Recensione La luna su Torino (2013)

Un'opera ammaliante, intimista e ipnotica che immerge lo spettatore in una Torino inedita e personalissima, percorsa in lungo e in largo e dall'alto verso il basso dalle traiettorie inaspettate e affascinanti tracciate dal regista.

In equilibrio sul mondo

Ugo, Maria e Dario vivono nella stessa casa sulle splendide colline torinesi ma hanno vite, abitudini, aspirazioni e storie completamente diverse. Nella fastosa villa, ereditata dal quarantenne sognatore intellettualoide Ugo dai ricchi genitori di sinistra morti in un incidente aereo, vivono anche i due coinquilini giovani del proprietario, uno studente di Lettere e un agente di viaggi. Appassionato di cucina, di letteratura e di manga, Ugo passa le sue serate in solitudine e non riesce ad avere una relazione stabile con una donna né ad instaurare amicizie. Maria ha 26 anni, cerca un uomo capace di cambiarle la vita, è appassionata di cinema muto e vorrebbe diventare attrice ma nel frattempo lavora in un'agenzia di viaggi sognando di raggiungere prima o poi le mete lontane di cui ama parlare con i suoi clienti, alla ricerca dell'uomo che le cambi l'esistenza. Dario ha vent'anni ed è uno studente fuori corso che si divide tra le ragazze, lo sport e il suo lavoro in uno strano bioparco in cui animali e bagnanti condividono gli spazi. Nella confusione della convivenza i tre tentano invano di dare un senso alla propria vita fino a quando non si vedono costretti ad abbandonare la loro esistenza precaria e a fare le proprie scelte a causa di un'ipoteca che pende sulla casa come una ghigliottina. Il destino li attende proprio lì dove tutto è cominciato, sul filo del 45° parallelo...


Scritto, prodotto e diretto da Davide Ferrario, La Luna su Torino prosegue il cammino di sperimentazione dell'autore ed è frutto di una continua biunivoca contaminazione tra il cinema documentario e quello di finzione. Seguito ideale di Dopo mezzanotte, il film presentato fuori concorso all'ottava edizione del Festival di Roma è un'opera ammaliante, intimista e ipnotica che immerge lo spettatore in una Torino inedita e personalissima, percorsa in lungo e in largo e dall'alto verso il basso dalle traiettorie inaspettate e affascinanti tracciate dal regista, una città notturna che toglie il respiro e fa sognare. Declinata in modo inedito e molto personale da Ferrario, Torino diventa un luogo dell'anima che i protagonisti incontrano, vivono, respirano e talvolta subiscono, una città sospesa a metà strada tra l'equatore e il Polo Nord, ricca di suggestioni, di magia e di passione.

Uno pseudo-documentario liberatorio che, grazie al montaggio e all'improvvisazione degli attori si trasforma in un film di finzione: a partire dalla location il film ci racconta storie di universi paralleli, storie di satelliti senza orbite, di parallelismi spazio-temporali, di vite sospese in attesa di un equilibrio che sembra non arrivare mai. Insistito sulle metafore, a tratti ridondante e poco fluido nella narrazione, La Luna su Torino è un film genuinamente imperfetto come i personaggi di cui racconta, che colpisce per l'originalità dello spunto di partenza (che già nel 1998 aveva dato origine al documentario Sul quarantacinquesimo parallelo) e per la leggerezza con cui affronta temi attualissimi di grande importanza sociale. Ricco di citazioni (non sempre riuscite) e di siparietti divertenti, romantico e rarefatto nelle atmosfere, il film è sorretto dall'interpretazione di Walter Leonardi che incarna un po' un Leopardi moderno, un uomo che vive in un mondo tutto suo, in una villa isolata lontana dal mondo reale e dalle donne, il cui giudizio sulla vita umana è dettato unicamente dalla noia che lo assale, dall'infelicità, da un'innata bontà contrapposta alla cattiveria dell'umanità. Un uomo che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, che prova in tutti i modi a 'sentire' l'Infinito senza mai riuscirci e che chiede solo un sogno in cambio del vero.

Movieplayer.it

3.0/5