Pippo Mezzapesa: 'Pinuccio Lovero è l'Obama di Bitonto'

Incluso nella selezione Prospettive Italia del Festival di Roma, il singolare documentario di Mezzapesa è stato presentato, in un'informale conferenza stampa, dal regista e dal simpatico protagonista.

Il ritorno del tandem formato da Pippo Mezzapesa e Pinuccio Lovero è stato tra gli "eventi" più curiosi e, a suo modo, attesi di questa settima edizione del Festival del Film di Roma: la commedia documentaristica che vede il ritorno del becchino di Bitonto (ora improvvisatosi politico) ha suscitato consensi e simpatia, nonostante il tema decisamente poco solare. Pinuccio Lovero Yes I can, arrivato quattro anni dopo il precedente Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate, segue il personaggio nella sua "discesa in camposanto" per le elezioni comunali, spiegandone il programma e mettendone ancora più in risalto la (peculiare) professionalità e simpatia. Mezzapesa, che proprio a Roma aveva presentato, l'anno scorso, il suo esordio nel cinema di fiction Il paese delle spose infelici, ha introdotto il film ai giornalisti in un incontro molto informale, affiancato ovviamente dalla "star" Pinuccio e dal produttore Gregorio Paonessa.

Com'è avvenuto il vostro incontro, cinque anni fa? Pippo Mezzapesa: In realtà, Pinuccio c'è sempre stato, nella mia vita. Siamo dello stesso paese, siamo nati persino nello stesso giorno! Un giorno, in un mio cortometraggio, usai per la colonna sonora una delle bande in cui lui suonava: così venni a conoscenza della sua storia, e del suo sogno di diventare custode del cimitero. Allora cominciai a pensare a una sceneggiatura, ma poi venni a sapere che, dopo la realizzazione del suo sogno, Pinuccio era frustrato per il mancato arrivo di "ospiti" nel suo cimitero. Allora pensai che quella frustrazione bisognava ritrarla. Cinque anni dopo, mi ha dato questo "santino" con la sua candidatura alle elezioni, e allora mi è parso impossibile ignorarlo: volevo scoprire quali erano le sue ragioni, esplorare il suo impegno, e anche analizzare il microcosmo di cui era parte, specchio del macrocosmo del paese.

E' stato difficile impegnarsi in una campagna elettorale? Pinuccio Lovero: Credevo fosse semplice, ma non lo è stato! La prima difficoltà è stata quella di trovare uno slogan. Qualcuno ha preso il film come una cosa da ridere, ma io spero di poterci prendere qualche voto in più. In fondo, ora, qualcuno si ferma al cimitero di Bitonto appositamente per venire a trovare me.

Sul suo programma cosa può dirci?
Se parliamo di lavoro, le difficoltà le conosco meglio di chiunque altro. Nella politica ci sono tanti traditori, a livello nazionale come a livello locale.

Il tema del film e della sua campagna è particolare, perché tanti hanno difficoltà a rapportarsi con l'idea della morte... Pinuccio Lovero: Sì, ma tanto prima o poi ci si arriva. E dobbiamo pure metterci in testa che non siamo noi a decidere quando. Guardando le lapidi, sono sempre meno quelli che arrivano a 80-90 anni: forse ce n'è qualcuno di più in campagna, dove c'è ancora l'aria più pulita.
Pippo Mezzapesa: A me interessava esporre il suo programma elettorale, che è pressoché unico: lui, infatti, alle rottamazioni preferisce le inumazioni.

Cosa potete dirci sugli aspetti produttivi e distributivi? Gregorio Paonessa: Per ora non c'è nessuna distribuzione: speriamo che il Festival possa darci una possibilità in questo senso. Il film precedente fu acquistato da Rai Trade, speriamo che ora prendano in considerazione anche questo. Ci piacerebbe poter avere anche una distribuzione nelle sale, obiettivo che non siamo riusciti a raggiungere col film precedente. Qui, comunque, più che al low budget siamo vicini allo zero budget.

Considerate il film un documentario, o cos'altro? Pippo Mezzapesa: In questo caso è sbagliato parlare di documentario. Il futuro del cinema, secondo me, sta in lavori ibridi, che magari rubano dalla realtà per raccontare storie di finzione. Non c'è più una distinzione netta tra documentario e cinema di finzione, il confine è sempre più labile.

In effetti, nel vostro film c'è l'apparizione di Nichi Vendola, e lui è molto "attore" di suo, oltre ad avere una certa dimestichezza con la macchina da presa. Nella scena con Pinuccio e Vendola, effettivamente, vediamo due attori...
E' una sequenza che ha uno sguardo e una messa in scena, molto cinematografica di suo: ma ha un approccio documentaristico.

Perché quello slogan, "Yes I can"?
Perché Pinuccio è l'Obama di Bitonto! La sua campagna elettorale, inoltre, è fortemente spettacolare, in un periodo in cui la politica è soprattutto spettacolarizzazione.

Torniamo al rapporto cinema/documentario: i confini sono sempre più sfumati, ma i documentari continuano a essere meno diffusi delle opere di fiction. Possibile che la realtà rappresenti ancora un limite? Pippo Mezzapesa: Spero che, col tempo, questa situazione cambi. La differenziazione andrebbe proprio eliminata. Non ha più senso distinguere nettamente i due generi: nei miei prossimi film vorrei continuare a proporre un cinema come questo, "meticcio". A causa della crisi, poi, è sempre più difficile ricostruire la realtà: in un certo senso è più semplice calarcisi.
Gregorio Paonessa: Sia nel primo film che qui, Pippo ha dimostrato un tocco magico per trattare la commedia con gli strumenti del documentario. E poi, questo è un film anche più ricco del precedente. Stamattina, una giornalista ha scritto addirittura che Pinuccio è l'Antoine Doinel di Pippo!

Pinuccio, ma lei cosa vuole fare da grande? Pinuccio Lovero: Intanto, il lavoro viene prima di tutto. Poi, se Pippo o altri vogliono offrirmi altre piccole parti, non posso che esserne contento. Spero però di non dover aspettare ancora altri 4 o 5 anni... anche perché non so mica se anch'io sarò vivo, tra 5 anni! E poi cosa potrei dire, da morto?