Recensione Una ragazza e il suo sogno (2003)

Le difficoltà di una ragazza americana a inserirsi negli ambienti aristocratici inglesi...

Lacrime controllate artificialmente

Henry Dashwood è un aristocratico candidato al governo britannico. Tutto nella sua vita procede secondo un rigido codice di comportamento, quando arriva a scombinare la situazione la figlia diciannovenne che l'uomo non sapeva di avere. La giovane americana sconvolgerà la vita dell'uomo, imponendosi con la sua spontaneità e allegria.
Il film racconta semplicemente le peripezie della ragazza nel suo affermarsi all'interno di una chiusa alta aristocrazia tradizionalista. E' ovvio che un lavoro come questo non ha molte pretese, ma vuole essere solo una favoletta condita da una protagonista carina, dei personaggi classici, e un pò d'ironia.
Niente che non si sia già visto e che non si continuerà a vedere ancora per molto.
Lo svolgimento risulta peraltro prevedibile sin dall'inizio, instradato su solidissimi binari. Ciò prevede la presenza di dialoghi assolutamente incosistenti, abbracci e lacrime a buon mercato e tutto quanto è previsto da ogni buona commediola banalotta che si rispetti.

Si va avanti senza sbalzi, senza particolari impennate, ma anche senza affanni. Il cast non fa altro che dare voce a una sceneggiatura che, pur nel suo genere, risulta poco intrigante e a tratti decisamente stucchevole. Per dirla in altre parole si assiste a delle situazioni viste e riviste migliaia di volte, di cui francamente ne abbiamo fin troppo; la grazia della giovane attrice protagonista non basta a salvare un film che già punta molto in basso. In generale tutti gli attori recitano in maniera funzionale alla storia, e quindi mediocre.
In questo caso parlare di fotografia e musica pare quasi superfluo. La prima si attesta nella normalità, la seconda è rappresentata da brani di pop inglese, che non aggiungono nulla di particolare al quadro generale.
Anche la regia non brilla, per due motivi principalmente: è girato in maniera fin troppo tradizionale, "senza rischi" (passatemi il termine); è volutamente banale nell'inquadrare le dimensioni dei personaggi, quasi va a rappresentare i protagonisti come dei pupazzi in balìa della storia.

In definitiva, può piacere a chi ama i film che non lasciano nulla allo spettatore, meno di un divertissment cinematografico, vicino alla commedia che strappa le lacrime e poi rassicura.
Dispiace, ma fino a che il cinema "leggero" americano sfornerà questi prodotti, ci sarà da rivolgersi a qualche altro genere.