Kate Hudson e Liev Schreiber a Venezia in The Reluctant Fundamentalist

Il cast multietnico di Mira Nair a Venezia con la regista per presentare un thriller a sfondo politico che si snoda tra New York e Lahore.

La regista Mira Nair abbandona momentaneamente la sua nativa India per occuparsi di temi internazionali come il crollo delle Torri Gemelle, l'ascesa del terrorismo internazionale e la possibilità di un sogno alternativo a quello americano, un sogno radicato in un paese povero e tormentato come il Pakistan. L'occasione è l'adattamento del romanzo di Mohsin Hamid The Reluctant Fondamentalist, bestseller internazionale che parte dall'esperienza dell'autore a Princeton e nel mondo dell'alta finanza americana per cercare di spiegare come un immigrato perfettamente integrato nella società occidentale possa mettere in discussione i valori occidentali a causa di pregiudizi e razzismo. La questione, in realtà, è molto più complessa e a tentare di spiegare il groviglio di temi toccati da The Reluctant Fundamentalist ci provano la regista Mira Nair, accompagnata dai suoi interpreti Kate Hudson, Liev Schreiber, Riz Ahmed e dall'autore del romanzo e co-sceneggiatore Mohsin Hamid.

Per una regista indiana deve essere una sfida enorme realizzare un film sul Pakistan moderno.
Mira Nair: Io sono stata per la prima volta in Pakistan sei anni fa e sono molto rimasta colpita da una terra che faceva parte della mia tradizione, nonostante in India non si parli più di tanto del Pakistan. Il vero Pakistan è molto diverso da ciò che riportano i giornali, è un paese estramente complesso, non vi è solo il terrorismo come vorrebbero farci vedere e io volevo raccontare la storia di persone comuni, come me, anche se calate in contesti particolari. Il romanzo di Hamid è stata l'occasione per creare un ponte tra Oriente e Occidente, narrando la storia di persone come me che appartengono a entrambi i mondi. Volevo mettere in scena i dubbi, le lacerazioni e i drammi di queste persone, ma soprattutto volevo mostrare come sia possibile un dialogo.

Mira, tu l'11 settembre 2001 tu eri a Venezia per ritirare il Leone d'Oro. Cosa ti ricordi di quei giorni?
Mira Nair: Io ero appena arrivata a Toronto dopo aver partecipato al festival di Venezia. Ero sconvolta, ma la mia principale preoccupazione era che mio marito e i miei figli, che vivono a New York, stessero bene. Sono riuscita a comunicare con loro solo dopo una settimana e sono stata profondamente scossa dal fatto che ad essere colpito era un posto multietnico, costruito da popoli di tutto il mondo. Questo evento ha influenzato profondamente persone come me e come Mohsin, che ha sentito la necessità di scrivere addirittura un libro.

Una curiosità. Perché in questo film Kate Hudson è mora? C'è una ragione specifica?
Mira Nair: In realtà volevo evitare lo stereotipo dello straniero che si innamora di una bionda e Kate è stata d'accordo con me. E' un'attrice molto intuitiva e si è lanciata nell'avventura permettendo che l'attenzione si concentrasse sulla complessità del suo personaggio.

Liev, il tuo personaggio nasconde una serie di segreti che lo rendono estremamente interessante.
Liev Schreiber: Mira ha voluto che il mio personaggio fosse altrettanto profondo e complesso del protagonista. Il mio è un personaggio letterario e la sua presenza in Pakistan deve essere giustificata dalla storia e dal suo essere un agente della CIA. Ciò che mi ha colpito di più del romanzo da cui il film è tratto è l'eleganza della conversazione tra due personaggi che si trovano agli antipodi di fronte a una tazza di tè, che fanno un gesto semplice mentre parlano di argomenti estremamente delicati.

Mira, come pensi che verrà accolto in America il film?
Mira Nair: Spero che il pubblico capisca che il film è stato fatto da un gruppo di persone che ama gli Stati Uniti. Il mio tentativo è quello di superare i pregiudizi della massa e di certa stampa. Io ho studiato in America e ora viaggio tra i due mondi. A differenza di ciò che ha detto Bush non credo che sia necessario schierarsi a favore o contro. Vi è una terza via, un compromesso che condanna ogni violenza.

Mohsin Hamid: Non c'è solo un'America. Ci sono milioni di americani e il film verrà accolto con milioni di reazioni diverse. Io vorrei contribuire a eliminare le etichette, voglio essere considerato una persona e voglio valutare le altre persone come esseri unici, indipendentemente dalla nazionalità. E' un approccio d'amore. Mira abita da tanto tempo negli Stati Uniti, ama e conosce l'America e come lei ci sono tantissime persone stanche di sentir inneggiare all'odio e alla violenza.

Da interpreti condividete degli elementi comuni con i nostri personaggi? Come loro vi sentite outsider?
Riz Ahmed: Anche io, come il mio personaggio, ho frequentato l'università con alle spalle un background non comune e il suo percorso è per certi versi vicino al mio. Amo la sua complessità e, dal momento che sento che mi appartiene, ho cercato di renderla al meglio.

Kate Hudson: Erica, il mio personaggio, ha vissuto una tragedia profonda. Il suo percorso di guarigione passa attraverso lo scoprire di poter ancora amare un uomo. La scoperta avviene tramite la conoscenza del protagonista che viene da un mondo completamente diverso da suo. A volte mi sento un outsider perché sono un po' pazza, come tutti gli attori.

Liev Schreiber: La cosa buffa è che gli attori partono da outsider e lavorano per diventare più simili agli altri. Il mio personaggio vuole appartenere a un posto da cui è compleatmente avulso. Per questo vive e frequenta ambienti tipicamente pakistani, ma questo rivela un suo dolore interno, una sua estraneità dalla sua patria dalla quale si allontanato.

Nel film la dimensione religiosa sempre secondaria rispetto ad altri temi. E' una valutazione esatta?
Mira Nair: Non credo che nel film il fondamentalismo religioso venga trascurato. Ho creato un parallelismo tra il fondamentalismo religioso orientale e il fondamentalismo economico occidentale. Il mio protagonista ripudia il sistema finanziario americano e, quando fa ritorno in patria, si trova costretto a rifiutare il fanatismo e la violenza degli estremisti che lo vorrebbero pronto a combattere. Lui è un giovane che si innamora dell'America e tenta di realizzare il sogno americano, ma poi si rende conto di essere sempre visto come un estraneo, come un diverso e così rimette in discussione la sua intera esistenza.

Mohsin Hamid: A volte la religione viene vista come l'elemento magico della storia, ma io narro la storia di un personaggio che non è particolarmente religioso. La religione non è al centro dei suoi dubbi come invece lo è la politica perciò ho preferito focalizzarmi sull'aspetto umano e laico.