Nicolas Winding Refn e Ryan Gosling a Cannes con Drive

Entusiasmo sulla Croisette per lo spettacolare action movie del regista danese Nicolas Winding Refn che fonde sensiblità europea e senso dello spettacolo tutto americano. Con lui a Cannes il protagnista, lo straordinario Ryan Gosling.

Il rombo dei motori di Drive invade la Croisette. L'action movie del danese Nicolas Winding Refn, tratto dal romanzo di James Sallis e attualmente in concorso al festival francese, ha incantato la critica, così come le interpretazioni del bravissimo Ryan Gosling e dell'incantevole Carey Mulligan. Gosling è presente sulla Croisette a fianco del regista e dello sceneggiatore Hossein Amini per presentare la storia di un solitario stuntman che si improvvisa giustiziere in una Los Angeles cupa e notturna.

Ryan, interpretare un eroe alla Steve McQueen deve essere una bella esperienza per un attore.
Ryan Gosling: Si, è stato bello perché nel film dico più o meno cinque cose. La sceneggiatura mi ha messo in bocca solo le parole necessarie a dipingere il mondo del personaggio. Per quanto riguarda la costruzione, però dovremmo sentire Nicolas visto che è lui che mi ha diretto.
Nicolas Winding Refn: Quando si lavora con un grande attore e un amico come Ryan lo abbracci e gli permetti di fare il suo lavoro. Noi due abbiamo scoperto di avere una simile sensibilità perciò è stato semplice comunicare senza parole, come con un membro della famiglia.

Con Drive ti sei ricollegato a un certo cinema d'azione americano anni '70. Hai nostalgia di quel periodo?
Nicolas Winding Refn: Io sono nato nel 1970 perciò in qiuel periodo ero un bambino e ricordo poco. Ho iniziato a seguire il cinema negli anni '80, ma girare Drive mi ha permesso di entrare in contatto in un mondo a parte. Ho compreso cosa significa essere un regista europeo che si reca in America per girare un film. Ho toccato con mano la mitologia di coloro che si ritrovano a Hollywood e vogliono la villa sulle colline con la piscina e gli alberi di aranci e la vista sull'Hollywood sign. Quando sono arrivato io ero sospettoso ed ero pronto a subire gli attacchi contro la mia creatività e contro la mia idea di cinema, ma invece ho lavorato con uno sceneggiatore brillante e mi è stato offerto tutto l'aiuto possibile. Alla fine mi è stato permesso di girare il film che volevo girare e ho avuto la miglior esperienza hollywoodiana che potevo vivere.

In Drive si fondono perfettamente la tradizione di film d'arte europea e l'action movie adrenalinico americano. Il tuo personaggio dice più o meno le stesse cose che dice Viggo Mortensen in Valhalla Rising? Il livello di violenza è più o meno lo stesso? Da attore come vedi questa unione?

Ryan Gosling: Quando mi è capitata l'opportunità di lavorare con Nic l'ho colta al volo perché amo il suo cinema e non mi era mai capitata prima una possibilità così. Nicolas ha la capacità di esplorare i generi reiventandoli. E' nel suo DNA. Così ho chiesto di avere un incontro con lui. Ci siamo visti la prima volta per due ore in cui lui mi guardava e mi parlava, mi sembrava interessato. Poi c'è stato un secondo appuntamento orribile, in cui io mi sentivo malissimo. Lui si era ammalato, aveva l'influenza, non poteva muovere il collo e mi ha chiesto di accompagnarlo a casa. Dato che nel viaggio nessuno di noi due parlava ho acceso la radio e c'era la canzone degli Speedwagon Can't fight this felling. Nicolas ha cominciato a cantare il ritornello e alla fine mi ha detto: "Ho l'idea. Il film sarà su un uomo che guida di notte per le strade di Los Angeles ascoltando musica pop". A quel punto abbiamo tentato di raccontare l'idea al nostro produttore e abbiamo sviluppato il nostro eroe, un autista che non parla. Lo script che ne è venuto fuori è bellissimo, è pura poesia. La reazione del pubblico che, nelle scene chiave, prende vita e ride ci ha fatto capire che è possibile mescolare la poesia con l'azione, con la violenza e con l'humor. Non occorre restare seri tutto il tempo.
Nicolas Winding Refn: Tempo fa mi sono messo a leggere le fiabe dei fratelli Grimm alla mia figlia maggiore. Quando mi sono messo a lavorare alla sceneggiatura ho cercato di rendere la violenza attraverso questa lente fiabesca. Poi ho incontrato Ryan ed è stato come un appuntamento al buio tra due uomini eterosessuali, dovevamo costruire una relazione da zero. Di solito ciò avviene attraverso il sesso, ma nel nostro caso non è successo. Quando Ryan si è offerto di accompagnarmi a casa mi sono sentito come la ragazza della coppia, eravamo seduti in macchina ed era una situazione surreale, poi Ryan ha acceso la radio, ho sentito la canzone e ho capito che era quello il film. Ho lavorato sul romanzo, che è bellissimo, e abbiamo modificato alcune cose concentrandoci su un uomo che vive due vite separate. Il film che mi ha fatto conoscere il mio primo amore cinematografico, Molly Ringwald,è stato Sixteen candles - un compleanno da ricordare, perciò volevo catturare quel tipo di sentimento e riproporlo nel mio film mescolando quest'attrazione con un personaggio psicotico, ma capace di generare empatia nel pubblico.

Il guidatore somiglia molto a un samurai silenzioso, fedele al padrone, dotato di un grande senso dell'onore. Ti sei ispirato a qualche samurai movie in particolare per costruire il tuo personaggio?
Ryan Gosling: Non ho un riferimento specifico. Sul set la cosa che più mi ha ispirato, insieme all'aiuto di Nicolas, è stata la musica. Durante le riprese guidavamo tutto il giorno o tutta la notte, giravamo il film e guardavamo altre pellicole. Ci ritrovavamo tutti a casa di Nicolas a parlare. E' stata un'esperienza immersiva.
Nicolas Winding Refn: Questo film è stato come un esperimento, un processo creativo molto libero. Ogni giorno mi ritrovavo con gli attori e discutevamo le loro battute. Poi abbiamo assemblato la pellicola col montaggio e col suono e mi sono detto: "Wow, questo è il film!"- E' un tipo di lavoro in cui maggiore è la sperimentazione e maggiore è il divertimento.

Nel film utilizzi un parco macchine americano. Come hai deciso quali auto usare nelle varie scene?
Nicolas Winding Refn: Drive è stato girato a Los Angeles proprio perché il romanzo era direttamente legato alla mitologia cinematografica e le auto presenti nel film sono state trovate in modo molto semplice. Ho chiesto di avere delle auto gratis ed è stata l'unica condizione. Io non posseggo l'auto e non ho la patente quindi non ne so niente. Volevo solo che le macchine sembrassero fighe e che fossero diverse in modo da essere riconoscibili.

Il film è ambientato a Echo Park, un quartiere multirazziale di Los Angeles situato nella zona est. In che modo hai esplorato la città e il crimine nascosto sotto la pelle in quella parte della città?
Nicolas Winding Refn: Non conosco Los Angeles perciò mi sono fidato del libro e dei runner che mi hanno aiutato a trovare le location. Ho scelto le zone che mi sembravano interessanti, ma non avevo preferenze specifiche. Il libro è un noir e la sua struttura ha influenzato anche il genere del mio film. Anche la presenza dell'eroe silenzioso ricorda i cavalieri quasi muti del western e gli altri eroi mitologici tipici della tradizione. Essere fedeli alla città in modo realistico è sicuramente importante, ma a volte è meno interessante dell'invenzione. Il mio intento non era quello di girare un documentario. Occorre trovare un equilibro tra realtà e stilizzazione.

Nicolas, vuoi commentare ciò che è successo ieri a Lars von Trier?
Nicolas Winding Refn: Le dichiarazioni di Lars sono inaccettabili. Non ho visto il suo film e non posso commentarlo. Le sue parole dimostrano che in Danimarca abbiamo una mentalità molto ristretta e spesso ci dimentichiamo che intorno a noi ci sono altre persone.

Le reazioni della critica dopo la visione di Drive sono state entusiastiche e il film ha una media altissima sui siti internet. Pensi di vincere la Palma d'Oro?

Nicolas Winding Refn: Non saprei rispondere. Quando ero giovane avrei risposto con qualche frase molto arrogante, ma ora che sono invecchiato ho capito molte cose. Non è importante il risultato, ma il processo. Essere qui a Cannes è qualcosa di incredibile perché questo è uno dei pochi posti al mondo dove un film è considerato un oggetto d'arte e non solo un prodotto da vendere.

Ryan, tu non credi che sia arrivata l'ora di vincere un premio importante?
Ryan Gosling: Perché? Il fatto che sia qui non è già abbastanza cool? Scherzi a parte, la cosa importante è la ricezione che ottiene il film, il fatto che sia un'opera d'arte. Non quanti premi vince.

Puoi dirci qualcosa sulle scelte musicali del film?
Nicolas Winding Refn: Mi piace la musica anni '70, ma una cosa di cui ero sicuro era quella di non voler usare rock'n roll nel film. Volevo qualcosa di nuovo e la base della colonna sonora è diventato un certo tipo di pop, anche se parte dell'ispirazione deriva da certa dance ossessiva di matrice europea. Riguardo alle musiche ho cercato di fare la scelta meno banale e più intrigante.

Ryan, per questo personaggio quali sono stati gli attori che ti hanno ispirato maggiormente?
Ryan Gosling: Sicuramente Steve McQueen è un riferimento immediato, perché è una leggenda del cinema, ma i tempi ora sono cambiati perciò io ho creato di creare un personaggio che fosse principalmente mio. Non volevo dar vita al classico macho tipico del genere action, ma ho cercato di apportare una certa sensibilità al mio autista, una mimica particolare e una dinamica nella sua evoluzione e nel suo rapporto con il personaggio interpretato da Carrie. Quando io e Carrie siamo nella stessa stanza si crea una dinamica speciale tra i nostri personaggi, una chimica che anche il pubblico può percepire. Lei gioca a fare la donna sensuale e io l'eroe macho, ma con ironia.
Nicolas Winding Refn: Drive è un film molto femminile perché spesso il femminile è molto più forte e interessante del maschile. Io sono un uomo molto femminile e ho cercato di tirar fuori questo aspetto nel mio film. In generale posso dire che il femminile è un aspetto più spiccato in Europa che in America. Curiosamente Bullitt è stato fatto perché Steve McQueen ha voluto l'inglese Peter Yates dietro la macchina da presa. La stessa cosa è successa con Senza un attimo di tregua dove Lee Marvin ha voluto John Boorman e anche io sono stato chiamato da Ryan. Tra le nostre pellicole vi è questa strana simmetria che dimostra la bontà dell'unione tra lato femminile europeo e lato maschile americano.