Recensione Eva (2011)

Piccolo gioiello del cinema spagnolo capace di combinare perfettamente fantascienza, dramma introspettivo e analisi sociologica in una fiaba cibernetica con protagonisti umani, cyborg umanoidi, animali meccanici e prototipi sperimentali.

Innocenza artificiale

Spagna 2041. Alex è un rinomato ingegnere cibernetico che fa ritorno nella sua città natale per portare a termine un progetto presso la Facoltà di Robotica che esattamente dieci anni prima lo aveva spinto ad abbandonare tutto e tutti: la progettazione di un bambino robot con un cervello e con un'anima. Molte cose sono cambiate, e non solo a livello professionale, anche se la casa dei suoi genitori è sempre la stessa a parte la presenza di un domestico androide messo a disposizione dall'Università. La sua ex-fidanzata Lana, all'epoca sua compagna di lavoro e di vita, si è sposata con suo fratello David e i due hanno una figlia di nome Eva, una bambina perspicace e carismatica che fin dal primo momento stabilisce con lo zio un profondo rapporto di complicità e affetto. Sarà proprio nel momento in cui il progetto andrà a rotoli per un imprevisto malfunzionamento che i due inizieranno un viaggio esistenziale verso la scoperta di loro stessi e dei loro sentimenti più reconditi...


Primo film catalano mai realizzato sui robot, Eva è il convincente esordio alla regia e alla sceneggiatura di un lungometraggio del regista Kike Maìllo, classe 1975 ed alle spalle una lunga esperienza alle prese con spot pubblicitari e cortometraggi. Grande appassionato di robot sin da quando era bambino, Maìllo ne costruiva modelli di tutti i tipi con tutto quello che trovava in casa. Un amore, quello tra il promettente regista di Barcellona e i robot, che è nato quindi molto tempo prima della sua carriera di cineasta iniziata presso la Scuola di Cinema e Audiovisivi della Catalogna. Fino a che punto possono arrivare le relazioni tra esseri umani e robot quando questi arrivano a somigliare incredibilmente a noi? Potremo mai innamorarci di un robot? Un tema già largamente affrontato dal cinema di genere fantascientifico ma raramente con un linguaggio così semplice come accade in questo piccolo gioiello del cinema spagnolo capace di combinare perfettamente fantascienza, dramma introspettivo e analisi sociologica in una fiaba cibernetica con protagonisti umani, cyborg umanoidi, animali meccanici e prototipi sperimentali.

Girato tra le valli e le steppe innevate della Svizzera e della Spagna, Eva non ha il solito sfondo post-apocalittico o iper-tecnologico, ma uno scenario molto rassicurante come quello di una cittadina di montagna completamente innevata immersa in un'atmosfera quasi irreale. Uno stile scenografico fatto di costumi, arredamenti e utensili riconducibile agli anni '70 insieme all'iper high-tech delle tecnologie robotiche usate per programmare movimenti e reazioni emotive dei prototipi meccanici vanno a inaugurare un eco-futurismo dal gusto retrò che affascina e sorprende per la sua sofisticata genuinità e il suo candido realismo in una produzione indipendente destinata ad un grande successo di pubblico.

Grazie all'ambientazione idilliaca e agli interni caldi ed accoglienti, Eva riesce a colmare le lacune che spesso in questo genere di film, spesso freddi e distaccati, creano un'enorme distanza tra la storia e lo spettatore, e lo fa parlando di una realtà molto vicino a noi. Lontano dai soliti stereotipi di genere, il film usa le relazioni pericolose tra uomini e robot come traino di un dramma familiare che ruota intorno ad una bambina sveglia e intelligentissima che è troppo perfetta per essere vera, una fanciulla innocente che incarna la ricerca umana della perfezione e insieme la voglia di realizzazione di due genitori che l'hanno 'concepita' per fare in modo che lei arrivasse ad amarli ad ogni costo. Il tutto senza mettere in conto che nonostante prometta sempre di fare il bravo, il burattino di metallo, come Pinocchio, è destinato prima o poi a disubbidire.

Movieplayer.it

4.0/5