Recensione Un tuffo nel passato (2010)

Un tuffo nel passato recente, quando Michael Jackson era ancora nero e non esisteva internet, è lo spunto per questa divertente commedia fantastica che intrattiene piacevolmente per un'ora e mezza.

Ritorno al passato

Metti tre amici di vecchia data - ormai ben oltre la temuta soglia dei quaranta - il nipote di uno di loro, una sgangherata pensione di una località sciistica che ha visto tempi migliori, e una vasca circolare nella quale fare fare baldoria. Agita bene tutto con una generosa di alcool - meglio se di dubbia provenienza - e il risultato è un coloratissimo cocktail che piacerà sicuramente a tutti coloro che ricordano con affetto i mitici anni Ottanta, ormai lontanissimi, se pensiamo alla distanza tecnologica e sociale che ci separa dal decennio che iniziò con l'omicidio di John Lennon e si chiuse con il crollo del muro di Berlino.
I tre amici in questione sono Adam, Nick e Lou: il primo è stato appena lasciato dalla compagna, il secondo si è rassegnato a fare un lavoro senza grandi prospettive, e cova segretamente la delusione per il tradimento di sua moglie, mentre il terzo è un alcolizzato con tendenze suicide. Decidono di darsi una botta di vita trascorrendo una breve vacanza nel resort invernale in cui ne avevano combinate di tutti i colori ai loro bei tempi, e trascinano con loro anche Jacob, il riluttante nipote di Adam, un nerd paffuto e impacciato che trascorre le sue giornate connesso al World Wide Web, ma di fatto isolato dal mondo che lo circonda.


Nonostante le buone intenzioni, la piccola compagnia si trova di fronte ad uno spettacolo desolante: il resort ormai versa in stato di abbandono, e quello che era stato un vivace teatro di vacanze memorabili si è trasformato in un postaccio lugubre, pieno di gatti randagi e gestito da personale ormai demotivato. Eppure nonostante le premesse, i nostri amici riusciranno a vivere un weekend come ai vecchi tempi (letteralmente) e riusciranno rocambolescamente a dare una sistemata al corso delle loro vite, e in minima parte anche alla storia.
Il tema dei viaggi temporali è uno dei più abusati dal cinema, ma a suscitare curiosità nel caso di Un tuffo nel passato è il fatto che i protagonisti non si ritrovano negli anni '50, come era capitato a Marty McFly e neanche nel 1400 - quasi 1500! - come ai due sventurati protagonisti di Non ci resta che piangere, ma nel 1986, quando Michael Jackson era ancora una popstar di colore, e i russi facevano paura quasi quanto gli estremisti islamici oggi. All'inizio i quattro non sembrano rendersi conto del salto temporale, ma avranno conferma che c'è qualcosa di strano quando vedranno troppi scaldamuscoli colorati in giro, acconciature improbabili, ma soprattutto quando si guarderanno allo specchio e si vedranno com'erano.

Il punto di forza della commedia di Steve Pink non è certo nella componente più "fantastica", spesso forzata e non sempre credibile, ma nel divertente confronto tra i nostri tempi, e un passato cronologicamente non tanto distante, eppure ormai superato. Tornare in un'epoca in cui internet non esisteva e tenersi in contatto sembra un'impresa impossibile - abituati come siamo a "rintracciarci" ovunque siamo tramite il web - eppure i nostri eroi riescono a mettere a segno un'impresa ancora più ardua, come quella di ridisegnare il proprio futuro. Prima però ne passeranno (e rivivranno) di tutti i colori, tra fidanzate fin troppo vivaci, concerti rock e scommesse molto rischiose. A completare il quadro c'è un biondo villain che sembra uscito da Karate Kid.
Chi a quei tempi aveva pochi anni, come chi scrive, si stupirà di riscoprirli forse meno innocenti di quanto sembrassero, ma ritroverà sicuramente i volti e l'atmosfera di quegli anni. Ciò che sorprende di Un tuffo nel passato, infatti, è la cura dedicata alla ricostruzione di quel periodo, con la scelta di interpreti secondari e comparse tra i quali sembra di ritrovare i volti degli Eighties, e non soltanto grazie ad una adeguata scelta di costumi e acconciature. Non mancano poi le citazioni continue ai film del periodo - alcune delle quali riguardano proprio John Cusack, qui anche produttore oltre che interprete - e al modo in cui il cinema più commerciale intratteneva il pubblico. Il tutto però riproposto in chiave più "scorretta" (e adeguata ai tempi) che in alcuni momenti strappa qualche grassa risata, in altri sfiora appena il confine della volgarità.

Il più convincente del quartetto di "signori del tempo" è Rob Corddry, qui eccessivo e tenero al tempo stesso. Ed è anche colui che alla fine farà una scelta "estrema" che lascerà davvero il segno sulla sua vita. Un tuffo nel passato invece non è destinato a lasciare il segno, ma si presta sicuramente a far trascorrere un'ora e mezza di divertimento garantito e non solo ai nostalgici.

Movieplayer.it

3.0/5