anch'essi spesso caratterizzati da una costruzione ed una scrittura di livello più che discreto, Person of Interest ha il merito di aggiungere interessanti riflessioni sulla società dell'ultimo decennio e le sue ossessioni, muovendosi in un'area grigia in cui il senso della morale si fa ambiguo.