One Day, il 'puzzle sentimentale' di David Nicholls

Una chiacchierata con l'autore di 'Un giorno', che ha firmato la sceneggiatura dell'adattamento del suo romanzo, diretto da Lone Scherfig e interpretato da Anne Hathaway e Jim Sturgess.

Una storia d'amore sviluppata in maniera meticolosa, quella di Un giorno, romanzo di David Nicholls pubblicato in Italia da Neri Pozza Editore, che è stata adattata per il grande schermo da Lone Scherfig con un film, One Day, che è atteso nelle nostre sale l'11 novembre 2011 distribuito da Bim. A vestire i panni dei due protagonisti della storia, Emma e Dexter, sono l'incantevole Anne Hathaway e Jim Sturgess, nei panni di due ragazzi che si conoscono nel 1988, il giorno del loro diploma, e nei successivi vent'anni continuano a vedersi un giorno all'anno fino a quando si rendono conto di essere fatti per stare insieme. "Spero che quanti hanno apprezzato il libro apprezzeranno anche il film" - ha detto Nicholls, che ha anche sviluppato la sceneggiatura di One Day, oltre ad aver scritto il romanzo - "I miei due grandi amori sono stati i libri e il cinema, e per me è sempre stato difficile separarli"
A pochi giorni dalla release italiana di One Day abbiamo fatto due chiacchiere con l'autore inglese per scoprire in che modo ha sviluppato questa storia d'amore così complessa, e del suo contributo al film.

Nel parlare di One Day ha spiegato di essersi preso molto tempo per sviluppare questa storia, perchè impegnato su più fronti. Crede che questo abbia anche contribuito al realismo della storia? Com'era ritrovare ogni volta Emma e Dexter, e proseguire la loro storia?
Ero uno sceneggiatore già prima di pensare di scrivere un romanzo, e la prima regola in sceneggiatura è sempre quella di pianificare in anticipo. La cosa peggiore che si possa fare in una sceneggiatura è innamorarsi di un dialogo o di una battuta e poi costruirci un film attorno. La storia e la struttura narrativa vengono per prime e questo è un approccio che ho adottato anche per scrivere il libro. Tanti bei romanzi sono stati improvvisati dai loro autori, ma Un giorno è stato pianificato meticolosamente. E' stato come mettere insieme i tasselli di un puzzle - non mi bastava sapere cosa succedeva nei venti "One Days" che formano la storia, dovevo sapere anche di tutti gli altri 364 giorni all'anno, e inserire indizi e riferimenti, che so, tra il 15 luglio del 1989 e il 15 luglio del 2002.
Non dico che non ci sia stato spazio per l'improvvisazione e la spontaneità. Ho adorato rivedere i personaggi, tracciare le svolte e i giri della loro storia. Non credo di essermi mai divertito tanto a scrivere, e parte del piacere è dovuto alla struttura "a puzzle" della storia.

Ci sono spunti autobiografici nella storia di Emma e Dexter?
Tutte le storie di fiction contengono elementi autobiografici. E' molto difficile, se non impossibile, scrivere di un'emozione che non hai mai provato, un pensiero che non hai mai avuto. Ma non esistono dei riferimenti reali per Emma e Dexter. Di sicuro non ho vissuto lo stesso periodo 'selvaggio' di Dexter negli anni Novanta. Biograficamente sono più vicino ad Emma, o, tragicamente, al povero vecchio Ian, il comico fallito.
Sì, ci sono elementi che ho preso dalla vita - alcuni degli incontri non riusciti, i terribili lavori nei ristoranti, le false partenze della carriera, gli appartamenti sporchi. Ma per quanto riguarda gli elementi relativi al rapporto di amicizia/amore, quelli sono tutti elementi di finzione.

Lei si è occupato anche di adattare il suo libro per il grande schermo. Che sensazioni si provano a vedere i personaggi e la storia prendere vita, interpretate da persone reali?
Per buona parte è eccitante. Inevitabilmente ci sono delle divergenze tra come ho immaginato i personaggi e come sono stati portati in vita. Ma non è necessariamente una cosa negativa. La Emma interpretata da Anne è più tranquilla e saggia rispetto alla sua versione letteraria. Dexter interpretato da Jim invece è più simpatico e vulnerabile, e penso siano dei cambiamenti positivi. La cosa interessante è che i personaggi cinematografici non dicono quasi nulla che non sia stato già detto nel libro, ma c'è una variazione di enfasi, una fusione tra gli attori e i personaggi.
Per coincidenza, quando stavo sviluppando il personaggio di Ian nel libro, avevo in mente l'attore Rafe Spall, così sono stato felice di sapere che sarebbe stato lui ad interpretare quel ruolo nel film. Un casting perfetto.

Ha incontrato i due interpreti del film? Vi siete confrontati sul lavoro da sviluppare?
L'ho fatto, anche se gli sceneggiatori inevitabilmente hanno un ruolo secondario nelle riprese, rimettendo quella responsabilità al regista. Ho parlato con Anne di alcuni dettagli dello scenario, piccole note culturali. Le ho dato un iPod con tutta la collezione di album di Emma Morley, ma a parte questo, il resto è stato tutto compito di Lone.

Mi ha sorpreso il fatto che l'adattamento cinematografico del libro non sia stato "americanizzato", e quindi l'ambientazione è rimasta quella originaria, ovvero la Gran Bretagna. In quali altri luoghi le piacerebbe ambientare le sue prossime storie?
E' una buona domanda. Mi piacerebbe allargare un po' gli orizzonti. Mi innervosisce l'idea di sviluppare personaggi americani, perchè è molto difficile rendere quei toni nel modo giusto. Inoltre, come mi ha fatto notare il mio produttore americano, se Emma e Dexter fossero stati americani, invece che inglesi, si sarebbero detti quello che sentivano e il film sarebbe finito.
Una delle cose più belle dell'esperienza fatta con One Day, negli ultimi anni, è stato viaggiare per l'Europa. Credo che questo potrebbe essere un aspetto del prossimo libro - un uomo inglese all'estero, l'eccitazione e la confusione del viaggiare.
Al momento sto lavorando ad un adattamento di Great Expectations, il mio romanzo preferito, che vedrà protagonisti Helena Bonham Carter e Ralph Fiennes. Quindi la Londra del 19esimo secolo è la mia attuale ossessione.

Quella di Emma e Dexter è una storia d'amore che si sviluppa in tempi lunghi. Ritiene che l'amore abbia bisogno di maturare con lentezza, per concretizzarsi, anche di questi tempi?
Sono sempre cauto nel generalizzare su queste cose. Una delle cose più belle, nell'avere una famiglia, è che non vado ad appuntamenti galanti da circa quattordici anni. Di sicuro, per quanto mi riguarda, credo sia giusto affermare che a vent'anni non ero pronto per una relazione seria. Mio padre si è sposato a 24 anni e a 25 è diventato papà. Io sono diventato papà a 39 anni. Quindi sì, il concetto di "giovinezza" probabilmente si è allargato, e così anche l'atteggiamento sull'amore, le relazioni e mettere su famiglia.