Recensione Un anno da ricordare (2010)

Se quello che cercate è un prevedibile, rassicurante, edificante, ben confezionato apologo in stile Disney, beh, allora avete trovato il cavallo su cui puntare.

Nato per vincere

Il lancio di una moneta decise la sua sorte prima ancora che nascesse. In base agli accordi tra i due allevatori, il proprietario dello stallone Bold Ruler e quello delle due cavalle Hasty Matilda e Somethingroyal, la vittoria a testa o croce deciderà a chi toccherà scegliere quale dei due puledrini portare a casa. Il milionario Ogden Phipps, con la fortuna che lo caratterizza, chiama correttamente testa e si assicura la priorità sul piccolo di Hasty Matilda, la scelta biologicamente più avveduta; non immagina certo che la sua "contendente", la figlia di Mr. Chenery, che ha ereditato dal padre la passione per i cavalli da corsa pur avendola messa da parte per tanti anni per occuparsi di una grande famiglia, la sa più lunga di lui. Perché il puledro di Somethingroyal sarà un cavallo speciale: Secretariat, il più grande cavallo da corsa di tutti i tempi.


Un anno da ricordare, ispirato al romanzo biografico Secretariat: The Making of a Champion di William Nack, racconta la popolare epopea di Secretariat - per gli amici Big Red - concentrandosi sulla sua impresa più famosa, la Triple Crown nel 1973, ovvero la vittoria di tutte e tre le gare più importanti del circuito americano, il Kentucky Derby, il Preakness Stakes, il Belmont Stakes. Un successo che non veniva centrato da ben venticinque anni e che permise alla padrona del purosangue, la battagliera casalinga Penny Chenery, di affrontare le enormi spese per la successione delle proprietà paterne. Ma l'obiettivo della pellicola diretta da Randall Wallace è anche quello di ritrarre il rapporto che nasce tra Penny e il suo campione, l'alchimia singolarissima che si crea grazie all'impegno delle persone che si occupano di Secretariat, dal trainer in cerca di riscatto Lucien Laurin (John Malkovich) al devoto stalliere Eddie Sweat (Nelsan Ellis), passando ovviamente per il ruvido fantino Ronnie Turcotte (Otto Thorwarth), ma soprattutto la parabola di una donna che si è sempre dedicata agli altri e che ha la rara opportunità di realizzare qualcosa di eccezionale per sé stessa.

A Un anno da ricordare non riesce la Triple Crown, e non tutti i suoi sforzi si concludono in trionfo: Diane Lane, ad esempio, per quanto risplenda come sempre di pura eleganza, non riesce a infondere a nostro avviso in questo ruolo l'energia necessaria a fare giustizia al carisma, alla tenacia e al temperamento di Miss Chenery. Lo script di Mike Rich è troppo povero di idee per rendere eccitante una storia non solo ben nota ma anche infarcita di cliché, di soluzioni scontate e di battute prese di peso dai più convenzionali spiritual. La regia si limita a legare senza estro diversi buoni elementi, dalla fotografia alle interpretazioni, ma le cose migliori arivano proprio dalla pista: non è facile infondere tensione in scene di gara di cui tutti stanno già l'esito, ma Wallace fa un buon lavoro nel costruire i preludi alla partenza e nel ritrarre quello spettacolo naturale straordinario che sono i cavalli al galoppo.
Quello che manca a Secretariat, almeno dal punto di vista emotivo, sono gli esordi da perdente, l'esaltante, insperata ascesa di un cavallino in cui nessuno credeva, e un forte legame con il clima sociale del periodo ritratto: quello che insomma caratterizzava il più riuscito Seabiscuit - Un mito senza tempo. Secretariat nacque vincente, e divenne un fenomeno mediatico senza precedenti - elemento, anche questo, raffigurato in maniera abbastanza inefficace da Rich e Wallace. Ma se quello che cercate è un prevedibile, rassicurante, edificante, ben confezionato apologo in stile Disney, beh, allora avete trovato il cavallo su cui puntare.

Movieplayer.it

3.0/5