Recensione Project X - una festa che spacca (2012)

Fatta eccezione per alcuni rari momenti comunque difficili da ricordare, Project X fallisce proprio nella costruzione delle situazioni comiche, trasformandole in un irritante susseguirsi d'esagerazioni capaci di far apparire i goliardici universitari di Animal House come delle matricole innocenti ed inesperte.

That's a Party!

Come trasformare un anonimo adolescente nel nuovo idolo della scuola? Facile, basta organizzare la festa più selvaggia e incredibile dell'anno. L'idea viene all'instancabile Oliver che, dopo aver più volte ricordato le sue giornate avventurose nel Queens, decide di darne un assaggio al taciturno J.B. e al timido Thomas in occasione del suo diciassettesimo compleanno. Così, liberi dal controllo dei genitori e come unico testimone un piccolo yorkshire, i ragazzi danno il via all'organizzazione di una notte destinata a rimanere nella loro memoria e in quella dell'inconsapevole quartiere per molto tempo. Un uso illimitato d'alcol, allucinogeni ed una casa con piscina sono gli elementi indispensabili per attrarre le ragazze più desiderate, ma quando alla porta di Thomas si presentano più di mille sconosciuti intenzionati a fare festa senza alcun controllo, la situazione comincia sfuggire di mano anche ad Oliver. Stanze devastate, lampadari in frantumi e macchine allagate sono solamente il preludio di un disastro di proporzioni inimmaginabili. Solo di fronte al lanciafiamme di uno spacciatore derubato e all'incendio del vicinato i ragazzi si rendono conto di aver superato il limite. L'intervento della polizia e dei pompieri cerca di ripristinare la normalità, ma all'alba la città si sveglia con una nuova leggenda metropolitana da raccontare ed i tre amici con una reputazione finalmente da esibire.


Grazie ad un incasso che supera i cinquanta milioni di dollari solamente negli Stati Uniti, Project X - una festa che spacca non può che essere considerato un progetto economicamente vincente. Un risultato che Il Re della nuova commedia irriverente Todd Phillips sapeva fin dall'inizio di non poter assolutamente mancare. Infatti, con la collaborazione di Nima Nourizadeh alla regia ed un cast di giovani esordienti, il produttore di Una notte da leoni ha messo in scena lo spettacolo giusto destinato ad attrarre l'attenzione di un pubblico preciso e anagraficamente ben definito. Messe da parte, però, riflessioni sul valore economico del film e sulla sua capacita di rispecchiare la quotidianità e i desideri degli spettatori più giovani, vale la pena interrogarsi sulle sue qualità artistiche o, più correttamente, sulla loro totale assenza. Perché, nonostante si possa facilmente credere il contrario, anche ad una commedia demenziale è chiesto di rispettare alcune aspettative, prima fra tutte il divertimento leggero senza troppe pretese. E, fatta eccezione per alcuni rari momenti difficili da ricordare, Project X fallisce proprio nella costruzione delle situazioni comiche, trasformandole in un irritante susseguirsi d'esagerazioni capaci di far apparire i goliardici universitari di Animal House come delle matricole innocenti ed inesperte

Il sesso esplicito, il linguaggio costantemente eccessivo, l'uso di alcol, l'entusiasmo di massa per un'insperata dose di LSD e la totale assenza di freni non sarebbero di per se degli elementi dissacranti per il cinema teen. Quello che lascia perplessi e dubbiosi è piuttosto la leggerezza con cui vengono utilizzati per costruire il mito della popolarità, meta spesso irraggiungibile e stato necessario per sopravvivere dignitosamente alle pressioni sociali delle high school. Lontano dall'ingenuità imbranata dei ragazzi di American Pie e dalle avventure più adulte di Bradley Cooper e compagni, la nuova creatura di Philips si addentra così in un territorio potenzialmente pericoloso affermando che non può esserci divertimento senza sballo e fama senza eccessi. E' per questo che, nel mondo privo di regole di Project X per conquistare i favori sessuali della ragazza più ambita della scuola è plausibile, anzi inevitabile, mettere a ferro e fuoco un intero quartiere senza troppi ripensamenti. Tutto questo, senza fare eccezione per una regia volutamente giovane realizzata con camera a spalla ed effetti da video clip, non solo non intrattiene ma fa sentire prepotentemente la nostalgia degli adolescenti ugualmente problematici ma sicuramente meno disorientati di John Hughes.

Movieplayer.it

2.0/5