Recensione Un milione di giorni (2011)

Risulta assai fresca e convincente la cornice dei racconti contenuti nel film, animata dal mattatore Frassica e dall'altrettanto vivace Evelyn Famà, che danno vita a un duo comico da non sottovalutare per il futuro.

Cunti siciliani

Un fil rouge femminile unisce le quattro storie narrate in Un milione di giorni, pellicola a episodi ambientata nel cuore della Sicilia e diretta da Manuel Giliberti. Il film fornisce un excursus storico sulla condizione femminile in Sicilia prendendo ad esempio storie esemplari di figure appartenenti a contesti sociali assai diversi, ma accomunate da un rapporto conflittuale con gli uomini. A fungere da cornice tra i vari episodi, caratterizzati da una forte drammaticità, ci pensa la verve di Nino Frassica, Duchino appartenente a un'antica famiglia nobile dell'isola che, mentre si avvicina la fine degli anni '60, tenta di realizzare un voto fatto dal padre defunto che, durante l'infanzia, aveva contribuito a salvargli la vita. Il voto originale implicherebbe l'arrivare a piedi a Gerusalemme, ma dal momento che in quei territori è scoppiata la guerra il Duchino decide di percorrere lo stesso numero di chilometri camminando in circolo nel proprio giardino giorno e notte e coinvolgendo nella folle impresa la cameriera alla quale, per ingannare il tempo, racconta una serie di aneddoti appartenenti alla tradizione locale.


Questo espediente da Le mille e una notte moderno, ma non troppo, ambientato in un giardino invaso dal sole e dal profumo di aranci (zagara), dà vita a una serie di divertenti siparietti e botta e risposta tra Frassica e l'impertinente Concettina (Evelyn Famà) che contrastano nettamente sia nel tono che nel respiro con le storie narrate, ambientate in interni bui e claustrofobici (due antichi palazzi, una chiesa e addirittura una grotta). La prima storia vede protagonista Chiara Caselli nei panni di Costanza d'Altavilla, imperatrice e madre di Federico II di Svevia che, ritiratasi nel suo palazzo in Sicilia, detta le proprie memorie al biografo confessando di aver avvelenato il marito violento, bestiale e prevaricatore che l'aveva costretta ad abbandonare il convento per prenderla in sposa. Nel secondo episodio viene ricostruito l'incontro tra Caravaggio e la giovane prostituta che fungerà da modella per il volto della santa nel capolavoro Il seppellimento di Santa Lucia, mentre il terzo racconto è ambientato ai primi del '900 nella dimora di propietà di una nobildonna bellissima e altera (Galatea Ranzi), caduta in disgrazia a causa della propria passione per gli uomini e costretta a disfarsi dei propri beni per sopravvivere dignitosamente. Al suo fianco resta solo una fedele inserviente, interpretata da Lucia Sardo.

Una variazione nello schema sopraggiunge nel momento in cui Concettina, stanca di ascoltare le storie del Duchino, propone di narrare un anedotto lei stessa introducendo un episodio corale dal tono decisamente più leggero dei primi tre, la storia della statua di una Santa (interpretata da Piera degli Esposti) che attende ansiosamente il giorno della processione per poter uscire dalla chiesa mentre ascolta le preghiere più o meno opportune dei suoi fedeli. In un modo o nell'altro tutte queste donne vengono tormentate, aggredite, trattate come oggetti o semplicemente ignorate dagli uomini, ma tutte sono portatrici di una forza interiore che si tramanda di generazione in generazione e permette loro di andare avanti sfruttando le armi a disposizione. Da un'imperatrice costretta a disfarsi del marito, avvelenandolo a poco a poco, a una prostituta assassinata a causa dell'invidia e del livore, da una nobile sola, sfruttata, abbandonata e dimenticata dagli amanti passati, a una santa che rischia di non essere onorata con la processione annuale a causa delle beghe politiche locali, tutte queste donne lottano, a loro modo, per emanciparsi da un mondo difficile e anche la stessa Concettina, nonostante la posizione di inferiorità, usa la propria arguzia per tener testa ai folli capricci del Duchino. Questi aneliti di indipendenza sono incastonati in una confezione dal gusto retrò legata sia all'ambientazione storica dgli episodi romanzati che al budget ridotto della produzione. La forte impostazione teatrale di alcuni interpreti contribuisce a conferire un che di artefatto agli aneddoti narrati. Risulta assai più fresca e convincente la cornice animata dal mattatore Frassica e dall'altrettanto vivace Evelyn Famà, che danno vita a un duo comico da non sottovalutare per il futuro.

Movieplayer.it

3.0/5