Gary Oldman, Colin Firth e Benedict Cumberbatch a Venezia con La talpa

Il gotha degli attori inglesi è riunito a Venezia per presentare l'anteprima mondiale de La talpa, spy thriller tratto dal capolavoro di John Le Carré. Colin Firth, Gary Oldman, Mark Strong, Benedict Cumberbatch e John Hurt ci parlano del film insieme al regista, lo svedese Tomas Alfredson.

Supercast 'all english' per lo spy movie La talpa, Tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré e diretto dallo svedese Tomas Alfredson. Il regista scandinavo, che ha all'attivo lo splendido vampire movie Lasciami entrare è approdato a Venezia a seguito del film presentato nel concorso internazionale. Ad accompagnarlo troviamo una squadra di straordinari interpreti che annovera il grandissimo Gary Oldman, il premio Oscar Colin Firth, la star di Sherlock Benedict Cumberbatch, il camaleontico Mark Strong e il veterano John Hurt. Questa pioggia di star ha il compito di presentare la raffinata pellicola spionistica ambientata negli anni '70 che vede Gary Oldman nei panni del famigerato George Smiley, agente segreto grigio, anonimo e separato dalla moglie che viene incaricato dal MI6 di scovare la talpa al servizio dei sovietici celata nel Circus.

Gary, nella tua cariera hai sempre interpretato personaggi eccessivi, nevrotici o violenti. Come ti sei trovato stavolta a recitare un ruolo compassato e trattenuto come quello di George Smiley?
Gary Oldman: E' vero, in passato ho recitato ruoli di persone emotivamente e fisicamente agitate e per me è stata una grande opportunità recitare il ruolo di qualcuno così diverso. Un attore è alla mercè dell'industria e deve aspettare che gli vengano offerti ruoli interessanti. Christopher Nolan mi ha affidato il personaggio del commissario Gordon e ciò ha permesso di mostrare un lato inedito di me. Tomas ha fatto lo stesso. Per costruire questo personaggio non ho dovuto faticare molto perché avevo a disposizione il libro di John Le Carré e la sceneggiatura in cui erano contenute tutte le intenzioni e i sentimenti dei personaggi.

Per temi e ritmo La talpa denuncia la sua produzione europea e si discosta molto dagli spy movie hollywoodiani. Come ti sei trovato sul set?
Gary Oldman: Poter tornare in Inghilterra per me è stata una grande opportunità, soprattutto perché ero circondato da colleghi incredibili. Siamo tutti fan del lavoro degli altri interpreti del film. Ero molto nervoso all'idea di poter incontrare John Hurt e quando mi sono trovato al tavolo con gli altri per girare una delle scene corali ambientate nel quartiere generale del Circus è stata un'esperienza incredibile.

Tomas, tu sei un autore svedese chiamato ad affrontare un tema come quello della guerra fredda che non ha coinvolto il tuo paese. Pensi che il tuo punto di vista abbia un valore diverso da quello di un inglese?
Tomas Alfredson: Il mio ricordo degli anni '70 è che all'epoca la Svezia era neutrale, anche se di fatto ci collocavamo vicino alla sfera sovietica. Il mio paese ha contributo alla distensione tra i due blocchi e ha favorito il processo di pace. L'Inghilterra, invece, era un paese in difficoltà perché soffriva ancora delle conseguenze della seconda guerra mondiale e nel mio film ho cercato di suggerire questo sottotesto. Però non mi sento in grado di giudicare se il mio punto di vista sia più interessante di quello di un regista inglese o di un'altra nazionalità.

Il fatto che il film sia finanziato da paesi europei e non da Hollywood ti ha aiutato a realizzare il film che avevi in mente?
Tomas Alfredson: Con un cast come questo chiunque avrebbe lavorato bene, a Hollywood o altrove. Per La talpa avevamo a disposizione un budget non enorme ed è stato fantastico riuscire a fare il film che volevamo. Non abbiamo avuto ingerenze, abbiamo lavorato nel modo che avevamo pensato e non mi sono posto il problema del confronto con la serie tv della BBC prodotta nel '79 né con altri modelli.

Colin, La talpa è un film dal ritormo lento, è un'opera cerebrale che richiede uno spettatore dotato di una certa intelligenza. L'atmosfera che si respira vedendo il film è quella, claustrofobica e polverosa, di un club inglese. Tu come prevedi che andrà il film?
Colin Firth: Non so se sono nella posizione di rispondere a questa domanda, ma io sono ottimista. Non mi piace sottostimare il pubblico. Credo che il film piacerà e sarà un successo perché alle persone piace sentir parlare una lingua alta e avere a disposizione un lavoro di qualità. Posso assicurare che l'atmosfera sul set non somigliava minimamente a quella di un club inglese per gentlemen, però noi ci siamo messi al servizio di Tomas e abbiamo fatto ciò che richiedeva il copione.

Benedict, ultimamente sono in molti a tenere d'occhio la tua carriera perché sei una delle stelle nascenti del cinema britannico. Come ci si sente a ricoprire un ruolo di spicco in una produzione importante come questa?
Benedict Cumberbatch: Anche io sto tenendo d'occhio la mia carriera. Sono felice che mi venga richiesto di partecipare a film importanti. Questo è un ruolo che ogni attore sarebbe felice di ricoprire perchè è tutto giocato sulle sfumature, è una parte molto impegnativa. Devo dire che in questa fase della mia carriera mi sto divertendo moltissimo e sono molto felice.

Colin, tu sei fresco di premio Oscar. Cos'è cambiato nell'ultimo anno della tua carriera? Pensi che le persone che vedranno La talpa saranno sorprese dal tuo cambiamento?
Colin Firth: Nella mia vita non è cambiato molto. Ho sempre scelto i film che reputavo migliori. Tutto quello che ho fatto l'anno scorso è andato benissimo e spero di continuare così e spero che il pubblico continui a seguirmi.

Benedict, c'è una scena in cui tu dai un pugno in faccia a Tom Hardy. Come sono stati i vostri rapporti sul set?
Benedict Cumberbatch: No, ma non è vero che gli ho dato un pugno in faccia. In realtà andiamo molto d'accordo. Tom è un cucciolone. Se gli avessi dato un pugno in faccia per davvero mi sarei fatto male alla mano.

John, di tutto il cast sei l'unico che ha vissuto davvero il periodo della guerra fredda. Che ricordi hai? Cos'è cambiato nella cinematografia da allora?
John Hurt: Ricordatevi che la morte arriverà per tutti. Anche per i re. In realtà è vero che a quei tempi c'ero perché sono il più anziano qui. Ricordo bene la tensione e l'atmosfera politica dell'epoca, le nevrosi. John Le Carré è riuscito a catturare l'essenza di quegli anni nei suoi libri e La talpa è il suo capolavoro perciò sono onorato di aver potuto partecipare al film.

Benedict, Mark, in questo film viene rivelata la vera natura del lavoro di un agente segreto che non somiglia per niente all'immagine che abbiamo avuto dai film di James Bond. I vostri personaggi, in particolare, vivono una non vita, il lavoro assorbe tutta la loro esistenza e sono costretti a rinunciare all'amore e all'amicizia. Dove avete trovato le motivazioni per rappresentare queste figure?
Benedict Cumberbatch: Questo film è un trattato sul mondo dei servizi segreti perché è tratto da un romanzo che è una summa. Avevamo a disposizione tutte le informazioni necessarie per rappresentare questo mondo in modo realistico e questo mondo è fatto da lealtà e sacrificio. Abbiamo avuto molte conversazioni con Tomas e abbiamo riflettuto a lungo sul materiale che ruota attorno a una questione morale. La chiave di tutto è il sacrificio personale. Nel film abbiamo toccato uno dei nervi scoperti che appartengono a questo mondo.
Mark Strong: Le persone che fanno questo mestiere lavorano per conto proprio, sono sole, non possono contare su nessuno. Nel film sono state aggiunte scene, come quella della festa di Natale, che non erano presenti nel libro, ma sono funzionali al mostrare cosa accade quando queste persone sono insieme. Comunque molto era già contenuto nel libro di John Le Carré e io ho seguito le indicazioni per interpretare il mio personaggio.

Tomas, come avete operate per portare il romanzo sullo schermo? Quali modifiche avete apportato?
Tomas Alfredson: Quando mi è stato chiesto di dirigere questo film, è stato subito chiaro che era impossibile trarne un film completamente aderente. Bisognava trovare un tema, un film conduttore all'interno del libro. Non è mai possibile adattare un romanzo in modo preciso, ma si deve fare una scelta ed è stato quello che abbiamo fatti noi. Anche gli attori hanno fatto un lavoro straordinario per calarsi nei vari ruoli. Durante il processo di adattamento abbiamo inserito alcuni elementi che non erano presenti nel romanzo come la festa di Natale. Questo è un episodio reale vissuto da John le Carré che ci è servito per dare colore alla storia ed è uno degli elementi più importanti del film.