Recensione Ender's Game (2013)

L'adattamento del romanzo di Orson Scott Card, classico della sci-fi letteraria, mostra l'addestramento di un bambino-soldato nel futuro: la cura della della confezione è buona, ma la scrittura risente di una certa superficialità di approccio.

Il futuro in gioco

Siamo in un imprecisato futuro. La Terra è sopravvissuta, miracolosamente e a costo di enormi perdite umane, all'invasione di una feroce razza aliena, gli Scorpioni; questi hanno raso al suolo intere città e decimato la popolazione, portando il pianeta a un passo dalla catastrofe. Il peggio è stato evitato solo grazie all'azione solitaria di un eroe, Mazer Rackham, che ha distrutto la flotta degli invasori costringendoli alla ritirata. La minaccia, tuttavia, non è stata affatto sventata: è passato un cinquantennio, da allora, ma pare gli Scorpioni si stiano riorganizzando per un nuovo attacco. Nel frattempo, reclute giovanissime vengono addestrate per diventare soldati, pronti a far fronte all'inevitabile guerra: tra loro, Ender Wiggins, ragazzo dotato di straordinarie doti di intuito, strategia e capacità di anticipare le mosse del nemico. Il colonnello Hyrum Graff, che vede in Ender un nuovo Rackham, decide di puntare tutto sul ragazzo, isolandolo dai compagni, sottoponendolo a stress fisici e psicologici, e facendone il soldato perfetto: Ender compie così una rapida ascesa nella rigida scuola militare in cui viene addestrato, arrivando a comandare un suo plotone. Lo scontro con gli invasori è a un passo, ma Ender è tormentato dal ricordo di suo fratello, espulso dalla scuola perché considerato troppo violento; il ragazzo teme di non essere parimenti capace di controllare la sua aggressività...


L'adattamento del romanzo Il gioco di Ender, datato 1985, arriva quasi un trentennio dopo la sua apparizione in libreria: in un periodo, come quello attuale, particolarmente fertile per il filone young adult, di cui il libro di Orson Scott Card potrebbe essere considerato un prototipo sui generis. Certo, le coordinate del romanzo di Card (considerato un classico della sci-fi letteraria, e primo di una trilogia) sono apparentemente lontane da quelle dell'odierna narrativa per adolescenti, e si ricollegano piuttosto a una tradizione che parte dallo sguardo sul futuro di Isaac Asimov attraversando decenni di storia del genere. Tuttavia, l'attenzione per la psicologia adolescenziale proposta dalla storia, il coming of age sviscerato in un ambiente insolito come quello militare, i giovanissimi protagonisti che si trovano a far fronte a responsabilità fuori dal comune, rimandano a più di un esempio, letterario e cinematografico, del filone ora in voga. Non è un caso, probabilmente, che la storia sia infine approdata sugli schermi proprio nel 2013, e che la trilogia letteraria, nel suo complesso, si presti benissimo all'apertura di un nuovo franchise. Malgrado l'età del prototipo letterario, infatti, e malgrado le ovvie differenze di approccio, è impossibile non vedere nella prima parte del film di Gavin Hood delle analogie con la saga di Harry Potter: per la giovane età dei personaggi, le dinamiche dei rapporti che questi instaurano, le caratteristiche del protagonista e la sempre presente tensione responsabilità/ribellione. Pur senza pensare che J.K. Rowling, nel comporre la sua saga, abbia tratto una qualche ispirazione dall'opera di Card, va rilevato che questo adattamento cinematografico risente dei temi portati alla ribalta dalla fortunata serie fantasy.

Inquadrati libro e film nei rispettivi contesti, va comunque rilevato che questo Ender's Game non si discosta, nel suo complesso, dal livello di un medio blockbuster fantascientifico. La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, si rivela nei primi minuti molto efficace nel delineare le peculiarità del protagonista, la sua astuzia fuori dal comune e il peso della responsabilità che già sente su di sé: merito anche di un convincente Asa Butterfield, che riesce a massimizzare, sullo schermo, i risultati della combinazione caratterizzante il personaggio, quella tra esilità fisica e luce (spesso inquietante) nello sguardo. Tuttavia, va rilevato che, dopo la convincente introduzione, la narrazione pare accelerare oltre misura, scivolando sulle varie fasi dell'addestramento del protagonista, presentando in modo un po' schematico il suo rapporto con i compagni (e col colonnello interpretato da Harrison Ford) e aprendo subplot che restano irrisolti (il ferimento del giovane Bonzo, il rapporto con la compagna Petra). Lo script sembra un po' impacciato nel sintetizzare efficacemente la storia originale, non riuscendo soprattutto a far emergere, nel modo più convincente, la problematica dei bambini-soldato, e le complesse implicazioni morali della missione di Ender (a livello personale e "politico"). La narrazione, a tratti, coinvolge e appassiona, ma ci si rende conto che il merito è del romanzo di Card, più che del film: questo, infatti, non fa che accumulare spunti e temi in sé ricchi di spessore, ma che, lasciati a mero livello di enunciazione, si riducono a stereotipi. Ne sono un perfetto esempio gli ultimi dieci minuti di film, in cui i motivi dell'opportunità della guerra, e dei suoi costi, emergono all'improvviso e in un modo che appare posticcio, fuori tono col resto della pellicola.

Non vorremmo, comunque, trasmettere un'impressione errata, e far pensare che Ender's Game sia in sé un brutto film. Hood dirige il tutto in modo pulito, con mestiere, costruendo sequenze d'azione efficaci e d'impatto, e riuscendo anche a imprimere alla vicenda un discreto ritmo. Malgrado la superficialità dell'approccio, si riesce comunque ad appassionarsi alla storia: ma il merito, lo ripetiamo, è in gran parte del materiale di partenza, piuttosto che del film in sé. La cura scenografica del progetto, e le efficaci scelte di casting (al protagonista e al già citato Ford, va aggiunto l'indubbio carisma di Ben Kingsley in uno dei ruoli chiave) danno una misura dell'ottima confezione del film. I risultati al botteghino, per un prodotto teoricamente in grado di intercettare i gusti del pubblico, ci diranno se anche gli altri due episodi della trilogia originale saranno trasposti sullo schermo; e se avremo, così, l'inizio di una nuova saga cinematografica. L'eventuale auspicio, per i prossimi episodi, è ovviamente quello di un miglior lavoro in fase di scrittura, che sia maggiormente in grado di rendere giustizia alle storie originali.

Movieplayer.it

3.0/5