Recensione Silent Hill: Revelation 3D (2012)

A differenza del Silent Hill di Christophe Gans, che faceva una sorta di sintesi delle trame dei giochi originali, questo sequel è più direttamente ispirato ad uno di essi, ovvero il terzo. La pellicola di Michael J. Bassett, tuttavia, soffre di qualche problema di script, e l'orrore che rappresenta è quasi tutto esteriore.

Viaggio nel cuore dell'incubo

La giovane Heather, 18 anni ancora da compiere, è vittima di incubi ricorrenti. La ragazza, che ha passato gli ultimi anni della sua vita a spostarsi di città in città insieme a suo padre, sogna un luogo chiamato Silent Hill, cittadina deserta e immersa nella nebbia, dimora di forze oscure che sembrano misteriosamente chiamarla a sé. Gli incubi sono forse reminiscenze di un lontano passato, che si lega al mistero della nascita di Heather, all'improvvisa scomparsa di sua madre, e al motivo per cui lei e suo padre sono sempre in fuga. L'oscuro potere che abita Silent Hill sembra esigere che Heather raggiunga la cittadina per sciogliere questi misteri, ma suo padre Harry continua a ripeterle di non ascoltarlo. Nel frattempo, la ragazza è vittima di continue visioni che la affliggono anche da sveglia, mentre un misterioso investigatore privato inizia a seguirla; realtà e incubo si confondono sempre più, quando improvvisamente Harry viene rapito. Il messaggio rivolto ad Heather dai rapitori di suo padre è chiaro: "Vieni a Silent Hill". La ragazza, per salvare il genitore, dovrà così disattendere la sua ingiunzione e raggiungere il luogo dei suoi incubi; al suo fianco ci sarà Vincent, suo nuovo compagno di classe che è riuscito a superare la riottosità di Heather a stringere legami.


Dopo il Silent Hill del 2006, con cui Christophe Gans portava sullo schermo luoghi e immaginario della fortunata serie di videogiochi targati Konami, arriva (con qualche anno di ritardo) l'atteso sequel. A differenza della pellicola di Gans, che faceva una sorta di sintesi delle trame dei giochi originali (ad oggi otto, più molti spin-off), questo Silent Hill: Revelation 3D è più direttamente ispirato ad uno di essi, ovvero il terzo. I videogiocatori appassionati della saga survival horror ritroveranno così, nel film di Michael J. Bassett, personaggi ed eventi già vissuti su console, gli incubi di Heather (estremamente fedeli nella rappresentazione iconografica) e il suo viaggio alla ricerca delle sue radici, la rabbia della piccola Alessa e l'oscuro culto di cui è vittima/catalizzatrice. La sceneggiatura resta generalmente fedele al canovaccio originale, pur apportandovi alcune modifiche, ma il film sembra soffrire, nella sua costruzione narrativa, di questa scelta: lo script risulta in più punti confuso, le motivazioni dei personaggi oscure, lo sviluppo della vicenda poco approfondito. La conoscenza della saga videoludica (e anche del primo capitolo cinematografico, al quale i riferimenti sono molteplici) aiuta nella comprensione degli eventi chiave, ma certe ambiguità di scrittura (prima tra tutte, le motivazioni del fantasma di Alessa) sembrano più frutto di trascuratezza che deliberata scelta narrativa.

Più in generale, la sceneggiatura sembra essere uno dei problemi di questo sequel, incerto anche nella costruzione dei personaggi e delle vicende che li legano, così come nella scrittura dei dialoghi: poco credibili, in particolare, alcuni di quelli che vedono protagonisti Heather e il giovane Vincent, complice anche un doppiaggio che poteva certo essere maggiormente curato. Con una scrittura che non aiuta molto l'empatia (nonostante la discreta prova della protagonista Adelaide Clemens) il coinvolgimento dello spettatore punta tutte le carte sugli spaventi che il regista sparge a profusione nel film; ad essi si somma un'iconografia che replica in modo molto fedele quella dei videogiochi, alcune scelte scenografiche e di fotografia che, pur essendo figlie dirette dell'antecedente videoludico, risultano di sicuro impatto, e una rappresentazione delle creature che è ancora una volta fonte di inquietudine e ripugnanza. Un altro dei problemi di Silent Hill: Revelation 3D, tuttavia, è che Bassett non sembra avere lo sguardo, la finezza registica che contraddistingueva Gans, la sua capacità di costruire atmosfere che suggeriscano l'orrore prima ancora di mostrarlo: a differenza del suo predecessore filmico, questa pellicola ha un mood molto più da pop-corn horror, puntando molto sull'azione e sull'inanellamento (alla lunga un po' stancante) delle sequenze shock, risultando a tratti indistinguibile, ambientazione a parte, da un capitolo qualsiasi della saga di Resident Evil.
Nonostante sia egli stesso un appassionato dei videogiochi originali, il regista non riesce a trasportare sullo schermo la loro essenza di base, quella di un orrore innanzitutto psicologico, che fa di Silent Hill luogo della mente e degli incubi prima ancora che città fisica, che rende le creature che la popolano (a metà tra gli incubi di H.P. Lovecraft e quelli di Clive Barker) incarnazioni di pulsioni, paure innominabili, inquietudini senza volto che abitano principalmente la mente dei personaggi. Tutto, qui, è esteriorizzato e purtroppo superficiale, nonostante il materiale narrativo di base avesse tutte le potenzialità (soprattutto cinematografiche) per una pellicola di ben altro livello. Per lo stesso uso del 3D, che presentava per il soggetto potenzialità non da poco, Bassett ha scelto la via più facile, quella degli effetti dozzinali e degli oggetti scagliati contro lo spettatore; ma molto raramente la stereoscopia, qui, ci fa sentire direttamente partecipi dell'universo da incubo della cittadina, molto raramente veniamo immersi in quell'oscurità che, al segnale sonoro che gli appassionati ormai conoscono bene, ne muta spaventosamente i tratti.
Nel complesso, così, di Silent Hill: Revelation 3D restano in mente ben poche cose: tra queste, qualche sequenza riuscita e d'effetto (citiamo, per tutte, quella ambientata in un magazzino di corpi che vengono trasformati in manichini, per essere poi inglobati da un enorme aracnide vagamente debitore alla creatura de La cosa di John Carpenter) e l'interpretazione di un sempre inquietante Malcolm McDowell in quello che si rivelerà poi essere uno dei ruoli chiave. Per il resto, il risultato principale di questo film è, soprattutto, quello di far tornare la voglia di giocare ai Silent Hill su console: esito comunque apprezzabile, in un certo senso, anche se non frutto di meriti cinematografici.

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2.0/5