Recensione La scuola più pazza del mondo (2012)

itoshi è un grande estimatore del lavoro svolto dalla Pixar e questo apprezzamento si avverte chiaramente nella volontà di dotare i suoi personaggi di caratteri definiti e ricchi di sfumature, cercando di avvicinarsi così alla pienezza narrativa sdoganata con successo dal gruppo creativo americano.

Che la festa abbia inizio

Tutti hanno memoria delle feste scolastiche. Abbiamo partecipato a quelle mascherate, di compleanno o di fine anno, ma sicuramente nessuno ha mai avuto il "piacere" di vivere l'emozione di una festa di mezzanotte organizzata dalla scuola elementare St. Claire e portata sullo schermo da Hitoshi Takekiyo con l'animazione La scuola più pazza del mondo. Nonostante sia stato annunciato come il film di carnevale, questo nuovo esperimento animato del Sol Levante sembrerebbe più adatto a festività come Halloween, viste le atmosfere misteriose ricostruite. A mettere l'accento su questo sono alcuni elementi come l'ora tarda per una normale riunione di bambini e le leggende terrificanti costruite nel tempo intorno all'evento. Ma cosa accade veramente nelle aule dell'istituto quando l'orologio della torre batte le dodici? Come da copione, ciò che di giorno appare immobile e inanimato, di notte prende vita improvvisamente come il Signor Kun, un modello anatomico custodito in una teca dell'aula di scienze e Scheletro, fido compare tutt'ossa. Però non c'è festa che si rispetti senza degli ospiti d'onore. Invitato speciale, in questo caso, è un trio formato da delle bambine particolarmente dotate di carattere e personalità che, durante la visita mattutina all'istituto, si sono divertite ad abbellire l'ancora inerme Signor Kun. E proprio per punire tale affronto che i "festeggiamenti" vengono organizzati, sperando d'incutere terrore nelle tre pesti. Ma si sa che i ragazzini sono imprevedibili tanto da riuscire a prendere in castagna un esperto come il Signor Nudo e superare le prove imposte dai mostri della piscina, l'aula di musica e di informatica.


Il super Trio
Non c'è film d'animazione che si rispetti senza almeno un giovanissimo protagonista dalle doti quasi eccezionali. In questo caso, in barba all'avarizia, ne abbiamo ben tre che, nonostante i loro pochi anni, riescono a mettere nel sacco mostri e affini. Perché, evidentemente, il pericolo è il loro mestiere anche se ancora non lo sanno. I loro nomi sono Mako, anche detta la Super Peste, Miko, la Super Vanitosa, e Mutsuko, la Super Secchiona che non può mancare mai. La prima ha una personalità inarrestabile, curiosa e senza timore di esplorare l'ignoto. Il suo tratto distintivo è una chiacchiera travolgente. Miko, invece, è la principessa del gruppo che non aspetta certo il bacio del principe azzurro per svegliarsi e darsi da fare. Sempre ben vestita e impeccabile, sfoggia tutta la classe di una campionessa che non considera nemmeno i suoi rivali. Certo, la simpatia non è il suo forte. Chiude la carrellata la silenziosa e pacata Mu che, dietro la lunga frangia e un atteggiamento quasi meditativo nasconde uno sguardo radar capace d'intercettare qualsiasi volatile si aggiri nelle vicinanze. La sua arma segreta è un barattolo in cui racchiude tutto ciò che le piace, preferibilmente con ali e zampette microscopiche. Particolare fondamentale, tutte loro hanno solamente cinque anni e sono già letali.

Il signor Kun e i mostri delle aule

Sempre per seguire fedelmente la struttura di una storia dedicata ai più piccoli e non solo, è d'obbligo inserire una serie di contendenti, oppositori dalle forme più o meno misteriose il cui scopo sarebbe quello di costruire la giusta suspense anche se, almeno uno di loro, nasconde un cuore d'oro pronto a farsi scoprire. In questo caso il "buono" sotto mentite spoglie è proprio il Signor Kun che, dopo una lunga giornata all'insegna dell'immobilità nella sua teca, prende vita per accorgersi di essere stato terribilmente manomesso dalle tre pesti. Le bambine lo hanno strapazzato, colorato e giocato con i suoi bulbi oculari. Decide così, contro la volontà del più saggio Scheletro, di organizzare uno spettacolo in "onore" delle sue nemiche all'insegna dello spavento. Ma non vi fate ingannare, in realtà è il primo ad aver paura. Ad incutergli terrore sono, ad esempio, i membri della Coniglio Mafia, una banda di tre fratelli conigli che di professione fanno i gangster. L'unico inconveniente è che sono finiti in formalina. Seguono a ruota Pinia, il vanitoso tritone che estende il dominio sulla piscina della scuola, i Fantaposter di Bach, Mozart, Beethoven e Schubert, ossia quattro fantasmi con dei problemi d'identità, e le sorelle Lumiere e Dunkelheit, due spiriti curiosi sotto forma di pixel e circuiti informatici. Ma tutti loro sono nulla in confronto a Chabris, il mostro misterioso dagli occhi luminosi che la leggenda vuole intrappolato nello spogliatoio del vecchio edificio della scuola.

Ispirazioni e influenze

Hitoshi è un grande estimatore del lavoro svolto dalla Pixar e questo apprezzamento si avverte chiaramente nella volontà di dotare i suoi personaggi di caratteri definiti e ricchi di sfumature, cercando di avvicinarsi così alla pienezza narrativa sdoganata con successo dal gruppo creativo americano. Nonostante i buoni propostiti, però, il lavoro non produce tutti i frutti sperati soffrendo, più che altro, di una crisi d'identità causa di una certa discontinuità e di una scarsa coesione stilistica. A creare difficoltà non è tanto il tentativo di miscelare una certo stile a stelle e strisce con i tratti più tradizionali dell'ainime giapponese, quanto tutto il resto di influenze che, dal cinema alla musica per finire con il fumetto, hanno condizionato le scelte del regista. Perché mettere insieme l'operaomnia di Zemeckis con La fabbrica di cioccolato di Tim Burton e i colori neutri dei fumetti di Moebius non è una sfida semplice da vincere.

Movieplayer.it

3.0/5