Recensione Sammy 2 - La grande fuga (2012)

Come già per il precedente 'Le avventure di Sammy', in questo sequel è ancora una volta il 3D l'elemento su cui poggia prevalentemente il fascino dell'animazione. La casa di produzione belga, specializzata in attrazioni tridimensionali per i parchi a tema, punta su alcune trovate visive che non mancheranno di far presa sul giovane pubblico.

In fuga dall'acquario

Il mondo sottomarino - con i suoi scenari favolistici e lussureggianti e la sua fauna bizzarra e variopinta - è dotato di un intrinseco fascino esotico e misterioso, quasi come se si entrasse a contatto con un universo "alieno", popolato da creature al limite del fantascientifico. Un ambiente insolito e straniante, a tratti persino minaccioso, e forse proprio per questo in grado di stuzzicare immediatamente la curiosità degli spettatori, in particolare quelli più piccoli. Per rendersene conto basta riflettere sull'enorme varietà di produzioni per l'infanzia ambientate "in fondo al mar"; partendo naturalmente da un classico disneyano come appunto La Sirenetta, passando per piccole perle dimenticate come L'ammiraglio è uno strano pesce del 1963, fino a esemplari più recenti quali il danese Aiuto! Sono un pesce e il delicato e poetico Ponyo sulla scogliera del maestro nipponico Hayao Miyazaki. Nell'ambito dell'animazione computerizzata, tuttavia, a segnare un vero e proprio "spartiacque" - se mi si passa il termine - è naturalmente il capolavoro della Pixar Alla ricerca di Nemo del 2003 (di recente proposto anche in veste tridimensionale, in attesa del sequel), che ha dato origine a una serie di titoli epigoni incentrati sulla vita negli abissi, come ad esempio Shark Tale della Dreamworks.


Il 3D applicato a questo genere di ambientazioni amplifica ancora di più l'effetto di "immersione", consentendo allo spettatore di sperimentare le profondità oceaniche in maniera più avvolgente e vivida. A dimostrarlo è stato anche l'incredibile successo de Le avventure di Sammy, film per l'infanzia del belga Ben Stassen incentrato sulla (lunga) vita di una tartaruga marina, che nel 2010 ha saputo incantare i giovani spettatori. Non per niente, la casa di produzione che ne è responsabile, la nWave Pictures, è stata una delle prime a investire pioneristicamente nella stereoscopia, non solo realizzando il primo lungometraggio interamente in tre dimensioni (Fly Me To The Moon del 2008), ma specializzandosi sin dalla fine degli anni Novanta nella creazione di film in 3D e in IMAX per i parchi a tema. Dato il consenso di pubblico ottenuto dalle precedenti avventure della tartaruga marina, Stassen - questa volta coadiuvato alla regia da Vincent Kesteloot - ha pensato bene di dar vita a un seguito del film del 2010, Sammy 2 - La grande fuga, in cui ad affiancare il vecchio protagonista Sammy, ormai anziano, e il fedele amico Ray, si aggiungono le nuove generazioni di tartarughine, rappresentate dai teneri nipotini Ricky ed Ella.

A differenza del precedente, che si sviluppava sul modello del road movie, la trama principale del sequel è costruita sulla falsariga del genere carcerario (un po' come Toy Story 3 - La grande fuga). In questo caso la prigione è rappresentata da un faraonico acquario sottomarino di Dubai, dove finiscono rinchiusi Sammy e Ray, imprigionati nelle reti dei bracconieri insieme a Lulu, una squinternata aragosta dalla doppia personalità, e a Jimbo, strampalato pesce blob. Qui il gruppetto farà la conoscenza di Big D, un cavalluccio marino che, a dispetto dell'esile fisionomia, si atteggia come un boss mafioso, comandando gli altri pesci dell'acquario grazie all'ausilio di due scagnozzi-murene. Mentre le due tartarughe, osteggiate dall'ippocampo, tentano di progettare un'evasione, i piccoli Ricky ed Ella si avventurano, con l'aiuto della polipetta Annabel e di sua madre, in un rischioso viaggio alla ricerca dei loro nonni.
L'originalità dell'intreccio - che fonde in un colpo solo i già citati Alla ricerca di Nemo (compare persino un pasce pagliaccio!) e Toy Story 3, ma anche Shark Tale per quel che concerne la parodia della mafia in versione ittica - non è certo il punto di forza di questo seguito. Inoltre, rispetto al primo film, che era caratterizzato da una maggiore dinamicità e varietà di scenari, qui l'unità di tempo e di luogo conferisce un'eccessiva staticità e pesantezza al racconto. Sparito quasi del tutto anche il messaggio ecologista (sostituito in minima parte da una critica al consumismo e allo sfarzo dissennato del capitalismo più estremo), in Sammy 2 - La grande fuga rimane poco altro, se non qualche gag affidata ai personaggi più buffi e alcune sequenze d'azione particolarmente concitate (e probabilmente anche inquietanti per i più piccoli), come la fuga di Ella e Ricky da una coppia di famelici barracuda. Ancora una volta è il 3D l'elemento su cui poggia il fascino dell'animazione: i due registi costruiscono le sequenze con lo stesso spirito con il quale realizzano le attrazioni per i parchi tematici, puntando su inquadrature frontali o in soggettiva che si protendono avanti verso lo spettatore. Trovate, queste, che non mancheranno sicuramente di far presa sul giovane pubblico.