Paranorman: Intervista ad Anna Kendrick

In occasione dell'uscita del film d'animazione in DVD e Blu ray, abbiamo fatto una chiacchierata con l'attrice che nella versione originale presta la sua voce al personaggio di Courtney.

Dopo aver rallegrato l'autunno cinematografico, Paranorman esce finalmente in DVD e Blu-ray il 6 febbraio, e abbiamo colto l'occasione per una chiacchierata con Anna Kendrick, che nella versione originale del film d'animazione presta la voce a Courtney, una teenager il cui eccentrico fratello minore, Norman (doppiato da Kodi Smit-McPhee), deve salvare la sua piccola città del New England da un'invasione di zombie. Paranorman è stato realizzato da uno studio d'animazione di Portland, Laika, ed è diretto da Sam Fell e Chris Butler, al suo esordio come regista. Anna Kendrick è conosciuta soprattutto per la saga di Twilight, che si è conclusa lo scorso anno, ma anche per la sua interpretazione accanto a George Clooney in Tra le nuvole, che qualche anno fa le valse una nomination agli Oscar. Con Anna abbiamo parlato della sua esperienza in sala doppiaggio, un lavoro impegnativo ma stimolante, di come è stato costruito il suo personaggio e di altro ancora.

Come sei stata coinvolta nel progetto di ParaNorman?
Ho dovuto rincorrere i produttori mentre eravamo nello stesso hotel per farmi raccontare la storia nel dettaglio. Tutto quello che mi hanno detto è stato che non avevano mai visto la saga di Twilight, e penso che sia proprio grazie a questo che mi hanno offerto la parte! Mi hanno detto di aver sentito la mia voce in un'intervista, l'avevano montata insieme a quella di Casey Affleck (che nel film doppia Mitch, il ragazzo di cui è segretamente innamorato il personaggio della Kendrick) per vedere se insieme funzionavano. Non sono ancora abbastanza sicura del perché un giorno gli sia venuta in mente proprio io per doppiare una bionda sedicenne.

Come ci si sente ad essere un personaggio animato? Per te è stato un sogno diventato realtà?
Assolutamente sì, adoro i film d'animazine ed ho sempre voluto doppiarne uno. Mi rendo conto che questo è un film speciale, per cui sono contenta che abbia rappresentato anche la mia prima esperienza con l'animazione.

Cosa ti ha attratto del progetto?
Nell'animazione lo stop-motion non è sicuramente una delle tecniche più usate, quindi sono stata molto contenta di essere stata coinvolta in un progetto simile. L'intero processo di creazione mi ha affascinata molto. Non vedevo l'ora di scoprire il lato concreto della realizzazione del film, come era stato realizzato. Ovviamente mi attirava anche l'idea di interpretare questo personaggio così divertente, ed il film nel suo insieme mi piaceva molto. È scritto in modo davvero brillante.

Cosa ti ha più sorpreso riguardo il processo di realizzazione del film?
Non pensavo che gli animatori facessero un lavoro così faticoso dal punto di vista fisico. Sai, devono contorcersi in posizioni stranissime perché devono riuscire a entrare in set molto intricati, in modo da muovere i personaggi e dare loro vita. Sulla carta sembra tutto così artistico e nobile, ma in realtà è un lavoro veramente stancante.

Quindi non ti sei offerta per fare l'animatrice in stop-motion?
No. Non riuscirei neanche lontanamente ad essere così concentrata su ogni dettaglio, procedere così lentamente e mantenere comunque una visione d'insieme della scena.

Qual è stata la tua prima impressione quando sei arrivata sul set?
È stato strano. Penso che mi aspettassi più un backstage sul genere de Il Signore degli Anelli, perché era il mio unico punto di riferimento per quanto riguarda l'utilizzo di miniature. Qui in realtà invece i set erano ancora più piccoli di quanto pensassi, e molto più delicati. Sentivi quasi la necessità di proteggere in qualche modo queste delicate opere d'arte. La sensazione è quella di uno strano mix di oggetti d'arte e d'artigianato che potresti trovare nella soffitta della mamma.

Qual è stata la sfida più grande per te?
Principalmente superare le mie paure da neofita del doppiaggio. Sarebbe interessante per me rivedere la prima ora di lavoro della mia prima sessione, e poi la quinta ora: ero già diventata una persona completamente diversa! I registi Sam Fell e Chris Butler e soprattutto Casey Affleck mi hanno aiutata molto ad accettare il fatto di dovermi quasi umiliare all'inizio, e che la cabina di doppiaggio era un posto sicuro per sperimentare ed esplorare nuove possibilità.

Hai avuto modo di improvvisare?
Quella è stata un'altra cosa sorprendente. Non avrei mai pensato che l'improvvisazione facesse parte del doppiaggio, invece ci hanno incoraggiati tantissimo in questo senso. Loro hanno a che fare con questo aspetto del lavoro per talmente tanto tempo che non vogliono rendere le cose troppo monotone. Preferiscono invece che ci sia qualche elemento che risulti più fresco e spontaneo, e ti incoraggiano a provare cose nuove.

Cos'hai provato nel vedere il personaggio di Courtney mentre prendeva vita?
Non ho visto neppure un singolo frame di Courtney fino alla mia quarta seduta di registrazione, perché fino a quel momento stavano lavorando soprattutto su Norman. La mia reazione è stata quasi naïve in un certo senso, ma quando mi hanno mostrato Courtney ho pensato "Fermi tutti, ma sta parlando con la mia voce!", anche se ovviamente già sapevo che, a rigor di logica, avebbe parlato con la mia voce. È stato come vedere Aladdin, ma con Jasmine che all'improvviso comincia a parlare con la mia voce. Vedere finalmente la mia voce unita al personaggio è una cosa davvero bizzarra su cui trovarsi a riflettere.

Adesso riesci a vedere te stessa nel personaggio?
Vedo in lei alcuni aspetti del mio linguaggio corporeo che riproducevo durante le sessioni di doppiaggio, perché nel frattempo stavano registrando anche quelli. Alcuni degli animatori mi avevano detto che avrebbero utilizzato anche molte delle mie espressioni facciali. Le sembianze di Courtney sono così differenti dalle mie che per me è difficile osservarla: per esempio, lei ha questi occhi enormi e queste labbra enormi, perciò non riesco a vedere nulla della mia faccia nella sua. A volte, però, per esempio quando lei si agita per l'esasperazione, esclamo: "Sì, quella sono io! Mi ricordo di aver fatto proprio così!".

Quindi cosa ti ha dato più soddisfazione, essere candidata all'Oscar o essere scritturata in un film d'animazione?
Non saprei! Però sapete qual è una cosa davvero folle che mi è accaduta di recente? C'è un posto a Chicago chiamato Hot Doug's: vendono hot-dog e c'è sempre una fila chilometrica. Chiamano tutti i loro hot-dog come personaggi famosi, come Brigitte Bardot e Joe Strummer. E adesso c'è il panino chiamato Anna Kendrick.

Davvero?
È la cosa più surreale e bizarra che mi sia mai capitata. Qualcuno me ne ha parlato e ho pensato che fosse uno scherzo. Poi sono andata a Chicago e ho ordinato un "Anna Kendrick". E ho pensato: "Ecco come ci si sente quando finalmente ce l'hai fatta - quando hai un hot-dog a cui è stato dato il tuo nome da una persona che non hai mai incontrato". Fantastico!

Cosa speri che il pubblico abbia ricevuto da ParaNorman?
Quello che ho ricevuto io dal film, più di quanto mi aspettassi: il film trasmette un messaggio sulla famiglia, e abbraccia il principio per cui le cose che ci rendono differenti ci rendono speciali. Sapevo che questo tema era presente nello script, ma quando ho visto il film è stata la cosa che mi ha colpito più profondamente. È anche un film molto divertente. Non vedo l'ora di rivederlo perché, avendo visitato Laika, so bene quanti piccoli dettagli e spunti umoristici sono racchiusi nell'intero film.

Si ringrazia Fusion Digital