Oscar 2014: i principali contendenti dell'Awards Season

Alla vigilia dei primi awards significativi nell'arco della stagione dei premi che si concluderà al Dolby Theater il 2 marzo, scopriamo quali sono, al momento, i titoli e le performance in gioco.

Con le prime nomination internazionali, come quelle agli Europeran Film Awards, ai British Independent Film Awards, e agli Independent Spirit Awards abbiamo iniziato a sentire profumo di Oscar Race: tra pochi giorni si incomincerà a fare sul serio, con i verdetti delle associazioni di critici, ovvero l'annuncio dei vincitori del prestigioso New York Film Critics Circle il 3 dicembre e quello della storica National Board of Review, il 4. Noi, come sempre, vogliano dare il la alla nostra copertura dell'Awards Season con una panoramica dei titoli più quotati, destinati a dividersi i favori degli appassionati e dei votanti fino alla notte del 2 marzo al Dolby Theater di Los Angeles.; quest'anno lo facciamo in forma di classifica, per rendere ancora più intrigante questa guida al cinema da Oscar, dalle retrovie, con tanti gli speranzosi outsider, fino alla prime posizioni, con i titoli più quotati, quelli che al momento sembrano imbattibili. Ma non bruciamo le tappe....

15. Ancora da scoprire.

Il 2013 cinematografico USA è stato poderoso, e non è ancora finito: tra i film più attesi della coda dell'anno c'è certamente The Wolf of Wall Street, che porta la firma illustra di Martin Scorsese e che promette una nuova performance da ricordare per Leonardo DiCaprio, alla sua quinta collaborazione con il maestro italo-americano; I segreti di Osage County, invece, è una commedia in cui fanno faville due prime donne della risma di Meryl Streep e Julia Roberts. Ma a questo novero va ad aggiungersi anche David O. Russell con il suo promettente ensemble piece American Hustle.
Tutte pellicole dal potenziale talmente elevato che potrebbero non solo incidere, ma sconvolgere l'intero quadro che ci apprestiamo a illustrare. Staremo a vedere.

14. Vecchi amori

A fare da contraltare alla voce appena discussa, ci sono i colpi di fulmine della prima parte dell'anno, che, pur avendo tutte le carte in regola per dire la loro durante la Awards Season, sono usciti da troppi mesi per avere grandi chance di essere "ricordati" quando ci saranno da riempire i ballot. Tra questi titoli c'è uno dei trionfatori del Sundance Fruitvale Station, che a Cannes non ha convinto tutti ma in USA non solo è stato apprezzato ma avuto anche un'importante risonanza mediatica, vista l'attualità e la delicatezza dell'argomento biografico. Ci sentiamo di segnalare soprattutto il talento del protagonista Michael B. Jordan, che, lanciato ancora adolescente da una parte significativa nel leggendario serial HBO The Wire, ha continuato a farsi le ossa in TV, e con il film Ryan Coogler ha regalato al cinema un ruolo di incredibile carisma ed energia.
Uscito in USA in primavera, Before Midnight, tarzo capitolo della miracolosa trilogia romantica di Richard Linklater iniziata diciotto anni fa con Prima dell'alba, dovrebbe essere salvato dal dimenticatoio grazie alla popolarità dello script firmato da Linklater e dalle due co-star Julie Delpy e Ethan Hawke e grazie al fatto che la categoria Miglior sceneggiatura non originale quest'anno non sembra particolarmente affollata: un posto per questo ammirevole trio, il prossimo 2 marzo al Dolby Theater, dovrebbe esserci.
Chiudiamo questa sezione con Frances Ha, pellicola spiccatamente indie firmata da quel Noah Baumbach che è comunque da anni sulla mappa dell'Academy, e interpretata dalla lanciatissima Greta Gerwig.

13. I film stranieri

E' sempre una categoria imprevedibile agli Academy Awards, anche perché e gestita diversamente dalle altre, per lo meno nella fase della selezione delle nomination. Complici naturalmente le scelte dei vari paesi invitati a suggerire all'AMPAS il proprio candidato nonché le regole sulla distribuzione; per gli Oscar 2014, a esempio, la Francia non ha potuto reclutare la Palma d'oro La vita di Adèle, uscito una settimana dopo la deadline dell'Academy, finendo per proporre Renoir di Gilles Bourdos. Naturalmente un film dalle qualità e dall'impatto di quello di Abdellatif Kechiche può aspirare a ottenere menzioni in altre categorie, soprattutto con le interpreti Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux. Per quanto riguarda invece la categoria per i film non in lingua inglese, il buzz spinge il cileno Gloria di Sebastian Lelio, già vincitore di tre premi al festival di Berlino, Il passato di Asghar Farhadi (già Oscar per Una separazione), premiato a Cannes per l'interpretazione di Bérénice Bejo, e ancora Winter of Discontent di Ibrahim El-Batout, Shal del kazako Ermek Tursunov e La bicicletta verde (Wadjda) della saudita Haifaa Al-Mansour. Noi, naturalmente, faremo il tifo fino all'ultimo per La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che del resto non sfigura al cospetto di nessuno di questi titoli.

12. Gandolfini, e Non dico altro

Un volto popolare - Tony Soprano, per i telespettatori americani, è uno di casa - scomparso all'improvviso, una romcom con l'anima che lo vede tra due co-star della risma di Julia Louis-Dreyfus e Catherine Keener, il desiderio dell'industry, e soprattutto dei colleghi attori, di ricordare un collega con affetto; James Gandolfini non è Heath Ledger, ma una nomination per Non dico altro potrebbe spiccarla. Se poi la nomination, non meno meritata, arrivasse per la Louis-Dreyfus, ci sarebbe comunque modo per ricordare con affetto Gandolfini.

11. Buone nuove dai Festival

Tra le pellicole che hanno suscitato interesse in sede di Festival piuttosto di recente, c'è in pole position Her di Spike Jonze, passato anche al Festival del Film di Roma e proiettatosi immediatamente dalla parte dei candidati a una nomination come miglior film; a Roma è stato assegnato al film un premio attoriale tributato a Scarlett Johansson, nella Oscar Race è probabile che abbia più spazio Joaquin Phoenix, che però si avvicina a una categoria, quella dedicata al protagonista maschile, che quest'anno scoppia di salute e da cui sono destinati a rimanere fuori pezzi da novanta. Anche durante il festival capitolino a dare filo da torcere a Joaquin in fatto di buzz c'è stato Matthew McConaughey con la formidabile interpretazione di Dallas Buyers Club, altro film di belle speranze che si è affacciato nelle ultime settimana; oltre a McCounaghey, il film di Jean-Marc Vallée ha lanciato verso la nomination come non protagonista anche il versatile leader dei 30 Seconds to Mars, Jared Leto.
Presentato a Telluride, invece, Labor Day di Jason Reitman, che vede protagonista una Kate Winslet radiosa come sempre; peccato per lei che per la categoria destinata alle attrici protagoniste sia messa come quella dei colleghi maschi, con la particolarità che in pole ci sono interpreti (Blanchett, Bullock, Thompson, Dench) che un Oscar lo hanno già vinto. Come del resto Kate.
Altra new entry festivaliera è Out of the Furnace di Scott Cooper, altro film con cast notevole (Christian Bale, Casey Affleck, Zoe Saldana e Woody Harrelson), mentre è già dalla Mostra del cinema di Venezia dello scorso anno che si parla del valore del documentario di Sarah Polley Stories We Tell, che speriamo davvero di vedere ricordato in questa Awards Season, dato che nel 2013 non poteva concorrere.
Un anno dopo, sempre a Venezia, tra le pellicole protagoniste della competizione c'è stato Philomena di Stephen Frears; premiato per la sceneggiatura dalla giuria della Mostra, non è tra i contender più quotati per le statuette principali, ma Dame Judi Dench ha ottime chance per una nomination.

10. Rush

L'ultimo film di Ron Howard ha certamente molte caratteristiche capaci di catturare le simpatie dell'AMPAS, oltre al nome di un regista a cui il supporto e la stima dell'industry non sono mai mancati. Rush è un biopic sportivo, incentrato su una delle vicende più memorabili della storia dell'automobilismo, il leggendario duello per il campionato del mondo del 1976 tra Niki Lauda e James Hunt, e girato con ritmo e maestria. Peccato per il responso non entusiastico al botteghino: ma si sa, la Formula 1, per gli americani, non è esattamente il national pastime.

9. The Butler

Al contrario di Rush, The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca di Lee Daniels - racconto di matrice biografica incentrato sulla singolarissimi esperienza di Cecil Gaines, maggiordomo della Casa Bianca sotto sette diversi presidenti che fu testimone silenzioso di decenni di storia politica e cambiamenti sociali negli States - ai botteghini ha fatto furore. Al soggetto di grande appeal si accompagna un cast all star capitanato dal premio Oscar Forest Whitaker e dalla donna più popolare d'America, Oprah Winfrey, che interpreta la moglie di Gaines e che veleggia verso la sua seconda nomination a un Academy Award (la prima arrivò, quasi 28 anni fa, per Il colore viola). Ma il film di Daniels, forte della sua importanza e del suo successo, oltre che del "peso" del suo studio di produzione, la Weinstein Company, non dovrebbe faticare troppo a conquistare anche una menzione come miglior film nonostante la release date estiva.

8. Nebraska

Autore dallo stile riconoscibile e accattivante, Alexander Payne è tutt'altro che un novellino della Oscar Race, ma Nebraska è probabilmente il suo film più potente. Ma nonostante il come migliore attore a Cannes, Bruce Dern, che è una delle cose migliori dell'emozionante e divertente pellicola, rischia di rimanere fuori da quella che, come abbiamo già detto, sarà una delle categorie più competitive dell'anno; il film può ambire anche a menzioni nella categoria più prestigiosa, e dire la sua per lo script e per la regia.

7. Inside Llewyn Davis

I fratelli Coen sono tra i maggiori cineasti americani in attività, un fatto che l'Academy of Motion Picture Arts and Science non ha mancato di riconoscere, tributando loro l'Oscar per il miglior film con Non è un paese per vecchi nel 2008. Rispetto al poderoso e caustico thriller/ western tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, l'altrettanto riuscito Inside Llewyn Davis, estroso, musicale e arthouse, è certamente un progetto meno nelle corde dell'AMPAS. Non al punto da ignorarne l'immenso pregio artistico.

6. Blue Jasmine

Quando Woody Allen azzecca un film, se ne accorgono tutti, e Blue Jasmine è una delle sue prove migliori degli ultimi anni. In questo caso è l'interprete a rubare la scena: Cate Blanchett infonde tutto quello che ha (e non è poco) in un personaggio ostico e affascinante, e il risultato è probabilmente la sua più grande interpretazione dai tempi di Elizabeth. Considerata la facilità con cui le star di Woody agguantano statuette, la Blanchett sarebbe strafavorita se non avesse già un Oscar in bacheca - vinto incarnando Katharine Hepburn in The Aviator - e probabilmente lo è comunque. Per una come lei, due Oscar saranno ancora troppo pochi.

5. All Is Lost

Già nominato all'Oscar per la sceneggiatura del suo straordinario esordio Margin Call, J.C. Chandor ha realizzato un'opera seconda molto diversa dalla precedente, ma altrettanto incisiva. Laddove Margin Call era una complessa, verbosa opera di ensemble, All Is Lost è puro pensiero, azione e emozione, con un unico ingegnoso eroe senza nome, o meglio, di nome Robert Redford. Sulla nomination per questo signore praticamente non ci sono dubbi; se non fosse per il Chiwetel Ejiofor di 12 anni schiavo, probabilmente parleremmo già di Oscar per Redford, nonostante l'abbondanza di performance maschili memorabili.

4. Captain Phillips

La solita regia vigorosa e immersiva di Paul Greengrass per narrare la terrificante avventura, realmente accaduta, di Richard Phillips, comandante di una nave cargo americana attaccata da un gruppo di pirati somali nel 2009. Captain Phillips - Attacco in mare aperto potrebbe rimanere escluso dalle categorie attoriali, se l'affollamento di cui abbiamo detto fa una vittima illustre come Tom Hanks, ma ha buone chance di spiccare menzioni nella categoria principale, in quella per la sceneggiatura e in diverse aree tecniche.

3. Saving Mr. Banks

Un altro film biografico - e metacinematografico - di immenso appeal per l'AMPAS, Saving Mr. Banks indirizza la genesi di un classico, Mary Poppins, e in particolare il non facile rapporto tra Walt Disney e l'autrice del romanzo da cui la pellicola è tratto, P.L. Travers. Nei due ruoli ci sono habitué degli Academy Awards come Tom Hanks e una Emma Thompson che più in parte non si può, e infatti rischia di essere lei a dare del filo da torcere alla Blanchett.

2. Gravity

L'imminente Awards Season sembra avere un trionfo già garantito per l'incredibile space opera di Alfonso Cuarón: l'Academy Award per gli effetti speciali, per i quali ha già un posto nella storia del cinema. Per il resto, Gravity sembra destinato a dare battaglia al suo rivale più quotato - di cui parleremo tra poco - per lo meno nella conta delle nomination, essendo in corsa, oltre che per gli FX, come miglior film, regia, fotografia, colonna sonora, montaggio, sonoro e missaggio sonoro. Per non parlare di Miss Sandra Bullock, ovviamente.

1. 12 anni schiavo

Semplicemente, non gli manca nulla. Dopo gli acclamati Hunger e Shame, Hollywood sembra pronta a celebrare il talento e la sensibilità di Steve McQueen, che ci regala una terza prova all'insegna dell'importanza storica e delle emozioni, dell'articolato disegno narrativo e di una pletora di grandi interpretazioni (Chiwetel Ejiofor, Lupita Nyong'o, Michael Fassbender, per nominare solo i tre che hanno praticamente già la nomination in tasca) dai sontuosi costumi alle dettagliate scenografie. E 12 anni schiavo sembra al riparo da controversie come quelle che, lo scorso anno, affossarono il bellissimo Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow. Tutto può ancora succedere, come ci ha insegnato la storia degli Academy Awards, ma noi non ricordiamo un frontrunner così solido dai tempi di Non è un paese per vecchi. E sappiamo quella volta com'è andata.
Buona Oscar Race a tutti!