Recensione Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (2013)

Con uno scoppiettante ed inarrestabile susseguirsi di trovate, il film di Felix Herngren diverte con intelligenza ed intrattiene con garbo.

Una vita esplosiva

Cento anni sono tanti, sono un secolo, una porzione della nostra storia che inizia ad assumere una certa importanza quando si tratta di cogliere sviluppi, sfumature e snodi dell'evoluzione umana. In modo particolare se a viverli è un uomo che non si è limitato a starsene seduto sul suo portico sorseggiando una birra ed aspettando l'inevitabile fine. In modo particolare se a viverli è un uomo che, suo malgrado ed a dispetto dei suoi limiti, si è ritrovato a partecipare ed influenzare momenti topici della nostra storia. Un uomo come il protagonista del film svedese Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, presentato nella sezione Berlinale Special dell'edizione 2014 del Festival di Berlino e tratto dal bestseller di Jonas Jonasson.


100 anni e non sentirli
Con il suo centesimo compleanno alle porte, Alan Karlsson non ne può più della monotonia della casa di riposo in cui è rinchiuso e decide di abbandonare la noia delle sue giornate e compiere l'azione che dà il titolo al film: saltar fuori dalla finestra e sparire.
In realtà non si tratta di una sparizione nel senso magico del termine, ma di una fuga che lo porta a compiere un'ultima grande avventura, animata da una banda di criminali ed una serie di omicidi, una valigetta piena zeppa di soldi e... un elefante! Abbastanza per rendere movimentata e degna di nota la vita di chiunque, eppure soltanto la normalità per Alan, che nel secolo alle sue spalle si è trovato a vivere momenti determinanti del ventesimo secolo, ad incrociare figure storiche di rilievo, dai presidenti americani ai dittatori russi (da Reagan a Truman, da Stalin a Gorbacev, fino a Franco), ad aiutarle perfino, a influenzare il corso degli eventi con la sua placida presenza fino a mettere la firma in alcuni eventi chiave del secolo, tra i quali l'invenzione della bomba atomica, la caduta del Muro di Berlino e la Guerra Fredda. Il tutto condotto e trainato da quella che da sempre è stata la sua più grande passione e predisposizione: quella per gli esplosivi.

Forrest Gump alla svedese
Perdonateci il riferimento al film vincitore di Oscar con Tom Hanks nel titolo di questo paragrafo, in realtà Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve ha ben poco in comune con il film di Robert Zemeckis se non la peculiarità del protagonista di percorrere la storia ed incrociarne i protagonisti. Differisce il tono, differiscono i temi, ma il confronto ci serviva a dare una prima, sommaria idea del film di Felix Herngren. Un altro vago metro di paragone può essere con lo Zelig di Woody Allen, seppur si tratti di una commedia di tutt'altro tenore, senza la sofisticata costruzione e scrittura del film dell'artista newyorkese.
Il film tratto dal romanzo di Jonasson, infatti, è essenzialmente una commedia ed è chiaro sin dai primi istanti, dal momento in cui Alan fa esplodere una volpe per vendicare il suo gatto. Da lì, passando per la casa di riposo e la fuga, inizia una sequenza vertiginosa di eventi che, almeno nel primo atto, non dà tregua allo spettatore. Si tratta di una comicità, per lo più, immediata e viscerale, ma non è univoco lo stile comico scelto da Herngren, che alterna trovate più tipicamente slapstick o visive a battute profonde ed intelligenti. Il regista svedese sa fondere i diversi tipi di umorismo con equilibrio e garbo, mantenendo un tono sempre vivace e brillante, accompagnato da un efficace accompagnamento musicale, che coinvolge e diverte.

Protagonista suo malgrado
Niente di tutto questo funzionerebbe senza la misurata interpretazione di Robert Gustafsson, capace di mettere in scena l'aria stralunata di Alan e di rendere credibili anche le situazioni più estreme e grottesche che lo vedono protagonista. Imperturbabile anche nei momenti più caotici e confusi, Gustafsson, uno dei comici più popolari di Svezia, riesce a rendere il suo Alan nelle varie fasi della sua vita, dalla gioventù alla vigilia del centesimo anno di età, in un'alternanza di piani temporali che ripercorrono tutta l'esistenza del personaggio mentre l'intreccio della sua ultima avventura si dipana in modo surreale. Impagabile la sua espressione, così come la capacità di pronunciare le battute più taglienti dello script con una calma che le rende micidiali; un'abilità che lascia sempre dubbi sull'effettiva lucidità di Alan nei momenti cruciali della Storia (quella del mondo, che va al di là della sua esperienza personale) che hanno ospitato la sua presenza.
Peccato solo per un secondo atto leggermente sotto tono, se confrontato con la prima, esplosiva, parte, che però non impedisce a Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di riprendersi nel segmento finale e risultare una commedia riuscita che sa divertire lo spettatore.

Movieplayer.it

4.0/5