Marco Bellocchio porta a teatro l'Oreste di Euripide

Protagonista il figlio Piergiorgio Bellocchio che interpreta il doppio ruolo di Oreste e Ale.

Un giovane uccide la madre, con la sorella complice, e nell'assenza del padre. E' una storia che Euripide raccontava 2.500 anni fa nel Teatro Greco; fatalmente una storia molto simile la raccontava 48 anni fa Marco Bellocchio al cinema. Ecco perché Marco Bellocchio fa i conti con l'Oreste di Euripide: così il mito antico della tragedia euripidea si confronta e si (con)fonde con il mito moderno de I pugni in tasca. Lo spettacolo nasce da uno studio presentato la scorsa estate al Festival del Teatro Antico di Veleia, da un'idea di Bellocchio, regia di Filippo Gili. Protagonista nel doppio e difficilissimo ruolo di Oreste/Ale è Pier Giorgio Bellocchio, già apprezzato interprete nella versione teatrale de I pugni in tasca dello scorso anno e nel recente A porte chiuse di Jean Paul Sartre, regia e traduzione di Filippo Gili.

Argo 1200 avanti cristo e una piccola città di provincia ai nostri giorni. Due matricidi dialogano a distanza di 2500 anni. Oreste e Elettra in attesa di giudizio, sono affamati, stanchi... Dalle mura della città esce la madre, Clitennestra, già uccisa dai due figli, ma sotto le sue vesti si nasconde la madre di Ale. Oreste e Ale sono inizio e fine dello stesso Mito. L'attacco paranoide del fratello di Elettra è puntuale come gli insulti epilettici che Ale, il fratello di Giulia subisce dopo ogni assassinio. Nel Mito antico Oreste trova la salvezza grazie agli dei, al perdono di Pallade; nel Mito tutto moderno de I pugni in tasca, invece, non ci sono dei a salvare Ale. Marco Bellocchio colloca il suo antieroe, sconfitto dalla storia e dal suo individualismo adolescenziale, in una classicità che non ha tempo.