Fargo: una miniserie coeniana

Liberissimo adattamento del film omonimo, per una durata prevista di dieci episodi, Fargo vanta la supervisione dei fratelli Coen e uno dei loro attori feticcio: Billy Bob Thornton.

Un adattamento difficile
Il tentativo di adattare Fargo in una serie non è nuovo, si legge che già Kathy Bates fosse riuscita a produrre un pilot con protagonista Edie Falco, ma senza successo. Questa volta invece MGM è riuscita a realizzare per FX una miniserie di 10 episodi ispirata al film più nelle atmosfere che nella trama. Di fronte a progetti del genere è inevitabile chiedersi se ce ne fosse davvero bisogno, anche perché Fargo vive dell'eccezionalità dei crimini cruenti che investono gli abitanti della cittadina, mentre serializzando la vicenda si rischia di moltiplicare i crimini e renderli o di routine o parte di un piano troppo articolato per quella che dovrebbe essere una pacifica comunità. Martin Freeman, che interpreta uno dei protagonisti, quando ha ricevuto il copione si è chiesto a sua volta quale fosse il senso di una serie di questo tipo, ma racconta che leggendolo ha trovato lo script piuttosto originale e di gran qualità. Un'opinione condivisa anche dai Coen che hanno accettato di supervisionare il progetto in veste di produttori.

Remake o non-remake?
La serie si apre con cartelli che recitano: Questa è una storia vera e gli eventi qui raccontati hanno avuto luogo in una piccola città del Minnesota nel 2006 (dunque ben successivi al film originale). L'attacco è in realtà più lynchiano che coeniano: la notte, in auto su strade perdute, Lorne Malvo (Billy Bob Thornton) finisce fuori strada per evitare dei cervi che attraversano, come l'automobilista disperata di Una storia vera. Lorne a sua volta non ha omologo nel Fargo originale e ha piuttosto delle affinità con il Chigurh di Non è un paese per vecchi, in quanto figura enigmatica, letale ma secondo regole sue proprie e determinato soprattutto a seminare il caos. È lui a imbattersi, forse per caso in Lester (Martin Freeman), un loser vagamente analogo al Jerry interpretato da William H. Macy, che qui però non progetta nessun rapimento e si trova anzi travolto da efferati fatti criminali. Per sottolineare le altre differenze basti dire che seppur arriva in città una coppia di bizzarri sicari, come i Carl e Gaear del film, questo accade solo nel secondo episodio e qui uno dei due è completamente muto mentre l'altro parla con lui a gesti, spostando ulteriormente il tono verso il surreale. A svolgere le indagini non è poi un capo di polizia incinta al settimo mese (è incinta invece la moglie del capo), bensì una poliziotta un po' in carne, figlia del proprietario della tavola calda (interpretato da Keith Carradine). Un altro poliziotto in città, più avanti di lei per anzianità, è invece idiota, di cui veste i panni Bob Odenkirk, il Saul Goodman di Breaking Bad. Dunque siamo più dalle parti delle affinità e degli omaggi, anziché di un vero e proprio adattamento o remake.
Reinterpretare un cult
Cosa aggiunge allora questo Fargo all'originale? Sicuramente il personaggio di Malvo getta una luce filosofica diversa sugli eventi, infatti il caos non è più originato in modo quasi spontaneo dalla meschinità di cittadini comuni e killer più o meno inetti, bensì il crimine è già in città e Malvo è la molla che lo porta in superficie. Agisce in questo modo a tratti solo per assecondare il proprio sense of humour, come avesse un'indole infantile e dispettosa, ma naturalmente opera anche con secondi fini. La sua strategia oscura e impenetrabile, a volte seria e a volte faceta, aggiunge mistero e intrigo alla serie, perché Malvo emana un vero senso di minaccia grazie a un Thornton straordinariamente contenuto e incisivo. Probabilmente un'interpretazione che resterà per un personaggio con tutte le carte in regola per diventare di culto.
Autore del Fargo televisivo è Noah Hawley, romanziere che esordisce con una serie sua dopo la gavetta in Bones e nella sottovalutata e sfortunata The Unusuals (con Jeremy Renner), di cui aveva curato anche la colonna sonora. Hawley infatti è anche compositore e, seppure in Fargo non sia accreditato in questo ruolo, il sound design è tra le cose migliori della serie, con l'uso di rumori ordinari e suoni minimali - come quella sorta di campanellini che accompagnano le azioni di Malvo - la cui crescente e innaturale intensità sottolinea tanto il salire della tensione quanto la goffaggine di alcuni protagonisti. Dirige il pilot Adam Bernstein dal curriculum quasi solo seriale ma di ottimo livello, da Oz a Alpha House passando per Breaking Bad e Bored to Death. La regia è probabilmente l'aspetto più coeniano di Fargo, per il ritmo placido del montaggio e dei movimenti di macchina anche nelle situazioni più grottesche e concitate, con la violenza che esplode improvvisa e di cui non ci sono nascosti gli effetti più sanguinari, quasi splatter. Insomma Fargo si profila come una delle serie migliori dell'anno, forse persino una cura per l'astinenza da True Detective.