Something Good: amore, suspense e food security per Barbareschi

Presentato a Roma, con una conferenza alla Città del Gusto del Gambero Rosso, il nuovo film di Luca Barbareschi: una sede quanto mai appropriata visto il tema delle sofisticazioni alimentari che fa da sfondo ad una storia di amore e redenzione ambientata ad Hong Kong.

Liberamente tratto dal romanzo Mi fido di te di Francesco Abate e Massimo Carlotto edito da Einaudi Stile Libero, esce il 7 Novembre in circa 150 sale distribuito da 01 questo interessante Something Good, diretto e interpretato da Luca Barbareschi. Al suo fianco, la star cinese Zhang Jingchu, in una storia d'amore, suspence e redenzione ambientata ad Hong Kong, con un tema di fondo tragicamente attuale come quello delle sofisticazioni alimentari. Artista poliedrico, trent'anni di intensa e ininterrotta attività, Luca Barbareschi spazia tra teatro, cinema, televisione nelle varie vesti di attore, produttore, conduttore, sceneggiatore e ora anche regista. Con la sua casa di produzione, la Casanova Multimedia, opera in un contesto di multimedialità riuscendo ad essere sempre versatile ed attento alle esigenze del mercato, oltre che nei settori cinema e fiction (con la produzione per Rai Uno di alcune delle miniserie di maggior successo degli ultimi anni) anche una sezione dedicata ai format teatrali e di intrattenimento.

L'influenza degli scripted formats pensati e prodotti per la televisione è evidente in questo suo nuovo lavoro, dove si cimenta anche come regista, che rappresenta una sfida su molteplici livelli: girare ad Hong Kong con tutte le difficoltà produttive del caso, cercare di realizzare un film di genere, un thriller, una storia d'amore, un prodotto veramente internazionale puntando all'eccellenza artistica e tecnica, avvalendosi di un cast e di collaborazioni di prim'ordine, come la fotografia di Arnaldo Catinari e i costumi di Milena Canonero, addirittura una canzone di Damien Rice tra i credits del soundtrack. Una tipica redemption story all'americana, con il delicato tema della contraffazione alimentare a fare da sfondo.

Qual è stato il percorso che ha portato alla luce un progetto così complicato? Luca Barbareschi: Il libro Mi fido di te è un'opera di grande forza e attualità, un racconto grottesco, divertente ma anche agghiacciante, dai toni molto particolari e difficili da portare al cinema. Credo sia passato di mano in mano tra i vari produttori, fino a che noi abbiamo deciso di riscrivere tutto e di fare un film completamente nuovo. Il tema delle sofisticazioni alimentari è solo il seme, il punto di partenza, uno dei livelli che costituiscono il film, quello che fa da filo conduttore e lega insieme tutto il resto: insieme a Francesco Arlanch ci abbiamo costruito sopra una classica storia di redenzione, una love story che è anche un thriller.

Come mai l'idea di girare in Cina?
Di base per ragioni puramente numeriche. Su una scala di riferimento così ampia, il problema che il film affronta di fondo assume la giusta rilevanza: lo 0,5% della popolazione coinvolto nello scandalo del latte della Nestlé ad esempio, che fu definito un "piccolo errore", su un bacino di un miliardo e mezzo di persone fa 300.000 bambini coinvolti. Poi Hong Kong, oltre ad essere uno dei porti più grandi del mondo e quindi funzionale alla storia, è anche una città bellissima ed affascinante, con i vicoli, nascosti dietro la sua facciata elegante, dove hai la sensazione che può accadere di tutto, ideale per ambientare una storia epica e drammatica. Perché in fondo questa è la storia di un uomo che dice ho sbagliato e si prende le sue responsabilità, cosa molto rara di questi tempi.

Il film vanta delle collaborazioni di altissimo livello, evidentemente una produzione rivolta ad un pubblico internazionale che sarà venduto anche all'estero, la fotografia di Arnaldo Catinari, i costumi del premio oscar Milena Canonero.
Sono dell'opinione che un'idea eccellente ha bisogno di un team eccellente per essere realizzata: se hai una buona idea ma un team non di livello, difficilmente hai un buon risultato, mentre a volte è vero il contrario: anche con un'idea mediocre puoi ottenere un risultato eccellente se i collaboratori sono di alto livello. Abbiamo fatto degli screen test col pubblico a Los Angeles, e il feedback è stato molto buono siamo soddisfatti, Rai Trade ha in mano la vendita internazionale del film. Abbiamo girato in 4K, per cui è un prodotto visivamente eccellente, fotografato splendidamente da Catinari che è un genio. Un budget alla fine di "soli" 5 milioni di euro, anche perché sono riuscito a girare in sole 6 settimane, sono un regista veloce.

Puoi dirci qualcosa anche riguardo al casting?
Un ottimo casting cinese, soprattutto l'incontro con Jing è stato fondamentale: il film aveva bisogno della sua sensibilità di attrice e di donna, è film molto femminile, una prova doppiamente difficile per lei che non ha figli, interpretare un madre che perde il suo.

Zhang Jingchu: Sono stata molto fortunata ad essere stata scelta da Luca. L'ho chiamato dopo aver letto la sceneggiatura, mi sono appassionata alla storia e soprattutto al personaggio. Poi Luca è venuto a Dubai dove stavo girando, ci siamo parlati, mentre la storia e i personaggi prendevano forma. Oltretutto non conoscevo a fondo la portata del problema della contraffazione alimentare nel mio paese, per cui per me è stato un modo di approfondirlo. Spero che il film venga venga venduto e proiettato anche in Cina, sarebbe importante che tutti lo potessero vedere.

L'argomento in effetti è di scottante attualità, un tema che potrebbe suscitare più di qualche polemica o discussione all'uscita del film.
Visto il tema affrontato avrete notato che non ci sono banche tra i finanziatori del film, probabilmente preoccupate di irritare gruppi e multinazionali miliardarie del loro portafoglio clienti. Il problema è innegabilmente di tragica attualità, la contraffazione alimentare ha raggiunto attività redditizie superiori alla droga e alla mafia. Ma ripeto, non è un film di denuncia alla Michael Moore, è un film di genere, una storia d'amore e di suspence, con sullo sfondo un tema reale molto forte. Mi considero un regista e non un autore, credo nei film di genere che sono un modo di mantenere vivo il cinema se fatti bene, come questo, che è un bel thriller girato in inglese e con una buona storia di fondo.

Francesco Arlanch (sceneggiatore alla sua prima esperienza cinematografica dopo 15 anni di scrittura per la televisione): Non è infatti un film di denuncia, ma una grande storia di intrattenimento nella migliore tradizione del cinema americano. L'interazione dei personaggi funziona a prescindere dall'attualità e dalla delicatezza del tema trattato.

E com'è il rapporto tra il Barbareschi regista e il Barbareschi attore? Hai pensato a qualche altro attore per il ruolo, magari americano vista l'internazionalità del progetto? Luca Barbareschi: Non avevo i soldi per una star americana. Avevo in mente qualche attore italiano, ma non ha voluto lavorare con me come regista: per cui ho pensato che potevo provare ad interpretare io il ruolo, d'altronde anche come attore magari non sono ancora proprio da buttare. Ci ho messo tutta l'esperienza e la professionalità di cui sono capace e credo di essere riuscito a renderlo così come lo volevo: avevo dubbi se potevamo essere credibili con Jing come coppia sullo schermo, la differenza di età, le scene di sesso, ma mi sono affidato al giudizio dei miei collaboratori che sono sempre spietati con me.

"Finalmente un film italiano veramente internazionale", conclude Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema, "con una storia al quale il nostro pubblico non è molto abituato".

E Barbareschi: "V_olevamo che il film fosse presentato al Festival di Roma, ma non ci hanno voluto, sembravano interessati ma poi non se ne è fatto nulla: Something Good è già stato presentato con successo all'Hawaii Film Festival e anche a Hong Kong, ma magari non siamo all'altezza dei festival che si fanno nel nostro paese. Va bene lo stesso, andiamo soddisfatti e felici nelle sale_".