Falling Skies - Stagione 1, episodio 3: Prisoner of War

Come promesso, non mancano gli sviluppi interessanti, in questo terzo episodio di Falling Skies, incentrato sul tentativo di salvare il figlio di Tom, Ben. Ma ci viene presentato anche un nuovo interessante personaggio, il dottor Michael Harris.

Dopo la riuscita premiere di stagione, composta dai primi due episodi andati in onda sul canale TNT domenica scorsa, Falling Skies, la serie televisiva ideata da Robert Rodat e prodotta da Steven Spielberg, continua ad offrire spunti interessanti e sviluppi intriganti, non mancando di giocare con le attese dello spettatore, spesso disattendendole. E' il caso del tema principale di questo terzo episodio, Prisoner of War, che già dal titolo fa pensare al piccolo Ben, figlio del protagonista Mike e prigioniero degli alieni insieme a molti altri bambini e ragazzi. Dopo essere stato costretto a rimandare il suo proposito nel corso della puntata precedente, sembra essere finalmente arrivata per Tom l'occasione di riprendersi suo figlio, liberandolo al contempo dalla misteriosa protesi aliena che ne condiziona la volontà: al gruppo si è infatti appena unito il dottor Michael Harris (interpretato da Steven Weber, visto recentemente in Happy Town), brillante medico che sembra finalmente aver messo a punto un metodo per separare l'impianto dall'organismo ospite senza uccidere quest'ultimo. La prima sorpresa è che Tom e Michael non solo si conoscono e sono amici; veniamo infatti a scoprire che Rebecca, la defunta moglie di Tom, era fuori con Michael quando i due sono stati attaccati dagli alieni e la donna è rimasta uccisa. Un evento che fin da subito intuiamo essere motivo di tensione tra i due uomini, tensione che esploderà in un teso confronto alla fine dell'episodio.

Così, dopo una prima ricognizione presso il deposito abbandonato utilizzato dagli Skitters come campo di lavoro per i loro prigionieri, apparentemente intenti a raccogliere metallo di scarto, viene organizzata l'attesa squadra di salvataggio: l'idea iniziale è quella di liberare più ragazzi possibili, molti dei quali figli degli stessi militari e dei civili al seguito del gruppo; ma ancora una volta le ragioni del cuore devono scontrarsi con quelle della strategia militare. Dietro ordine del colonnello Porter, il solo Ben verrà inizialmente tratto in salvo nell'operazione, e, nonostante la dolorosa incertezza di Tom, verrà usato come "cavia" per testare il metodo di rimozione dell'impianto alieno messo a punto da Harris. La squadra, composta tra gli altri dall'altro figlio di Tom, Hal, dalla sua compagna Karen e dai soldati Mike e Dai, si appresta così a raggiungere la base nemica; ma quando Mike vede suo figlio Rick tra i giovani prigionieri, non può fare a meno di intervenire d'istinto facendo precipitare la situazione. Lo scontro che ne segue porta a una concitata fuga dei tre uomini, che hanno preso il ragazzo, con Tom rimasto momentaneamente privo di sensi, e alla momentanea perdita dei due giovani, rimasti indietro e fatti prigionieri dagli skitters. Riavutosi, Tom ha un altro scontro ravvicinato con un alieno, ma riesce a stordirlo e a farlo prigioniero, trasportandolo alla base militare della compagnia; in cambio di questo suo gesto, vuole avere la possibilità di andare a liberare i suoi due figli e Karen.
I due giovani appena presi prigionieri, nel frattempo, vengono subito separati dagli alieni: lei rinchiusa insieme ai ragazzi che hanno subito l'impianto (forse destinata a subire la stessa sorte?), lui costretto ad assistere a uno spettacolo terribile: un gruppo di piccoli prigionieri viene radunato fuori dalla fabbrica da un Mech e, dietro l'ordine di uno skitter, trucidato davanti agli occhi terrorizzati di Hal. Il giovane, inaspettatamente lasciato libero, assume così per gli alieni il ruolo di messaggero, che deve portare ai suoi compagni un messaggio chiaro e inequivocabile: un ulteriore tentativo di salvataggio di uno dei prigionieri porterà come rappresaglia alla morte di tutti gli altri. Una tecnica che Tom, che nel frattempo riesce a ricongiungersi col ragazzo in una scena emotivamente molto forte, ricorda esser stata utilizzata dai nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. I piani, quindi, devono forzatamente cambiare: non sarà più possibile tentare di liberare solo uno o alcuni prigionieri, ma si dovrà organizzare un'azione militare in grande stile con lo scopo di liberarli tutti. Un'ipotesi che prevedibilmente incontrerà l'opposizione dei vertici della compagnia, a cominciare dal duro Weaver, sempre convinto della necessità di sacrifici per l'obiettivo superiore della vittoria della guerra.
Nel frattempo, la rimozione dell'impianto alieno dal corpo del piccolo Rick, un vero e proprio intervento chirurgico guidato da Harris, sembra avere successo; l'innesto preventivo di morfina nel corpo del ragazzo evita lo shock anafilattico che aveva ucciso i precedenti impiantati, e Rick, sebbene ancora privo di sensi, sembra superare l'intervento senza grossi traumi. All'operazione assiste anche, inaspettatamente, un Weaver che sembra aver lasciato per un attimo cadere la sua dura scorza da soldato, e di cui iniziamo ad intuire un passato, forse, non meno doloroso di quello di Tom e della sua famiglia. Dall'altra parte, lo skitter fatto prigioniero da Tom dorme silenzioso nella sua cella, mentre i militari (e Harris) sperano che studiandolo sarà possibile sapere di più sul nemico e sui suoi punti deboli: ma, nel finale dell'episodio, l'alieno apre gli occhi contemporaneamente al piccolo Rick nel suo letto d'ospedale, lasciando intuire un condizionamento su quest'ultimo che evidentemente non era solo opera della protesi appena rimossa. Un'incognita che sarà destinata a gravare sui prossimi episodi, e che potrebbe fare di Rick una vera e propria spia, un nemico infiltrato nella compagnia: difficile infatti pensare ad azioni ostili immediate da parte del ragazzo, più facile immaginare un condizionamento, da parte dell'alieno, che lo porti inizialmente ad agire nell'ombra.
Un'altra, interessante sottotrama di questo Prisoner of War (arrivati alla fine non si hanno più molti dubbi che il prigioniero del titolo sia proprio l'alieno) è quella, divertente anche se forse più prevedibile, che riguarda John Pope, teppista a sua volta preso prigioniero nell'episodio precedente a cui qui viene data la possibilità di riscattarsi come cuoco (anzi chef, come tiene lui stesso a precisare); il personaggio inizia ad assumere quella valenza di bello e dannato, di fascinoso ribelle con un fondo di umanità, che lo porterà probabilmente ad assumere un ruolo più attivo nei prossimi episodi, e che lo fa somigliare un po' (per azzardare un paragone) al popolarissimo Sawyer di Lost.
Da ultimo, non va dimenticato il già citato, drammatico confronto tra Tom e il dottor Michael Harris su quanto accadde in occasione della morte di Rebecca, moglie di Tom; il senso di colpa, il cinismo e la rassegnazione di Harris ormai convinto che la sopravvivenza individuale sia il massimo obiettivo raggiungibile, contro la voglia di reazione e la speranza sempre accesa di Tom, quell'idealismo che lo porta a resistere a oltranza contro un occupante a cui sarebbe forse più facile arrendersi. Uno scontro che andrà oltre il rinfacciarsi delle rispettive responsabilità in quella che fu una situazione limite, e che sarà foriero, prevedibilmente, di una rinsaldata alleanza. Perché questa umanità, forse (e lo vediamo anche sul volto del medico Harris) vale ancora i nostri sforzi per essere salvata. Che lo meriti o no.

Movieplayer.it

4.0/5