Doctor Who: Il Nome del Dottore

Lo speciale natalizio evoca atmosfere in stile Narnia dopo una seconda parte della sesta stagione di Doctor Who che ha rivolto di nuovo l'attenzione agli eventi di The Impossible Astronaut in un crescendo di tensione e aspettative.

"Cade il Silenzio quando la Prima Domanda è pronunciata". Lo diceva Moffat che tutto avrebbe quadrato alla fine della sesta stagione di Doctor Who. Il Silenzio, Melody/River, Madame Korvarian, i monaci decapitati, la profezia e l'inevitabile morte del Dottore. I personaggi fuori di testa, l'amore che supera ogni barriera, i plot twist da togliere il fiato: i tòpoi preferiti dello sceneggiatore scozzese non latitano nel secondo blocco di episodi della stagione, le premesse per la settima stagione abbondano, eppure qualcosa di più che la aspettavamo per questa season finale. Se Let's Kill Hitler risolveva la seconda parte del cliffhanger dedicato all'articolato e intrigante story-arc di River Song, i restanti 5 episodi incalzano inesorabilmente verso il temuto finale riservato alla morte del Dottore, angosciante prospettiva che atterrisce gli amici più cari dell'alieno sin dalla season prèmiere. A scandire il tempo che scorre verso la dipartita predestinata ("Tick tock goes the clock. The Doctor brave and good, he turned away from violence. When he understood the falling of the silence"), punto fisso nello spazio/tempo, una manciata di avventure con Rory e Amy.

Night Terrors, scritta da Mark "Lazarus" Gatiss, è dedicata alla parte di pubblico più vasta di Doctor Who, i bambini, e come il Signore del Tempo ricorda sempre a creaturine spaventate e genitori scettici, i mostri esistono. Da tenere d'occhio sono gli armadi delle camerette, luoghi deputati al rifugio di spauracchi terrificanti. Per il piccolo protagonista della puntata, figlio televisivo dell'insopportabile Daniel Mays di Ashes to Ashes, i mostri celati hanno un'origine inaspettata. La tenebrosa casa di bambole in cui gli involontari inquilini si trasformano in inquietanti marionette giganti dai capelli di lana è la manifestazione di paure inconsce e naturali per qualsiasi bimbo, anche uno un po' speciale come il protagonista dell'episodio. Una puntata che, oltre a suggerire alle coppie in cerca di bambini di stare attenti con le adozioni intergalattiche, strappa un sorriso agli adulti più perfidi che sghignazzano pensando ai piccoli spettatori terrorizzati davanti alla TV, ma sotto sotto sentono un sottile brivido attraversarli mentre rammentano le notti trascorse nell'insonnia dopo paurose visioni proibite davanti allo schermo blu.

The Girl Who Waited annovera nientemeno che Imelda Staunton in versione Majel Barrett whoviana (come la Barrett è la notissima voce del computer di bordo della trekkiana Enterprise, la Staunton presta il suo timbro all'Interfaccia, compagna binaria di Amy). Il Dottore porta Amy e Rory sul solito strepitoso pianeta vacanziero che si rivela un covo di minacce mortali: questa volta una malattia riservata alla specie con due cuori (come il Signore del Tempo) ha costretto in quarantena la Rossa. Tom MacRae rispolvera una delle questioni che più tormentano l'alieno: il destino delle compagne, strappate alla normalità della loro vita per una breve esistenza di avventure incredibili e perigliose e poi riconsegnate alla mediocrità e al rimpianto (o prostrate da dolorose esperienze), sacrificate da un alieno millenario che non sopporta la solitudine e ha bisogno di assorbire "umanità" per prossimità o si trasforma in un dio crudele. The Girl Who Waited è una parabola atroce, a tratti implausibile (Amy sa costruire un cacciavite - o quel che è - sonico??) sul destino delle compagne: di nuovo sola in attesa di un Dottore che promette di tornare in un attimo e ci impiega decenni, la Amy del futuro è una guerriera solitaria dura, incattivita nei confronti dell'amico che l'ha tradita, e non per l'ultima volta. Molto "moffatianamente", l'amore supera il tempo e lo spazio, Rory (che non attese Amy una manciata di anni, la aspettò per due millenni senza battere ciglio) raggiunge il cuore della moglie, ma il prezzo da pagare è alto ("se mi ami non lasciarmi entrare") e per Eleven si riavvicina il tempo dei rimorsi.

The God Complex è una puntata soffocante e pessimista di cui è autore il Toby Whithouse di Being Human, il quale, questa volta, per il Dottore e i viaggiatori ha in serbo un soggiorno spaventoso in uno squallido hotel terrestre che nasconde dietro a ogni porta l'orrore peggiore secondo ciascun inquilino. Anche per il Signore del Tempo c'è una stanza di puro terrore orwelliano ad attenderlo, ma non ci viene concesso sapere cosa, nell'universo, terrorizza di più l'alieno. Una creatura mitologica famelica e secolare, una potenziale compagna che mai conoscerà avventure spaziali, un ponte ologrammi non troppo sofisticato, delle marionette inquietanti, il "raggedy Doctor" e il genio comico David Walliams di Little Britain in versione extraterrestre codardo e mellifluo (fa parte della razza più conquistata dell'universo) sono gli ingredienti dell'episodio opprimente e claustrofobico che introduce la momentanea dipartita della coppia Rory/Amy. Più che pretestuosa, la separazione tra il Dottore e "i Pond" permette agli spettatori di godersi un gradito ritorno nella puntata successiva, momento di sollievo comico che precede la season finale alleggerendo l'incombente compiersi del destino per il Signore del Tempo.
Triste e solo, Eleven va in visita di cortesia dal simpatico e impacciato ex-coinquilino Craig Owens, ora ammogliato. Anche questa volta alle prese con una ostinata minaccia aliena, il paffuto compagno estemporaneo ("non suona meglio partner?") sembra molto più preso da questioni squisitamente pratiche come badare al marmocchio mentre mamma è via. L'adorabile coppia Craig/Dottore si trasforma in trio grazie all'aggiunta del neonato Alfie, vivace pupo che si è ribattezzato "Stormaggedon" (Stormie per gli amici, lo sa bene Eleven che capisce l'idioma infantile). Esilarante con un'ombra di malinconia, Closing Time regala al Dottore una nuova esperienza di vita quotidiana (questa volta lo vediamo lavorare come commesso al centro commerciale) e allo spettatore un sempre gradito ritorno, i Cybermen. Abitanti segreti dei piani nascosti del mall a corto di pezzi di ricambio, coadiuvati da zannuti topi meccanici e al solito votati alla conversione di quante più vittime possibili all'esistenza cibernetica, vengono battuti come un espediente tra i più imbarazzanti di sempre, senza per questo degradare una delle puntate migliori della stagione (e comunque accade di peggio: Amy testimonial di profumi non si può vedere).

La season finale scritta da Steven Moffat ci riporta a Lake Silencio nello Utah, nel luogo e nel tempo della morte del Dottore. Qualcosa è andato storto, l'alieno respira ancora e il tempo si è fermato nell'attimo corrispondente alla mancata dipartita, collassando su sè stesso. Tutte le epoche storiche sovrapposte una all'altra, pterodattili, piramidi, centurioni, Churchill, Dickens (che parla alla TV del suo imminente Racconto di Natale), locomotive a vapore e l'Area 52, e il Signore del Tempo tutto concentrato a rimediare alla mancata morte, punto fisso nel tempo e nello spazio che non accadendo ha creato un paradosso catastrofico. In questa linea temporale alternativa, Eleven cerca risposte presso i monaci senza testa (i teschi che rosicchiano uno di questi precipitato in un fosso è davvero pauroso) mentre Amy e River chiedono aiuto all'intero universo per salvare il Dottore. The Wedding of River Song allestisce, in effetti, le nozze di River (seguita da una luna di miele lunga le notti di duecento anni), alla presenza di mamma e papà (in questa realtà i Pond sono destinati comunque ad amarsi, gli basta un piccolo aiuto alieno per capirlo) come si conviene. Moffat escogita un trucco, invero non troppo entusiasmante, per uccidere il Dottore senza dover chiudere la serie, restituendogli il necessario anonimato dopo secoli di sovraesposizione. Un Rory combattente, una Amy vendicativa e avvelenata nei confronti della donna che le ha tolto la figli, cuori vicini seppur lontani, i due sono alter ego convincenti, mentre l'espediente per salvare Eleven e ripristinare lo scorrere del tempo lo è molto meno. La domanda temuta dal Silenzio viene infine rivelata, gratificando anche i meno svegli tra gli spettatori (ci eravamo arrivati pure noi, quale altra avrebbe potuto essere?), annunciando nuovi misteri pronti a rivelarsi nella prossima stagione. Che, Speciale di Natale a parte, si farà a lungo attendere: la programmazione è pianificata non prima dell'autunno del 2012. Una lunga attesa, scandita per l'Italia dalla trasmissione italiana (l'anno prossimo su Rai4) e lenita dall'uscita del cofanetto DVD con l'intera stagione per gli inglesi (e per chi tra noi colleziona le release originali). Per sopportare ancora meglio l'attesa è auspicabile l'esoso acquisto della Limited Edition Box Set in Blu-Ray che comprende, oltre alle 13 puntate, 5 miniepisodi inediti scritti da Moffat, i prequel, gli sketch per Comic Relief e 5 card 3D. Basteranno per resistere un anno intero? Nel frattempo, l'immancabile speciale.

The Doctor, the Widow, and the Wardrobe è un perfetto episodio natalizio che evoca solo vagamente le atmosfere di Narnia e strappa qualche lacrimuccia (non solo allo spettatore) senza sprofondare nelle stucchevolezze immancabilmente propinate durante le festività. Dopo lo speciale dell'anno scorso, ispirato allo Scrooge dickensiano, Moffat opta per la foresta incantata e innevata di lewisiana memoria (presente Il leone, la strega e l'armadio delle Cronache di Narnia?) per immergere il Dottore e le piccole guest della puntata in un'avventura magica e con qualche rischio, come al solito, non programmato. L'"innocuo" pianeta di turno è Androzani Major (una strizzatina d'occhio ai fan della serie classica), a cui si accede non dall'armadio ma da un portale in tema con le feste che conduce al centro di un bosco silenzioso e bianchissimo. Lo speciale si apre con una spettacolare fuga dal Dottore da un'astronave in fiamme (le circostanze accennate in un brevissimo prequel reperibile in rete) e il salvataggio dell'alieno da parte di una bionda signora terrestre (la Claire Skinner di Trinity, intercettata sul set di Doctor Who a settembre e inizialmente confusa dalla stampa britannica per la versatile Maxine Peake di Shameless e Criminal Justice) dalla guida spericolata. Un debito da saldare nei confronti dell'indomita madre di famiglia riporta il Signore del Tempo nell'Inghilterra della Seconda guerra mondiale, proprio quando la donna riceve la peggiore notizia: il marito pilota è disperso e lei è atterrita dalla prospettiva di comunicare il lutto ai due figli. Il buon Dottore, in vena di supporto psicologico, decide di offrire una vacanza memorabile ai marmocchi prima della terribile novella, ma come al solito finiscono tutti per rischiare la vita. Privo dei soliti colpi di scena moffattiani, The Doctor, the Widow and the Wardrobe è malinconico ("Nessuno dovrebbe trascorrere il Natale da solo"), solitario (il Dottore si finge morto in conseguenza degli eventi della finale di stagione) e natalizio in modo quintessenziale (la Filarmonica della BBC si scomoda addirittura a suonare Silent Night).

Moffat offre un ulteriore scorcio sull'intimo del Signore del Tempo, che a Natale si sente più triste che mai, e delinea una figura femminile intrigante, la mamma (veramente!) piena di risorse che accorre in aiuto dei figli minacciati dalla distruzione della foresta incantata (Moffat ventila addirittura la difesa dei migliaia di pini sacrificati in nome degli addobbi natalizi). Madge Arwell rivela uno spirito di sopravvivenza degno della Ripley di Alien (o meglio, Aliens, tanto che si cimenta nella guida di un veicolo che ricorda l'esoscheletro dello scontro finale tra la Weaver e la Regina aliena del filmone di Cameron). Sorta di inno alle mamme, garbato e senza mostri spaventosi, The Doctor, the Widow and the Wardrobe sembra riservato agli spettatori più piccoli, eppure offre dettagli gustosi per tutti - come il sorprendente incontro tra la signora Arwell e i tre astronauti in missione, tra cui si riconosce Bill Bailey (era il babbo di Maxxie nella seconda stagione di Skins) -, i sopracitati riferimenti cameroniani e il finale che ricongiunge il Dottore (del quale Smith offre la sua interpretazione migliore) con i suoi cari.
Ad accompagnare lo Speciale, qualche notizia dalla conferenza stampa seguita alla presentazione dell'episodio, in cui Moffat ha annunciato la dipartita dei Pond nel corso della prossima stagione, oltre alla conferma di una convention monografica prevista per marzo 2012 (in previsione del cinquantenario di Doctor Who). Attendiamo i dettagli.