Recensione Vulgaria (2012)

La pellicola riesce a trascinare lo spettatore sin dalle prime battute, e con uno stile di scrittura sarcastico e dissacratorio Pang smonta i miti dello star-system, mettendo sotto la lente di ingrandimento i livelli più bassi e meno lucenti del mondo del cinema. 90 minuti di battute al fulmicotone e situazioni al limite del grottesco, per una satira intelligente e corrosiva.

Le volgari confessioni di un produttore pericoloso

Introdotto dalla direttrice del Far East Film, Sabrina Baracetti, come l del regista di Hong Kong, Vulgaria è il terzo film di Pang Ho-Cheung presente in questa quattordicesima edizione del festival udinese. Mettendo da parte ingombranti paragoni, l'opera numero 11 di Pang rischiava di diventare una commedia triviale e autoreferenziale, vista la messe di citazioni e la particolare ambientazione nel mondo dei film trash e a bassissimo costo. Ma il regista hongkonghese è riuscito a portare avanti la sua opera in maniera coerente sin dal titolo, senza scivolare mai sulla classica "buccia di banana".
Il protagonista, interpretato dall'ottimo Chapman To (presente in concorso anche con la commedia d'azione The Bounty), è To Wai-Cheung, un produttore che all'inizio del film si trova davanti a un numeroso gruppo di studenti di cinema, intervistato dal loro professore, suo vecchio amico. To, senza peli sulla lingua, comincia a spiegare loro quale sia il ruolo del produttore nella creazione del film e quali siano gli sforzi e i sacrifici che ciascuno deve compiere per riuscire nella missione di realizzare un'opera cinematografica. Con tutta la serietà possibile, To si inoltra in esplicite metafore sessuali fino a descrivere il surreale mondo col quale ha a che fare quotidianamente. Iniziano una serie di lunghe digressioni che aprono una finestra sulla vita privata e lavorativa dell'uomo, ormai fermo da troppo tempo e in cerca di un nuovo progetto da far partire, dopo il rigetto di una società di firmare un contratto di "product placement" (il regista vi aveva inserito il dettaglio che la società finanziaria era una fornitrice di al-Quaida).

L'occasione arriva quando entra in contatto con un losco e ambiguo individuo, Tyrannosaurus, gangster appartenente alla Triade. Invitato a incontrarlo in un ristorante del Canton, la cena si trasforma per To in una prova di resistenza infernale: i piatti esotici, inimmaginabili, oltre che immangiabili, per un hongkonghese si rivelano a base di tartaruga, gatto, e altre specie domestiche, fino alla vagina di bue. Questa lunga sequenza delirante è uno dei momenti più esilaranti del film anche grazie alla gigionesca interpretazione di Ronald Cheng nei panni del depravato Tyrannosaurus. Il film che il gangster vorrebbe produrre è un omaggio al classico della sua infanzia, Confessions of a courtesan, un film per adulti con protagonista l'allora bomba del sesso Susan Shaw (che nel film interpreta se stessa). L'invecchiata pin-up, secondo i desideri di Tyrannosaurus, dovrebbe essere la protagonista - ma per evitare di spaventare gli spettatori e grazie ai miracoli della tecnologia, il produttore sostituisce a quello della Shaw il corpo fresco della stellina nascente Popping Candy.
Dopo un'ultima prova - l'accoppiamento con una mula - la pellicola salta, come accadeva nei vecchi b-movie: nonostante l'evidente riferimento tarantiniano, Pang utilizza questo stratagemma per rimuovere dal racconto un evento traumatico nelle memorie del produttore, un fatto che comunque riemergerà durante i titoli di coda. Pang compone un processo di demistificazione che ha il suo riflesso nelle dichiarazioni del produttore davanti agli studenti di cinema: infatti, tutte le sue verità e confessioni, non sono altro che un modo per destare curiosità nel suo ultimo progetto e generare "hype" nel web, affinché il film possa uscire nei cinema. Un curioso mcguffin metacinematografico per mettere alla berlina i vizi e le pratiche comuni (ma ufficialmente occultate) di molti cineasti.
Il film è stato girato in dodici giorni e con un budget ridotto, il che ha dato la possibilità a Pang Ho-cheung di costruire un film nella maniera che preferiva, con quella libertà, sia narrativa che estetica, che sono parte del bagaglio cinematografico della Hong Kong più viva e sorprendente. La pellicola riesce a trascinare lo spettatore sin dalle prime battute nei racconti di vita di To, e Pang con uno stile di scrittura sarcastico e dissacratorio smonta i miti dello star-system, mettendo sotto la lente di ingrandimento i livelli più bassi e meno lucenti del mondo del cinema. 90 minuti di battute al fulmicotone e situazioni al limite del grottesco, per una satira intelligente e corrosiva.

Menzione speciale per il personaggio di Popping Candy, le cui dolci e scoppiettanti pratiche orali tratteggiano una perfetta macchina da gag e ci presentano un'attrice, Dada Chan, che buca lo schermo con grande disinvoltura.