Loretta Goggi si iscrive alla Monsters University

La nostra chiacchierata con la bravissima show-woman che dopo aver prestato la sua voce alla severa Roz in Monsters & Co. si ripete anche nel prequel del film Pixar, in uscita il 21 agosto; 'Sono un'inguaribile romantica, innamorata della smielata Disney di una volta - ci ha raccontato -, ma questi film sono sconvolgenti, altro che opere per bimbetti!'

Se dovessimo scegliere il nome di un'artista che dia senso all'aggettivo "completa", ovvero un'attrice di talento, una cantante intensa, una show-woman poliedrica, una donna spumeggiante e briosa, in poche parole una vera stella del nostro firmamento, sceglieremmo sicuramente quello di Loretta Goggi. Regina del piccolo schermo grazie a memorabili sceneggiati televisivi (La cittadella, I miserabili, La freccia nera) e show di punta (Canzonissima e Fantastico, solo per citarne alcuni), interprete teatrale di razza (fino allo scorso aprile ha girato l'Italia per un anno e mezzo con il musical Gipsy), Loretta Goggi è anche una doppiatrice di culto; di chi credete sia la voce di Titti, nemesi storica di Gatto Silvestro? Ecco perché consideriamo un grande onore aver avuto la possibilità di scambiare qualche parola con lei sul doppiaggio di Roz, uno dei deliziosi protagonisti di Monsters & Co., che ritroviamo seppur per pochi minuti anche in Monsters University, il nuovo lungometraggio della Pixar in uscita il prossimo 21 agosto e in anteprima estiva il 13. Prequel del classico datato 2001, l'opera di Dan Scanlon fa un salto indietro nel tempo per raccontare le avventure di due giovani Mike e Sulley, gli eroici mostri del primo capitolo, alle prese con il durissimo percorso accademico per diventare spaventatori professionisti.

Signora Goggi, com'è stato ritrovare Roz, la severissima responsabile del reparto archiviazioni della Monsters Inc?
Devo dire la verità, mi sono molto meravigliata, ma poi pensando alla serietà di Disney e Pixar neanche tanto, che abbiano voluto ancora la mia voce anche solo per una piccolissima partecipazione. In fondo, però, da grandi professionisti non avrebbero mai permesso a qualcuno di dire, "Non mi sembra che la voce di Roz fosse questa!". Ecco, mi ha fatto molto piacere che mi abbiano voluto anche solo per una cosa così piccola. All'epoca ero in tour con Gipsy.

Da dove è partita per la caratterizzazione di Roz? Lei ha una vocalità da uomo... e in effetti in originale è proprio un uomo a doppiarla, Bob Peterson...
Esatto, in realtà non ho capito come mai abbiano voluto una donna con una voce da uomo. La cosa mi ha divertito tanto perché io sono partita tantissimi anni fa con Titti che tutto aveva fuorché una voce così. Abbiamo lavorato tanto insieme per inventarla, perché non sapevo come trovare la strada per avere una voce potente e forte. Poi abbiamo scoperto che io la mattina, finito di lavorare a teatro, dopo essermi alzata alle 6.00 e aver preso un aereo per arrivare al doppiaggio alle 9.00 avevo la voce così e abbiamo risolto! (ride)

Ha dovuto seguire le direttive arrivate dalla Pixar o ha potuto lavorare liberamente?
Le linee guida arrivano per forza perché sono professionisti serissimi e non si può scherzare. Abbiamo tentato due o tre strade per poter caratterizzare questa donna che deve sembrare forte, cattiva, che non guarda in faccia nessuno, che non ha sentimenti, ma che poi si scopre amica dei due buoni e gli dà anche una mano. In particolare ho trovato difficile trovare quella specie di rigurgito, di masticazione interna, quel "mmmmmm" che non mi veniva per niente facile dicendo "Buongiorno" e riprendere poi la battuta quando apriva la bocca. Sono piccole, piccolissime sfumature.

Un lavoro che non può essere improvvisato questo...
Nel nostro ambiente non si può improvvisare niente, per carità tutto si può fare, ma dipende da come vuoi che sia il risultato finale. Quando uno lavora bene è padrone di quello che fa e si diverte ed impegna; se invece le cose si buttano un po' così, con faciloneria, magari non te le ricordi e non le sai più fare perché ti sono venute per caso e non per uno studio vero. Naturalmente parlo in generale, senza avere la presunzione di aver intepretato il personaggio principale del film.

Monsters & Co. rivoluzionò all'epoca i film d'animazione, perché sovvertì il rapporto tra bambini e mostri, facendoli diventare amici. Riconosce l'importanza di questo salto di qualità?
Certo! Non c'è più l'uomo nero e la trovo una cosa bellissima!

Oggi i film "per bambini" riescono ad essere appetibili anche (e soprattutto) per un pubblico adulto. Lei è una spettatrice appassionata di questo genere? E cosa la affascina di più?
Fino a quando è vissuto mio marito, al cinema andavo pochissimo, magari si restava a casa vedendo sei o sette film contemporaneamente, facendo zapping e riuscendo a capire le trame. Monsters &Co. però l'ho visto e mi ha conquistata, anche se resto un'inguaribile romantica e siccome ho doppiato Bambi e tanti personaggi della Walt Disney celestiale, chiamiamola così, da Biancaneve a Cenerentola, il mio ricordo di bambina è legato a quel tipo di cartone animato e non per esempio, e me ne dispiaccio, a quello giapponese con gli occhioni grandi. Sì, mi piace di più quell'edulcorata e smielata Disney di una volta. E naturalmente anche questi film che sono tecnicamente sconvolgenti. Per non parlare poi delle trame. Non sono sceneggiature di filmetti per bimbi.

Monsters University è centrato sulla figura di Mike, un personaggio testardo e coraggioso che vuole andare oltre i limiti che gli vengono imposti dagli altri. Verrebbe da pensare (o sperare) che ci sia un Wazowski in tutti noi. Nella sua lunga carriera hanno mai provato a tarparle le ali, ripetendole in continuazione che non sarebbe stata in grado di fare questo mestiere?
Certo e se sono ancora qui devo ringraziare tutti quelli che me lo hanno detto. Vede, io sono una persona che si emoziona molto e mi dà fastidio essere fragile; allora il provino diventa una sfida con me stessa. Non conta se mi scelgano o meno, ma che io ce la faccia a farlo. Grazie a tutti i "No" che mi hanno detto, ho cantato, ho ballato, ho recitato, ho fatto le imitazioni, ho girato film. Credo siano le spinte più importanti per chi ha un grande amore per questo lavoro.

Lei ha fatto tutto! Cosa le manca?
Mi manca la vera pensione! I miei 35 anni di versamenti li ho già fatti, la pensione l'ho raggiunta nel 2000, ma ancora mi diverto troppo.

Non credo che il pubblico italiano la lasci andare così in fretta...
Il pubblico italiano è pronto a tutto, poveretto, nel senso che è stato bistrattato in questi anni da tante cose che non erano belle da seguire e vedere. Fortunatamente ci sono sempre stati teatro e cinema a mantenere in vita gli intenditori. Chi va a teatro non va a vedere cose brutte, e lo stesso discorso vale per il cinema. Escludendo i cinepanettoni, i bei film il pubblico li sa riconoscere e il buon gusto il pubblico è riuscito a mantenerlo nonostante.

Oggi il mondo dello spettacolo è completamente cambiato rispetto a qualche anno fa. C'è maggior visibilità, si diventa famosi velocemente e altrettanto velocemente si finisce nell'oblio, se non si ha qualcosa da dire. Che suggerimento darebbe a una ragazza o a un ragazzo che volessero diventare degli attori?
Sdrammatizzerei questa domanda con una battuta che mi faceva sempre mio marito quando, commentando certi reality show o talent gli facevo notare che era crudele far vivere due anni di delirio ai ragazzi, per poi farli tornare nell'anonimato. Lui mi diceva sempre, "Pensa se non avessero fatto altro che raccogliere spazzatura in un grande magazzino, almeno avranno qualcosa da ricordare", e da quel momento mi sono detta che non era giusto giudicare o dire cosa fosse giusto o cosa non lo fosse. Dipende poi da quello che vuoi nella vita e quando sei giovane non lo sai, lo scopri strada facendo.

E adesso cosa farà di bello?
Il 28 aprile ho finito la tourneè di Gipsy, ho avuto una cattiva esperienza con la produzione per cui non lo riprenderò e mentre aspetto che i diritti scadano, ho già trovato due o tre proposte molto interessanti, ma se ne riparlerà il prossimo anno, adesso sto ferma. Ho lavorato troppo, oltre un anno e mezzo senza nemmeno un giorno di vacanza, quindi...