I migliori film del 2013: la top 20 di Alessia Starace

In attesa della pubblicazione della top 20 definitiva dello staff del nostro webmagazine, abbiamo deciso di svelare, una per volta, le selezioni dei singoli redattori. Oggi, spazio alle preferenze del nostro caporedattore, Alessia Starace.

Nell'ambito della tradizionale celebrazione dell'annata di cinema che ci lasciamo alle spalle, abbiamo l'abitudine di pubblicare una Top 20 di redazione ricavata dalle preferenze personali di ognuno dei redattori di Movieplayer.it sulla base delle uscite italiane del 2013. Quest'anno abbiamo deciso di rendervi partecipi anche di questi singoli contributi: pubblicheremo dunque, in singole news, le top 20 personali, con in aggiunta un commento di ogni "curatore". Le news, che in totale saranno tredici, saranno infine raccolte nell'articolo di commento alla classifica generale delle preferenze dello staff, affinché tutti possano curiosare tra i colpi di fulmine dei singoli redattori. Se poi volete dare il vostro contributo e tirare quindi le somme sul vostro 2013 filmico (e televisivo), potete farlo partecipando a Movieplayer.it Awards.

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Ma adesso lasciamo la parola ad Alessia Starace e alla sua Top 20:

1. Zero Dark Thirty
2. Gravity
3. Before Midnight
4. La vita di Adele
5. Il passato
6. La grande bellezza
7. Blue Jasmine
8. Venere in pelliccia
9. Spring Breakers - Una vacanza da sballo
10. The Master
11. Via Castellana Bandiera
12. Re della terra selvaggia
13. Lincoln
14. Holy Motors
15. Rush
16. Philomena
17. Monsters University
18. Prisoners
19. Frozen - Il regno di ghiaccio
20. Lo hobbit: la desolazione di Smaug

"E' stato un bellissimo anno di cinema, il 2013, un toccasana, a pensarci bene, nella generale disillusione e amarezza di questi dodici mesi. Per chi scrive, ci sono quattro film che continuano a proiettare una lunga e nitida ombra anche a molti mesi di distanza dalla visione: quattro film che hanno avuto la capacità di parlare a questa particolare spettatrice, perché una misteriosa sintonia con uno stile, una poetica, un personaggio, dettata da quegli elementi squisitamente soggettivi che sfuggono a ogni analisi e bilancio, è ciò che trasforma un ottimo film in un film indimenticabile. E ci sono almeno quattro film indimenticabili, in questa selezione, e quattro figure femminili altrettanto preziose.

Adèle è la donna che sono stata, beh, prima di essere una donna. Curiosa, avida, esploratrice, lettrice instancabile, e ovviamente innamorata dal cuore spezzato, e il film di Abdellatif Kechiche è stato il primo - forse l'unico - a riconciliarmi con quell'età turbolenta e ingrata. Céline è la donna in cui mi rifletto, con cui sono cresciuta, con cui ho condiviso tante esperienze, tante battaglie e tanta fortuna. Ryan è la donna che sono mio malgrado: le paure indicibili con cui convivo, le risorse sorprendenti che mi permettono di affrontarle.
E poi c'è lei, Maya. Per capire chi siamo veramente dobbiamo accettare chi non saremo mai, e Maya è la donna a cui aspiro senza poterla imitare. Determinata, autorevole, irriducibile, capace di spogliarsi di sentimenti e desideri, capace di affrancarsi dal mio alleato di sempre, il dubbio, in nome del suo obiettivo. Kathryn Bigelow è così, e questo fa di lei una gigantessa in un mondo di piccoli uomini, e per questo viene prima di tutti gli altri.
Ma le donne filmaker sono tante, attrici, registe, sceneggiatrici e chi più ne ha più ne metta, quante le donne rappresentate, dalle ragazzine sballate in vacanza che da prede si trasformano in predatrici alla principessa capace d'insegnare l'amore al gelo, dall'anziana abbandonata cinquant'anni prima in un convento, incinta, che sogna solo di ritrovare suo figlio, e di sapere se qualche volta pensa all'Irlanda. Donne spezzate ma caparbie, donne umili eppure titaniche, adulte bambine in preda a una crisi di nervi e bambine adulte capaci di gesta eroiche, nessuna che si lasci più relegare in un ruolo subordinato.

Forse non c'è un'idea di cinema unitaria, alle spalle di questa selezione, anche perché se c'è un'aspirazione che mi è sempre appartenuta è quella di abbracciarlo in ogni sua espressione e declinazione, il cinema, senza alcun preconcetto. Ma a questo punto sarà evidente che c'è una "politica". E di questa politica Maya, per inafferrabile, solitaria e malinconica che sia, è il simbolo più potente ed efficace." (Alessia Starace)

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