Recensione Il cacciatore di ex (2010)

Con Gerard Butler duro dal cuore tenero da un lato, ed una Jennifer Aniston seducente come non mai dall'altro, questa commedia che strizza l'occhio al poliziesco sa far valere uno script vivace e ricco di spunti accattivanti, regalando allo spettatore un intrattenimento di livello quantomeno discreto.

L'uomo è cacciatore

Il fatto che l'uomo venga definito cacciatore, in campo sentimentale, non è certo una novità. Lo stesso ragionamento si può fare, volendo, per il ruolo del "bounty killer", che è stato più volte immortalato sul grande schermo, soprattutto nei western. Ecco, l'aspetto più innovativo della vivace pellicola diretta da Andy Tennant (già autore di Hitch e Anna and the King) risiede proprio nella natura del soggetto, capace di fondere i due archetipi in un'unica figura, quella impersonata con mascolina tracotanza da Gerard Butler. Un po' come quando sulle riviste di enigmistica si uniscono tra loro i puntini e dalla traccia esce fuori un disegno nuovo, insospettabile a prima vista. Ed è grazie a una trovata come questa che Il cacciatore di ex riesce a differenziarsi da altri prodotti cinematografici, tendenzialmente orientati verso lo stesso argomento.

Diciamoci la verità, negli ultimi tempi di commedie a stelle e strisce dedicate ai più o meno tumultuosi rapporti tra ex se ne sono viste fin troppe. In alcune è l'aspetto romantico a prevalere, in altre è una certa demenzialità di fondo a reggere il gioco, favorendo peraltro esiti boccacceschi. Ma di qualunque prospettiva si tratti, il risultato solitamente non cambia: sia che prevalgano le situazioni pepate, sia che venga messo in primo piano il romanticismo, la sensazione del già visto è presto nell'aria.
Sarebbe eccessivo, d'altro canto, sostenere che Il cacciatore di ex sia totalmente immune da simili pecche. Nondimeno succede che la piacevolezza della visione trovi continua conferma nell'arguzia dei dialoghi, nella freschezza dei toni che accompagnano il definirsi dei rapporti tra i personaggi, nel carattere inaspettato di alcune gag, nella stessa parafrasi dei generi che sostiene l'opera offrendole, quasi sempre, un'impalcatura adeguata alle circostanze; adeguata, occorre forse specificare, in quanto frizzante e scorrevole.
Basterebbero poi le facce e i saltelli in cui si produce Gerard Butler, quando come incarico gli viene proposto di riacchiappare l'amata/odiata ex moglie e di consegnarla alla giustizia, per giustificare ampiamente il prezzo del biglietto. Il buon livello di affiatamento che hanno raggiunto sul set l'attore di origini scozzesi e la sempre incantevole Jennifer Aniston, spalleggiati peraltro da uno stuolo di bravi caratteristi, è tra le note positive del film. Specialmente Butler, nei panni di un ex agente di polizia assunto da un'agenzia privata per fare il cacciatore di taglie (non è un caso che il titolo originale sia proprio The Bounty Hunter), era chiamato in qualche modo alla classica prova del nove: eccolo, cioè, nelle condizioni di farsi valere non solo come concentrato di addominali e bicipiti poderosi, ma quale attore capace di variare dall'action movie nudo e crudo a ruoli comprensivi di un certo humour. A conti fatti, l'esame può dirsi superato con una sufficienza tutt'altro che striminzita. Altrettanto a suo agio Jennifer Aniston nella parte della giornalista sempre a caccia di un'inchiesta importante, inevitabilmente stressata, che anche in amore sa alternare la dolcezza e gli artigli.
Mettendo a disposizione inseguimenti, colpi di scena, intrighi polizieschi, baruffe tra (ex) innamorati e zuccherose riconciliazioni, lo script della navigata Sarah Thorp (già capace in passato di barcamenarsi, con discreto profitto, tra il linguaggio della commedia e quello del thriller) ha indubbiamente aiutato Andy Tennant, solido mestierante quasi mai illuminato in carriera da sprazzi di vera genialità, ad imbastire una pellicola di intrattenimento divertente che, a tratti, riecheggia quelle tonalità giallo/rosa su cui il cinema americano medio sapeva lavorare splendidamente, qualche decennio fa; con l'aggiunta, senz'altro gradita, di notazioni politicamente scorrette poste in modo da rendere la vicenda un po' più maliziosa e piccante, grazie anche ad opportune declinazioni dell'ormai consueta "guerra dei sessi".