Andrea Pazienza: a 30 anni dalla morte sua moglie parla del suo film mai realizzato

Il 16 giugno 1988 si è spento a Montepulciano Andrea Pazienza, uno dei fumettisti più importanti d'Italia e ancora oggi uno dei più amati dal pubblico.

Andrea Pazienza, detto Paz, è celebrato da sempre come uno dei più dotati fumettisti italiani. Nella sua breve ma florida carriera ha creato alcuni personaggi che sono rimasti nell'immaginario collettivo, come Zanardi e Penthotal. La vita di Andrea si è spenta il 16 giugno 1988, esattamente trent'anni fa, a Montepulciano a soli trentadue anni. Per l'importante ricorrenza, Repubblica ha intervistato la moglie dell'artista Marina Comandini, che ha raccontato alcuni momenti inediti della vita di Paz, dai progetti incompiuti alla vita quotidiana. Un elemento molto interessante riguarda l'avvicinamento progressivo al cinema, che stava per sfociare in una sceneggiatura:

"Il mondo del fumetto non aveva più molto da offrirgli, non sapeva a chi stava raccontando queste cose, e quindi aveva pensato di cominciare a fare il regista, a fare i film. Questa era la cosa sulla quale stava lavorando prima di morire. Aveva iniziato a scrivere una sceneggiatura su un castello e una figlia di un re, e ne sarebbero seguite delle altre. Ma aveva anche preso la direzione del romanzo storico, lavorava a fumetti come 'Astarte', nato dalla lettura di una biografia di Annibale"

La sorella Mariella Pazienza, ricordando il fratello, ha dichiarato a Repubblica come Penthotal fosse una vera e propria immagine di Paz, oltre a un piccolo aneddoto su un numero di Zanardi:

"Pentothal è Andrea, cambiava solo il nome. Capimmo che con lui mio fratello aveva risolto la sua esigenza di narrare quei momenti. E Penthotal non fu una fonte di preoccupazione. A far preoccupare mio padre furono alcune sue scelte successive, la collaborazione con alcune riviste che non gli piacevano. Uno dei miei ricordi più belli riguarda un fumetto su Zanardi, che si intitolava Zanardi l'inesistente, che mi ha vista in un certo senso coautrice. Una parte di questa storia è narrata dalla sorella di Zanardi nel suo diario. E Andrea chiese proprio a me di scriverla, perché voleva che avesse lo stile di un'adolescente. Lo considerai un incarico di fiducia e responsabilità, e gli fui davvero molto grata".

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