Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof stanno bene dopo l'incendio scoppiato in carcere

Sabato è scoppiato un incendio nel carcere dove sono incarcerati Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof e le guardie hanno usato anche i gas lacrimogeni per mantenere il controllo.

Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof sono stati coinvolti nel caos scatenato da un incendio scoppiato nelle mura della prigione Evin, la struttura di Teheran che ospita i prigionieri politici.
Le guardie carcerarie sembra abbiano utilizzato metodi brutali, tra cui gas lacrimogeni per tenere sotto controllo i detenuti durante i momenti all'insegna del caos.

Nell'incendio, scoppiato nella notte di sabato, sono morti quattro detenuti e numerosi altri sono rimasti feriti. Secondo quanto riportato online, tra i metodi usati per radunare i prigioneri sono stati usati gas lacrimogeni e granate stordenti.
Mohammad Rasoulof è stato arrestato nel mese di luglio per le critiche espresse al governo iraniano sui social media, mentre Jafar Panahi è stato incarcerato quando ha fatto visita in prigione al collega, ricevendo una condanna a sei anni.

Tahira Saeedi, moglie di Panahi, ha dichiarato a Radio Farda che è riuscita a parlare con il marito stamattina. Jafar le ha confermato che si è trovato coinvolto nel lancio di lacrimogeni e che l'intera situazione ha dato vita alle 'ore peggiori della sua vita'. I due registi, comunque, sono in buone condizioni fisiche.

Per ora la situazione dei filmmaker rimane molto complicata e, in occasione della presentazione al New York Film Festival di Gli orsi non esistono, Panahi ha inviato un messaggio in cui dichiara: "Siamo registi. Siamo parte del cinema iraniano. Per noi vivere è creare. Creiamo opere che non sono commissionate. Per questo le persone che hanno il potere ci considerano criminali. Il cinema indipendente riflette la propria epoca. Prende ispirazione dalla società. E non può rimanerne indifferente".
Il regista ha ribadito che non si può non lottare contro la censura per poter assicurare la sopravvivenza del cinema in Iran: "Mentre seguiamo questo cammino, ad alcuni di noi è stato vietato di realizzare film, altri costretti all'esilio o spinti all'isolamento. E, tuttavia, la speranza di creare di nuovo è il motivo per l'esistenza. Non importa dove, quando, o in quali circostanze, un filmmaker indipendente sta creando o pensando alla creazione. Siamo filmmaker, registi indipendenti".