Giffoni 2013, Sacha Baron Cohen: un camaleonte si racconta

Da Borat a Bruno: i ricordi più esilaranti di Sacha Baron Cohen condivisi al Giffoni Film Festival con giornalisti e giurati.

Quando affrontare gli stupidi (veri), cosa non dire alla stampa e come evitare di finire in galera: i racconti di Sacha Baron Cohen in chiusura del 43° Giffoni Film Festival coprono una rosa di eventi a dir poco variegata e ripercorrono, tappa per tappa, una carriera irriverente e talvolta pericolosa. Il più "divo" tra gli ospiti internazionali della kermesse campana ritornerà sul grande schermo con Fotti la notizia (sequel di Anchorman, al cinema il 20 dicembre su distribuzione Universal), ma nel frattempo risponde divertito a tutte le curiosità dei piccoli giurati, di gran lunga più apprezzate - parole sue - di quelle dei giornalisti.

Qual è l'esperienza più surreale vissuta da Bruno?
Per il film sono andato ad intervistare il Primo Ministro della Giordania a casa sua, con l'accortezza di fare uscire il girato dal castello prima che si accorgesse della situazione. Infatti il giorno dopo ha scoperto chi fossi ed era furioso al punto che rischiavo di finire in galera. Per evitare l'arresto mi hanno suggerito di chiedere protezione nelle alte sfere e per fortuna uno dei principi era un mio grande fan quindi sono andato nel suo palazzo a cercare aiuto. Il capo della mia sicurezza, che faceva parte dei servizi segreti inglesi, mi ha sconsigliato di farlo, temendo un'imboscata. Invece il principe mi ha accolto dicendo che era lui il vero Alì G e invitandomi a restare. Così sono stato con lui dalle 4 del pomeriggio all'1 di notte. Quando ho riacceso il telefonino ho trovato un messaggio del bodyguard allarmatissimo che mi diceva: "A questo punto sarai stato di sicuro catturato, sto organizzando un'operazione di recupero per salvarti". Ovviamente l'ho chiamato subito per tranquillizzarlo, ma ho rischiato grosso.

A quali altre situazioni "estreme" ti sei sottoposto per amore dei personaggi?
Per Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan non mi sono lavato per una settimana: volevo che la gente pensasse che venivo da un paese non civilizzato. E mi son fatto crescere quei baffi ridicoli con cui andavo in giro ovunque. Invece per Bruno mi sono sottoposto a depilazione totale per mesi e per me che sono piuttosto peloso è stato piuttosto forte, non quanto però il rischio di essere picchiato che ho corso durante le riprese.

A chi ti sei ispirato per Il dittatore?
Ho tratto ispirazione da Gheddafi, che consideravo un bastardo ma al tempo stesso un individuo ridicolo e stravagante. Mentre mi documentavo per la sceneggiatura in Medio Oriente accadevano situazioni che hanno reso il copione più attuale che mai.

Com'è nata l'idea di Julien, il re dei lemuri che hai doppiato in Madagascar?
Mi sono reso conto che molte delle pellicole più riuscite dell'ultimo periodo sono d'animazione. Shrek mi ha molto divertito e in effetti sono stato molto felice quando ho ricevuto la proposta di creare un personaggio per questa saga. Ho chiesto le registrazioni delle voci esistenti e ne ho messa a punto una mia, ma appena i produttori l'hanno ascoltata non hanno riso né pianto né espresso alcuna reazione. Allora per quattro ore ho tirato fuori tutto il mio repertorio finché non è uscito fuori questo mix mezzo francese e mezzo indiano un po' idiota, tanto folle e parzialmente improvvisato.

Cos'hanno in comune, invece, i ruoli nei due musical, Les Misérables e Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street?
Entrambi sono veri e propri bastardi, in effetti sembra che siano la mia specialità! (Ride) Il primo pensa solo al tornaconto, il secondo truffa chiunque per farsi largo nella vita. A Tim Burton ho chiesto di esibirmi dal vivo e me l'ha concesso, anche se a malincuore perché è un professionista preciso e accurato, e per due ciak ho cantato in presa diretta. Quasi tutto il materiale, poi, è stato utilizzato nel film e mi ha permesso di avanzare la stessa richiesta sul set successivo. Per me è stato a dir poco liberatorio.

Il progetto da protagonista nei panni di Freddie Mercury è saltato. Le dispiace?
Sono cresciuto con i Queen e sono un grande fan, so che il progetto aveva il potenziale per diventare un buon film e credo possa ancora trovare le condizioni per esserlo.

Qual è il primo ricordo legato al cinema?
A sei anni i miei fratelli maggiori riuscirono a farmi imbucare al cinema a vedere Brian di Nazareth dei Monty Phyton e sono rimasto folgorato. Date la colpa a loro se pensate che ci sia qualcosa che non va nella mia testa! Mi ha cambiato la vita e da allora ho capito che avrei voluto fare l'attore, mi sono appassionato di Peter Sellers e del suo ispettore Clouseau.

E la vena comica com'è nata?
Ho visto che quando fingevo di essere stupido i miei amici si divertivano moltissimo e quando gli estranei credevano che lo fossi la situazione andava ancora meglio: ho trovato così la mia "cousine", la mia specialità.

Tutto merito di Ali G?
In realtà è iniziato un po' prima che lo show diventasse popolare in Inghilterra. Mentre interpretavo questo ragazzo che, skate sotto il braccio, voleva diventare un gangster afroamericano in America, mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzi per strada vestiti come lui. Il regista mi ha consigliato di riprenderli e di mimetizzarmi tra di loro. Solo dopo ho spiegato che era tutta una finzione lasciandoli senza parole, allora ho ripetuto la gag appropriandomi del microfono su un bus per turisti e creando scompiglio in un pub, a tal punto che è intervenuta la polizia. Quando il capo del network mi ha proibito di rifarlo ho capito di avere tra le mani qualcosa di realmente grosso.