James Belushi apre il Roma Fiction Fest 2011

In occasione del Roma Fiction Fest, dov'è ospite d'eccezione, abbiamo incontrato James Belushi che ci ha raccontato del suo rapporto col cinema e la televisione e delle varie evoluzioni della sua carriera.

E' stato un incontro breve ma divertente e ricco di spunti, quello avuto all'Auditorium Parco della Musica con James Belushi, ospite d'eccezione del Roma Fiction Fest. Da "fratello" d'arte che era, Belushi è riuscito negli anni a guadagnarsi uno spazio autonomo, e originale, nel mondo del cinema e della televisione moderni. Un attore con uno stile riconoscibile e peculiare, specializzatosi nella commedia ma dimostratosi capace di interpretare varie tipologie di personaggi, che in una serie come La vita secondo Jim è stato anche capace di entrare nelle case di milioni di spettatori, che si sono affezionati (per ben nove stagioni) alle vicende sue e della complicata famiglia protagonista. Ora, dopo la recente serie The Defenders, e in occasione della sua partecipazione alla kermesse romana (nel corso della quale, domenica, darà vita a un inedito duetto col nostro Gigi Proietti) l'attore ci ha parlato del suo rapporto col cinema e la tv, con il suo fare divertente ed espansivo, ma sempre estremamente pregnante nelle risposte.

Per nove anni il pubblico si è abituato a vederti seduto su una poltrona nel ruolo di padre di una numerosa famiglia in La vita secondo Jim. Poi sei passato, nella recente The Defenders, a interpretare un avvocato di Las Vegas, in un contesto sociale ed economico completamente diverso dal precedente. Quali sono gli elementi autobiografici in questi due personaggi?

In The Defenders non ci sono elementi autobiografici: o meglio sì, in realtà ce ne sono, ma non sono i miei. I protagonisti sono infatti veri avvocati di Las Vegas, quelli che abbiamo preso sono i loro casi reali; la serie è quindi la loro autobiografia. In La vita secondo Jim, di 184 episodi, ce ne sono 150 che rappresentano un mix delle varie storie personali di attori, sceneggiatori, produttori, ecc. e delle le loro famiglie. Ci mettevamo seduti in una stanza e parlavamo delle nostre relazioni, dei nostri rapporti, ed elaboravamo le storie in base a quelle esperienze. Devo dire, però, che 20 episodi riguardano direttamente me, e in particolare il mio rapporto con mia moglie... e ho dovuto pure pagarla per questo! Avrei voluto che questo pagamento consistesse soltanto in soldi, ma purtroppo non è stato così. Ormai lei è ricca... mettiamola così: a Roma, da solo, non sarei potuto venire!

Putroppo ti abbiamo visto poco in ruoli drammatici, ma hai lasciato ugualmente il segno con film come The Principal - Una classe violenta, Salvador e nel recente cameo in L'uomo nell'ombra di Roman Polanski. C'è una differenza tra l'interpretare ruoli drammatici e ruoli comici?

In realtà interpretare ruoli drammatici è più facile. Nei ruoli drammatici interpreti qualcuno che è felice, triste, arrabbiato, tutta una gamma di emozioni con cui è facile, per uno spettatore, identificarsi. Nei ruoli comici il compito è molto più difficile, perché devi fare sì tutto questo, ma far venir fuori anche il lato comico, esprimere l'ironia di questi stati d'animo.

##Oltre a recitare hai diretto anche molti episodi de La vita secondo Jim. In più è nota la tua passione per la musica, visto che suoni nella Sacred Hearts Blues Band, e sei co-proprietario della catena di ristoranti The House of Blues, insieme a Dan Aykroyd. Inoltre hai pubblicato un libro, Real Men Don't Apologize, in cui parli di amore, sesso, rapporti di coppia e del tuo passato. Come fai a conciliare tutte queste attività?## Io mi sento un giocoliere, e nella vita penso sia molto importante essere un giocoliere. Nel momento in cui smetti di esserlo, devi iniziare a riflettere sulla tua vita, a porti delle domande: ma chi è che vuole farlo? Non è divertente.

La vita secondo Jim è stata una serie molto longeva e ha avuto un grande successo di pubblico. Spesso molte serie tv ad ambientazione familiare, come I Jefferson, La famiglia Bradford, I Simpson, diventano un vero e proprio punto di riferimento per il pubblico, perché creano una familiarità tra personaggio e spettatore. Tu hai mai pensato all'impatto che il tuo lavoro poteva avere sul pubblico?

Certo, era esattamente questo il nostro proposito. Tutte le discussioni che abbiamo avuto sugli episodi avevano a che fare col proporre al pubblico una riflessione sulle relazioni familiari. Ad esempio, quando abbiamo girato il pilot, alla fine dell'episodio il protagonista si scusa con la donna; allora ho chiesto allo sceneggiatori: "Ma perché deve scusarsi? Perché in televisione tutti gli uomini devono essere degli idioti e tutte le donne delle stronze? L'uomo deve per forza dire con fare contrito 'mi dispiace'? Non è possibile che succeda qualcosa, in un rapporto, per cui entrambi si sentano feriti ma poi riescano a trovare una soluzione al problema?" Ne La vita secondo Jim non si sente mai Jim dire "mi dispiace". In ogni episodio cercavamo sempre di far trovare ai personaggi una soluzione al problema, piuttosto che risolvere la questione con un "mi dispiace".

##Sei di origini albanesi, quindi hai anche radici europee. Che rapporto hai con la tua terra? E con l'Italia?## E' una bella domanda. Il mio rapporto con l'Albania è basato sul fatto che mio padre è un immigrato albanese. E' quindi una ricerca di identità, per me, l'esplorazione di una nazione nuova, emergente. Invece il mio rapporto con l'Italia è fatto di tantissime grandi esperienze! Da Paolo Ferrari, che nel lontano 1986 mi ha fatto conoscere l'Italia, in particolare Roma e Venezia, e che è stato un fantastico padrone di casa, ai fratelli Cecchi Gori, che avevano prodotto un film che ho realizzato con Francesco Rosi, e mi hanno guidato a tutte le grandi esperienze che ho avuto in Italia. Ho girato due film qui in Italia, ho fatto parte della giuria del Festival di Venezia, ho avuto due lune di miele qui con due mogli differenti, ho portato qui i miei figli, una serie come La vita secondo Jim in Italia va alla grande... posso dire che l'Italia è quasi la mia seconda patria.

(si ringrazia Valentina D'Amico)