Recensione Effetti Collaterali (2013)

La tensione si mantiene alta, l'adrenalina scorre e il pubblico si diverte. Se davvero Soderbergh deciderà di tener fede alla decisione di sospendere l'attività registica non possiamo non ammettere che ci mancherà.

Buio nella mente

Prosegue il viaggio di Steven Soderbergh all'interno dei generi. Dopo aver paventato un possibile ritiro dall'attività registica, il regista indie sembra aver ritrovato nuovo vigore sfornando in soli tre anni un disaster movie alla Virus Letale, un adrenalinico spy action e uno strip movie al maschile. Stavolta Soderbegh torna ad esplorare territori più classici giocando con le convenzioni del thriller. Effetti collaterali risente fortemente della matrice hitchcockiana e delle teorie sulla suspence enunciate dal maestro inglese in opere come Il sospetto o L'ombra del dubbio. Su questo impianto classico, grazie alla complicità dello sceneggiatore Scott Z. Burns, si innesta una stratificazione di livelli e slittamenti nel punto di vista che movimenta il tutto.


Per gustare appieno Effetti collaterali, lo spettatore dovrebbe recarsi in sala il più possibile digiuno di dettagli sulla trama del film. Possiamo anticipare questo: la pellicola parte come un medical thriller con un sottotesto di denuncia che, da principio, illude lo spettatore di trovarsi di fronte a una versione noir e stylish di Erin Brockovich. Emily (la bellissima Rooney Mara) è una giovane donna il cui marito (Channing Tatum) è appena uscito di prigione. Emily soffre di una grave forma di depressione così, dopo aver compiuto un atto autolesionistico che l'ha fatta finire al pronto soccorso, convince lo psichiatra dell'ospedale a prenderla in cura e a prescriverle l'Ablixa, psicofarmaco ampiamente pubblicizzato sui media per la sua miracolosa efficacia. Gli effetti collaterali del farmaco, però, avranno conseguenze devastanti sulla vita di Emily e del suo terapista.

Rispetto allo stile minimal di alcuni dei precedenti lavori di Soderbergh, Effetti collaterali si distingue per la cura formale e l'ottima confezione. Tra l'altro anche stavolta il regista firma fotografia e montaggio in prima persona usando gli pseudonimi dei genitori, ma magnificare le sue doti tecniche sarebbe superfluo. Un contributo fondamentale della pellicola proviene, invece, dalle interpretazioni degli attori, in particolare da Jude Law che, da un certo punto in poi, si trova a sostenere il peso del film quasi interamente sulle proprie spalle. Le svolte imposte dallo script richiedono, tra l'altro, una certa maturità interpretativa e l'attore inglese si adegua alle esigenze registiche con abnegazione.
Rooney Mara fornisce una prova attoriale meno estrema rispetto a quella richiestale da David Fincher per Millennium - Uomini che odiano le donne, ma nei panni della giovane donna afflitta da turbe psichiche funziona a dovere e con Jude Law ha una buona alchimia. Troppo limitato il ruolo affidato a Channing Tatum per esprimere un giudizio, mentre l'unica performance che risulta più debole del previsto è quella di Catherine Zeta-Jones che non brilla anche a causa di un personaggio scritto non perfettamente. Effetti collaterali non è privo di difetti, come d'altronde molti dei lavori di Steven Soderbergh, ma nonostante qualche trovata di scrittura non sempre perfettamente logica, che a tratti rischia di far cigolare la brillante struttura messa in piedi, il thriller funziona. La tensione si mantiene alta, l'adrenalina scorre e il pubblico si diverte. Se davvero Soderbergh deciderà di tener fede alla decisione di sospendere l'attività registica non possiamo non ammettere che ci mancherà.

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4.0/5