Recensione Prossima fermata: Fruitvale Station (2013)

La regia dell'esordiente Coogler è tanto efficace quanto dipendente proprio dalle interpretazioni del protagonista Michael B. Jordan e dell'ottimo cast di contorno, la macchina da presa indugia spesso sui volti dei protagonisti, riuscendo così a catturare in pieno il susseguirsi di emozioni vissute sullo schermo.

Ultima fermata

Fresco vincitore di due prestigiosi premi (pubblico e giuria) al Sundance, la sorpresa Fruitvale Station dell'esordiente Ryan Coogler arriva a Cannes dopo aver scatenato una vera e propria asta tra i maggiori distributori statunitensi. A spuntarla è stata la Weinstein Company che vuole evidentemente sfruttare il trend positivo degli ultimi anni per cercare di portare anche questo piccolo film indipendente in lizza per gli Oscar del prossimo anno, così come successo recentemente con titoli quali Un gelido inverno o Re della terra selvaggia.
Non è difficile capire il perché di tutto questo interesse per la pellicola di un esordiente, oltre infatti le indubbie qualità artistiche, il film è di quelli che fa discutere a causa di un argomento particolarmente scottante quale l'abuso di potere da parte delle forze dell'ordine americane, soprattutto nei confronti della popolazione di colore.


Quella di Oscar Grant infatti non sarà una storia particolarmente nota nel nostro paese o in Europa, ma oltreoceano è una di quelle vicende che ancora oggi, a distanza di anni, continua a scuotere la coscienza di molti americani: tra la notte del 31 dicembre 2008 e il 1 gennaio 2009 il 22enne Oscar tornava a casa in treno dopo essere stato in città per festeggiare l'anno nuovo, quando venne fermato insieme ad altri amici di colore dalla polizia della Bay Area di San Francisco alla stazione di Fruitvale in seguito ad una rissa scatenatasi pochi minuti prima all'interno di uno dei vagoni. Quello che seguì fu un brutale e ingiustificato arresto che si concluse con un fatale colpo accidentalmente sparato da uno dei poliziotti che scambiò la pistola per il taser, una serie di drammatici eventi che furono documentati da decine di video di passeggeri del treno che attraverso internet e televisione sconvolsero e colpirono l'opinione pubblica e a cui seguirono anche diverse manifestazioni, pacifiche e non, nei confronti delle forze dell'ordine.

Il film si apre proprio con uno di questi sconvolgenti filmati, per poi tornare indietro di 24 ore nella vita di Oscar, mostrandoci un ragazzo, da pochi mesi uscito di carcere dopo aver scontato quasi due anni per spaccio e padre di una splendida bambina, che sembra intenzionato ad allontanarsi una volta per tutte dalla strada e dalla droga per dedicarsi alla famiglia e sperare così in una vita migliore. Nel riscostruire le ultime ventiquattr'ore, Coogler si attiene alle interviste di amici e parenti, e finisce così col dipingere un personaggio dal grande cuore, generoso, altruista, un uomo sinceramente pentito delle sciocchezze commesse in passato; allo spettatore più cinico non può che venire qualche dubbio sull'effettiva verosimiglianza di queste situazioni, ma in fondo poco importa, perché lo script e la regia di Coogler, le interpretazioni dell'intero cast, riescono a rendere il tutto estremamente credibile ed emozionante, a partire dal tesissimo reenactment del tragico incidente allo straziante finale in cui la morte del giovane viene annunciata a parenti ed amici.
La regia dell'esordiente Coogler d'altronde è tanto efficace quanto dipendente proprio dalle interpretazioni del protagonista Michael B. Jordan e dell'ottimo cast di contorno (tra cui va segnalato quantomeno il breve ma intenso ruolo di Octavia Spencer), la macchina da presa indugia spesso sui volti dei protagonisti, riuscendo così a catturare in pieno il susseguirsi di emozioni vissute sullo schermo.
Abbiamo accennato all'evidente speranza da parte dei distributori americani di proseguire la strada verso l'Oscar ormai spianata dalla cosiddetta "tendenza Sundance": se è consuetudine ormai per questo tipo di film di poter contare innanzitutto su straordinari e giovanissimi interpreti, questo Fruitvale Station non è certamente da meno visto che la performance di Jordan (già noto al grande pubblico per gli ottimi serial The Wire e Friday Night Lights e l'instant cult Chronicle) è altrettanto potente e ricca di sfumature da poter davvero rappresentare per il suo giovane interprete l'occasione della vita. Se poi possa portare addirittura ad un'ambita nomination lo scopriremo nei mesi a venire, ma certamente grazie a questo film e questa performance almeno un Oscar è più vivo e presente che mai nella testa e nel cuore degli spettatori.

Movieplayer.it

4.0/5