Recensione The Third Side of the River (2014)

Celina Murgia agisce per sottrazione lavorando sui silenzi del suo protagonista e sulla sua crescente avversione nei confronti del genitore machista e autoritario.

Onora il padre

E' prodotto da Martin Scorsese The Third Side of the River, film della regista argentina Celina Murga presentato in concorso al 64° Festival di Berlino. Una pellicola intimista incentrata sulla problematica relazione tra il diciassettenne Nicolas e il padre Jorge, medico stimato che conduce una doppia esistenza mantenendo due diverse famiglie, una ufficiale e una clandestina. Di fronte al 'segreto' conosciuto e tacitamente accettato da tutto il paese, Nicolas sente addosso il peso della situazione, si trova obbligato a consolare la madre, costretta ad accontentarsi degli scampoli di tempo con l'uomo che ama sottratti alla moglie ufficiale, e a proteggere il fratellastro, preso in giro dai compagni. In questo clima di tensione crescente il ragazzo viene caricato di ulteriori responsabilità dal padre che, deciso a fargli seguire le sue orme, lo porta con sé in ospedale per iniziarlo alla professione medica. Il rancore sordo covato da Nicolas nei confronti del genitore non viene mai esplicitato, se non nella parte finale del film. The Third Side of the River è un lavoro dal tono sommesso in cui i conflitti vengono suggeriti dal comportamento degli interpreti e da piccoli, ma significativi dettagli. Celina Murga agisce per sottrazione lavorando sui silenzi del suo protagonista, un imbronciato Alián Devetac, e sulla sua crescente avversione nei confronti del genitore machista e autoritario.

La paralisi del non luogo

Intorno a Nicolas ruotano numerosi personaggi, i fratelli e fratellastri, nei cui confronti si dimostra molto protettivo, la madre, gli amici, ma il vero focus del film è il rapporto con Jorge, che rifiuta di essere chiamato 'papà' preferendo iniziare il figlio al sesso alla vecchia maniera, accompagnandolo in un locale per soli uomini, insegnandogli a gestire una fattoria e a usare le armi. Nicolas non si ribella, ma i suoi comportamenti denunciano un'insofferenza sempre più profonda. Insofferenza di cui Jorge non sembra accorgersi perché troppo preso a condurre la propria egocentrica esistenza. Questa tensione, sommessa, ma crescente, serpeggia per tutta la pellicola per poi esplodere nella parte finale del film. Le scene di vita quotidiana, apparentemente piatte, vanno a creare un fine puzzle il cui disegno generale diverrà chiaro solo nel momento in cui Nicolas sarà costretto a prendere una decisione che determinerà il resto della sua esistenza.

Lontano dal cuore

Protagonista assoluto di The Third Side of the River, Alián Devetac pronuncia pochissime battute lavorando essenzialmente con il volto, lo sguardo e il corpo. Il suo Nicolas obbedisce ciecamente al genitore trattenendo la rabbia, senza mai ribellarsi né confessare i propri sentimenti. Il titolo del film, 'Il terzo lato del fiume', indica un luogo che nella realtà non esiste. Un limbo in cui il protagonista, incapace di schierarsi contro il padre, ma anche di cessare di odiarlo, staziona con grande tormento interiore. Il suo dramma si snoda sotto lo sguardo distaccato dello spettatore che, di fronte alla scelta minimalista operata dalla regista, si sente privato di alcune informazioni essenziali. La pulizia stilistica è sempre un pregio, ma Celina Murga si fa prendere la mano omettendo anche quegli elementi necessari per creare empatia nei confronti dei personaggi. Di conseguenza si osserva il film dall'esterno, senza mai sentirsi veramente coinvolti dal conflitto familiare.

Movieplayer.it

3.0/5