Recensione Tales Of The Night (2011)

Sei piccole fiabe 'cinematografiche' compongono il nuovo lavoro di Michel Ocelot. Il talento dell'autore di Azur e Asmar trova la sua naturale dimensione da 'teatrino delle ombre' nel 3D. I profili dei protagonisti si stagliano su scenari da sogno, e prendono vita sotto lo sguardo meravigliato degli spettatori.

La magia delle ombre

Due ragazzi, un anziano sceneggiatore e la magia del cinema per raccontare sei fiabe notturne, e giocare a trasformarsi di volta in volta in licantropi, principesse e sovrani, molto altro ancora. Per il suo Tales of the Night, originariamente concepito come un progetto televisivo, Michel Ocelot si avvale della tecnica del 3D per dare più profondità al suo magico teatrino delle ombre, nel quale si muovono le esili figure da lui immaginate, protagoniste di storie straordinarie. Sotto lo sguardo attento di un gufo, i tre protagonisti discutono animatamente sulle infinite possibilità di trasformarsi in personaggi e interagire tra di loro, cambiando rapidamente costumi, acconciature, copricapi e immergendosi di volta in volta in storie sempre diverse.
Il film si apre con una favola nera, quella di due sorelle innamorate dello stesso giovane, uno sfortunato ragazzo che nelle notti di luna piena si trasforma in un lupo feroce. Si cambia completamente scenario per la storia di Ti Jean, avventuroso ragazzo che scivolando giù per un lungo cunicolo approda nel colorato e bizzarro Regno dei Morti, e poi ancora con storie ambientate durante la civiltà maya, fiabe di cavalli parlanti e tamburi magici.

Si tratta di storie la cui semplicità le rende fruibili ad un pubblico di bambini, ma illustrate con una sorprendente ricchezza visiva che non mancherà di stregare anche gli adulti. La magia di Ocelot infatti, è nelle figure essenziali, ma splendidamente disegnate che si materializzano sul grande schermo. Ombre e profili di cui scorgiamo solo gli occhi e gli abiti, anche questi tratteggiati con lineare efficacia, che si tratti di veli, gioielli splendenti o sontuosi copricapi, che si stagliano su scenari da sogno e prendono vita sotto lo sguardo meravigliato degli spettatori.
Il 3D in questo caso, si pone al servizio delle immagini, e non fa a pugni con lo stile di Ocelot, ma al contrario ne enfatizza la natura "teatrale" invitando lo spettatore ad accarezzare con lo sguardo i diversi livelli di cui si compongono gli scenari, che si tratti di fronde dal tratto delicato e prezioso, come un intarsio, palme lussureggianti o enormi draghi feroci. D'altra parte quello dell'artista francese è uno stile che che deve molto all'animazione tradizionale, pur mantenendo la freschezza delle produzioni più recenti.

A voler trovare un difetto in Tales of the Night, è proprio nella suddivisione episodica, che rallenta un po' il ritmo del film, in modo particolare durante i "passaggi" da una storia all'altra che rischiano di essere ripetitivi e stancare. Se è vero il buio delle sale cinematografiche si presta ad accogliere gli straordinari scenari di Ocelot, va detto che in questo caso sarebbe stato meglio suddividere le storie in singoli episodi per il piccolo schermo.

Movieplayer.it

4.0/5