Recensione Smashed (2012)

Onesto, sboccato, libero da moralismi e retorica, Smashed si svincola dallo stile manieristico e dai pietismi tipici dei film indipendenti, evitando di cadere nella trappola di raccontare il calvario della disintossicazione ma puntando piuttosto sull'ironia.

L'amore nel bicchiere

Katie e Charlie sono giovani e innamorati, vivono in una bella casa e sono una coppia di coniugi apparentemente felice. Lei ha avuto un'infanzia molto difficile e ora insegna in una scuola materna, lui fa il critico musicale ed è cresciuto sotto l'ala protettrice della sua famiglia benestante. Tra i tanti interessi che condividono c'è anche l'alcol, anzi c'è soprattutto l'alcol. Ma mentre Katie, che continua a risvegliarsi in posti assurdi senza ricordare nulla e ad avere gravi problemi di incontinenza, si rende conto di aver superato il limite, Charlie si è totalmente alienato dalla realtà, continua a mangiare zuppe di ketchup e a sottovalutare il problema. Quando dopo l'ennesima sbronza vomita in classe davanti ai suoi alunni ed è costretta a mentire a tutti per non perdere il lavoro, Katie decide che è arrivato il momento di chiedere aiuto e accetta il consiglio del suo collega rivolgendosi agli Alcolisti Anonimi. Charlie in un primo momento appoggia la scelta della moglie ignorando che questo porterà Katie ad affrontare un percorso difficile di autoanalisi che la costringerà a prendere in considerazione per la prima volta questioni intime profonde tra cui c'è anche il loro rapporto. E' veramente fondato sull'amore o è stato solo un diversivo in attesa di diventare adulti?

Scritto (insieme a Susan Burke, attrice e sceneggiatrice con un passato da alcolista) e diretto dall'americano James Ponsoldt, trentaquattrenne ex-studente del laboratorio di sceneggiatura del Sundance, Smashed è un dramma sentimentale incentrato sulla dipendenza, sulla complicità e sulle difficoltà di amare qualcuno che non riesce ad affrontare le proprie debolezze e resta lì impalato a guardare la sua normalità sgretolarsi senza muovere un dito. Ma i toni non sono i soliti toni angosciati di chi racconta la fine di un matrimonio e le paranoie di chi vive un processo di disintossicazione; quelli di Smashed sono toni leggeri, quasi da commedia, che rendono la visione piacevole nonostante il tema non sia dei più digeribili.
Onesto, sboccato, libero da moralismi e retorica, il film di Ponsoldt si svincola dallo stile manieristico e dai pietismi tipici dei film indipendenti, evitando di cadere nella trappola di raccontare unicamente il calvario della disintossicazione ma puntando piuttosto sull'ironia e sulla coerenza di spirito per mantenere il racconto in equilibrio senza mai perdere di vista il punto d'arrivo. C'è l'auto disinteressato dei gruppi di sostegno, la difficoltà di far convivere l'amore con il resto della vita, numerose gag esilaranti ma soprattutto c'è la difficoltà dei protagonisti nel vivere la propria in vita in sincerità, prima con se stessi e poi con gli altri. Ma il pregio più grande di questo piccolo film indipendente è che lo spettatore riesce ad entrare in contatto con i due protagonisti, ad amarli così come sono, cosa che non avviene quasi mai quando si tratta di film che raccontano di personaggi allo sbando, alle prese con dipendenze sociopatiche e autolesioniste. Smashed usa la dipendenza dall'alcol per costringerci ad una riflessione sull'amore e sulla fedeltà, su cosa significhi essere coinvolto in una relazione con qualcuno, amarlo e ritrovarsi costretti a dover cambiare vita perché l'altro non è in grado di farlo.