Kill Your Darlings: Daniel Radcliffe al Lido nei panni di Allen Ginsberg

Presentato alle Giornate degli Autori, l'esordio alla regia di John Krokidas affida all'ex maghetto Daniel Radcliffe il ruolo dell'autore di L'urlo per un film che celebra la nascita della Beat Generation.

Un debutto alla regia davvero impegnativo quello di John Krokidas che con Giovani ribelli - Kill Your Darlings ha messo in scena i protagonisti della Beat Generation per raccontare il momento in cui è nato questo movimento letterario. Ma, se possibile, ancora più impegnativa deve essere stata la sfida di Daniel Radcliffe che nel film interpreta il personaggio di Allen Ginsberg, misurandosi con una figura complessa della cultura novecentesca e cercando allo stesso tempo di allontanarsi sempre di più dalle caratteristiche del personaggio che lo ha reso noto a livello globale, Harry Potter. Sia che Radcliffe che Krokidas sono venuti a presentare il loro film qui a Venezia, selezionato alle Giornate degli Autori, un film che si concentra sull'atto di nascita della Beat Generation e vede in scena non solo Ginsberg, ma anche Jack Kerouac e William Burroughs. I tre si conobbero nel '44 a New York, quando frequentavano la Columbia University e vennero messi in contatto da Lucien Carr (interpretato da Dane DeHaan) che, pur non avendo mai scritto nulla, è tutt'ora considerato la musa e l'anima del movimento. Giovani ribelli - Kill Your Darlings racconta perciò la storia di quattro ragazzi inquieti e ribelli, convinti di poter fare qualcosa di importante nella loro vita ma ancora indecisi sulla strada da prendere. A forza di bravate, però, finiranno per mettersi nei guai, in particolare Lucien Carr...In uscita nelle sale italiane dal 7 ottobre in più di duecento copie, il film è ispirato al romanzo scritto da Kerouac e Burroughs nel 1945 e pubblicato solo nel 2008, un anno dopo la morte di Lucien Carr.

Daniel, cosa sapevi di Allen Ginsberg prima di cominciare questo film e cosa hai imparato da questa esperienza?
Daniel Radcliffe: Già intorno ai 14 anni conoscevo Ginsberg e soprattutto la sua opera più nota, L'urlo, di cui però avevo letto solo il primo verso. In realtà, ancor prima di girare il film, avevo molta più familiarità con un altro autore della Beat Generation, William Burroughs. Lo trovavo più nelle mie corde, in particolare Il pasto nudo. Ovviamente il copione di Kill Your Darlings mi ha dato una scusa per immergermi nell'opera di Ginsberg, cosa che mi ha fatto molto piacere, perché amo la poesia come genere letterario. Ho fatto molte ricerche, ho studiato la sua vita privata e, insomma, strada facendo ho cominciato ad avere la sensazione di entrare nella mente di questo genio, in particolare in quel periodo in cui, da adolescente, aveva la sensazione di poter fare delle cose grandi, ma non riusciva ancora a focalizzare in che forma si sarebbero espresse le sue qualità.

John, quando hai cominciato a pensare che Radcliffe fosse adatto a interpretare questo ruolo? John Krokidas: Il ruolo di Ginsberg che avevo scritto con Austin Bunn, il mio co-sceneggiatore, era molto complesso, visto che inizialmente appare come un figlio rispettoso e poi man mano cresce e diventa più estroverso, arrivando a manifestare tutta una serie di chiaroscuri caratteriali. Perciò, all'inizio, quando mi è stato proposto Daniel, mi sono chiesto se sarebbe stato in grado di incarnare questo personaggio. Lui ovviamente era notissimo per Harry Potter e io non lo conoscevo di persona. Comunque, gli abbiamo mandato la sceneggiatura e, dopo, ci siamo incontrati. Visto che per me si trattava del primo film e della responsabilità di scegliere il protagonista del mio esordio, ero molto emozionato e ho avuto la sensazione che per un regista conoscersi con un attore è un po' come andare al primo appuntamento sentimentale. Volevo che tra noi nascesse una fiducia reciproca, perciò abbiamo parlato non solo delle caratteristiche del personaggio, ma anche di cose personali. Solo dopo esserci conosciuti bene, ho deciso che fosse il momento giusto per fare il provino. A quel punto ho capito tre cose: era il miglior attore possibile per quel ruolo, ci fidavamo completamente l'uno dell'altro e, infine, ho avuto la bellissima sensazione che ci saremmo divertiti. E così è successo.

Daniel, invece tu hai sentito molto la pressione e la responsabilità di interpretare questo personaggio Daniel Radcliffe: No, non molto, forse proprio perché non avevo una adorazione per Ginsberg prima di cominciare a lavorare al film. Certo, ho sentito la responsabilità di dare una interpretazione corretta e forte, profonda, e questo soprattutto in relazione al personaggio così come John lo aveva scritto nella sceneggiatura. Forse, se avessi dovuto interpretare John Keats - sapete, ho un'ossessione per lui - forse allora sì, avrei sentito una vera pressione.

Un cambio di registro recitativo così forte, rispetto a Harry Potter, che effetto potrà avere, secondo te, sui tuoi tantissimi fan? Sei preoccupato per questo? Daniel Radcliffe: No, perché mi hanno già accompagnato in tutto quel che ho già fatto dopo Harry. Sin da quando ho fatto a teatro Equus, che tra l'altro è stata per me una sfida maggiore di questa, i miei fan hanno continuato a seguirmi e a supportarmi. In realtà, però, credo che si tratti semplicemente di buoni e di brutti film. I film di Harry Potter erano buoni, e così questo. Perciò credo che non ci siano problemi e penso anche che magari saranno eccitati dal fatto che posso interpretare anche ruoli non convenzionali.
A proposito di ruoli successivi a Harry Potter, puoi raccontarci qualcosa della nuova stagione di Appunti di un giovane medico e del tuo rapporto con l'altro protagonista, John Hamm, che interpreta il tuo stesso personaggio da adulto? Daniel Radcliffe: Con John Hamm c'è un rapporto fantastico, lui è un attore molto tecnico. Credo che gli spettatori ameranno la seconda stagione, perché è allo stesso tempo più divertente e più dark della prima.

John, da regista e sceneggiatore alla tua prima opera, non hai avuto la sensazione che stessi correndo un grosso rischio nel tratteggiare delle figure leggendarie come Ginsberg, Kerouac, Burroughs? John Krokidas: In effetti, all'inizio avevo una terribile paura. Poi, insieme a Austin Bunn, abbiamo cominciato a pensare che non erano le icone che dovevamo raccontare, quanto la fase precedente, quando erano dei semplici ragazzi. Nel 1944, anno in cui è ambientato il film, loro avevano diciotto, diciannove anni, o poco più. Erano semplicemente dei ragazzi insicuri che, come tutti a quell'età, hanno una grande energia, senza sapere bene dove e come canalizzarla, ma che vogliono realizzare comunque qualcosa di grande. Quando abbiamo capito questa cosa, abbiamo anche deciso che non dovevamo lasciarci ossessionare dalla ricerca delle rispettive biografie, quanto concentrarci sui singoli personaggi. Lo stesso ragionamento l'ho fatto agli attori. Jack Huston ad esempio era molto spaventato perché doveva interpretare Jack Kerouac e io gli ho detto semplicemente: stai per interpretare un ragazzo che si chiama Jack e frequenta la Columbia University perché ha vinto una borsa di studio grazie al football. Tutto qua.
Daniel Radcliffe: Sì, sono d'accordo con John. Anch'io, non interpretavo Ginsberg, ma semplicemente un ragazzino di nome Al che, quando arriva alla Columbia, comincia a pensare che tutti sono più intelligenti e ricchi di lui, che cerca di farsi strada, di andare avanti, si innamora e pian piano capisce qual è la sua strada.

Qui al festival sono presenti anche i tuoi genitori. Hanno amato il film? Daniel Radcliffe: Sì, l'hanno visto e l'hanno amato molto. Per fortuna, il mio rapporto con mia madre è molto meno complicato di quello di Ginsberg. [ride]
I tuoi fan sono numerosissimi e ti seguono ovunque, anche qui. Si sentono le loro urla, sono tutti qua fuori dalla sala che non vedono l'ora di poterti incontrare. Com'è vivere in questo modo?
In realtà, vi assicuro, non è sempre così. Ora siamo in un festival, sanno che sono qui e sono venuti apposta. Certo, se mi dite che in Italia succede sempre così, bene a sapersi [ride]. Comunque sono diventato famoso da quando avevo appena undici anni e ormai devo dire che ho imparato a conviverci ed è sempre una bella sensazione: un po' strana, ma senz'altro lusinghiera.

Un'ultima domanda a John. Come mai hai deciso di girare il film in pellicola, in un periodo in cui ormai quasi tutti si stanno convertendo al digitale? John Krokidas: Innanzitutto per l'ambientazione: siamo negli anni Quaranta e volevo una sensazione da film noir. Anzi, proprio nel 1944, usciva La fiamma del peccato di Billy Wilder ed è un po' a quel tipo di film che abbiamo fatto riferimento, almeno sotto il profilo stilistico. In proposito, mi sono rivisto anche diversi film di Jean-Pierre Melville. Poi, ovviamente, abbiamo dato al film un aspetto più contemporaneo, usando la camera a spalla e un certo tipo di colore. In ogni caso, abbiamo fatto dei test in digitale, ma non eravamo soddisfatti. Per questo tipo di storia, mi sembrava che in digitale il colore fosse troppo innaturale.