Recensione The Others (2001)

Tutto, nel film, è fatto per ricreare uno spettacolo d'horror gotico vecchio stampo, rispolverando il cinema di genere di gusto europeo anni '50 e '60.

Questi fantasmi...

Recensire un film come The Others è molto difficile. Da un lato deve essere elogiata l'alta qualità tecnica del film, dall'altro non può essere zittita l'indignazione per una pellicola che si distrugge negli ultimi minuti, quando viene riproposto in modo grossolano lo stesso identico colpo di scena finale di un altro film sui fantasmi, Il sesto senso, che solo tre anni fa aveva entusiasmato il pubblico di mezzo mondo.

Grace vive sola su un isola tra l'Inghilterra e la Francia con i suoi due figli Anne e Nicholas, costretti a vivere perennemente al buio da una rara malattia. Ai tre si aggiunge un altro trio di persone, composto da una governante, un vecchio giardiniere e una giovane comeriera muta, che prenderanno servizio nella casa. Presto, tra le mura buie della villa, si manifestano strane presenze, avvertite prima da Anne e Nicholas, poi da Grace stessa. La governante e i suoi colleghi sembrano saperne qualcosa, ma la verità sarà svelata solo alla fine e sarà dolorosa e agghiacciante.

Tutto, nel film, è fatto per ricreare uno spettacolo d'horror gotico vecchio stampo, fatto di sussuri, ombre, voci e atmosfere, rispolverando il cinema di genere di gusto europeo anni '50 e '60. La recitazione è sublime, tutti gli attori giganteggiano (anche i bambini, per una volta non smorfiosi ma credibili e misurati) e probabilmente Nicole Kidman ci regala la sua migliore interpretazione. La regia di Alejandro Amenabar, supportata dalla strepitosa fotografia di Javier Aguirresarobe, ci conduce in camere buie piene di scricchiolii e altri rumori strani, dove l'ansia e la tensione non calano mai.

Ma, come già detto, è nel finale che il film si rovina irrimediabilmente. Per spiegare meglio la rabbia cinefila che si prova al termine della visione, occorre dunque fare un paragone diretto. Il Sesto Senso era un film sui fantasmi dove si scopriva, alla fine, che il protagonista era in realtà morto e quindi fantasma egli stesso.
Stesso discorso per The Others: si scoprirà appunto che sia Grace sia i bambini e tutta la servitù sono in realtà morti e quindi fantasmi.

Sebbene sviluppato in modo diverso il colpo di scena finale (ossatura e fulcro del genere, su cui si basa il successo di ogni buon thriller) di The Others assomiglia troppo al colpo di scena finale del film di Shyamalan. Il capovolgimento di fronte, anche se strutturato con un numero maggiore di personaggi e in un ambientazione diversa, è praticamente identico. The Others lascia dietro di sé due cose: il rimpianto per aver perso l'occasione di assistere a un grande film, tecnicamente ineccepibile che nel finale diventa però eticamente insopportabile.

La seconda cosa è il sospetto che dietro la realizzazione di questo film ci sia uno strano gioco produttivo. Uscirà presto anche da noi, infatti, Vanilla Sky, remake con Tom Cruise (produttore esecutivo di The Others) del film spagnolo Apri gli occhi diretto nel '97 da Alejandro Amenabar (regista di The Others). Impossibile non supporre che nel contratto per la cessione di diritti di Apri gli occhi ci sia stata una clausola che lasciasse il via libera alla realizzazione di questo The Others, film che probabilmente avrebbe trovato difficoltà ad andare in porto con lo stesso finale de Il sesto senso, campione d'incassi -ripeto- appena tre anni or sono.

Non so se dal punto di vista legale ci siano gli estremi per un'accusa di plagio. Ma la somiglianza tra i due finali è sotto gli occhi di tutti, anche se la critica ufficiale, mai così pigra e incompetente, sembra non essersene accorta. Peccato, perché se Amenabar, come nel titolo del suo film migliore, avesse aperto gli occhi in fase di sceneggiatura avremmo avuto un grandissimo film.