Recensione Il mundial dimenticato (2011)

Il mundial dimenticato è un racconto strampalato ed appassionante che vuol sembrare un documentario ma che è semplicemente un romantico divertissement di finzione realizzato come un filmato di History Channel e dedicato a tutti gli amanti del calcio puro e perduto, a tutti quelli che il calcio l'hanno amato, lo amano e lo ameranno in futuro nonostante la tristissima attualità che lo sta devastando.

Documentare e documentire

Pensate ad un mondiale di calcio mai autorizzato e insabbiato dagli organi sportivi ufficiali, giocato da una dozzina di squadre raggranellate qui e là e poi spedite nella Patagonia Argentina, una terra incontaminata, selvaggia, lontana dai deliri nazi-fascisti e dal conflitto assetato di sangue che nel 1942 flagellava l'Europa e le grandi potenze mondiali. Formazioni composte da pochi giocatori professionisti, da migranti, operai e minatori, ingegneri ed ex-cercatori d'oro, acrobati circensi e rivoluzionari in esilio, soldati nazisti e dai nativi, gli indios mapuches che si vocifera fossero arrivati a giocarsi la finale contro la Germania. Pensate ad un mondiale di calcio organizzato e finanziato da un privato, un ricchissimo e testardo conte, un uomo di origini balcaniche emigrato in quella terra e scelto come ministro dal Re di Patagonia, in quel periodo esiliato a Parigi. Un uomo stravagante, eccentrico e visionario, appassionato di calcio, amico di Jules Rimet e fanatico collezionista di migliaia di memorabilia e cimeli calcistici conservati nella sua casa mausoleo. Immaginate un mondiale di calcio che va a inserirsi nell'unico spazio vuoto della storia di questo sport, nel 1942, quattro anni dopo la vittoria dell'Italia in terra francese, un mondiale di cui non si ha un vincitore, di cui non si è saputo nulla per decenni ma che ad un certo punto, grazie ad un recente misterioso ritrovamento, torna prepotentemente a galla. E' in questo momento che il film prende vita e che cominciamo a intuire dove i suoi autori vogliono arrivare. Ma continuiamo con la narrazione.


Il mundial dimenticato siapre con le inquietanti immagini del ritrovamento nella Patagonia Argentina di uno scheletro umano riemerso dalla terra in un sito di scavi paleontologici abbracciato ad uno strano oggetto, qualcosa di vagamente simile ad una macchina da presa. Le indagini sveleranno quello che gli studiosi di storia e gli appassionati di calcio aspettavano da tanto tempo: i resti umani appartengono a Guillermo Sandrini, cineoperatore argentino col baffo alla Salvador Dalì di origini italiane, ex fotografo di matrimoni e inventore per passione, ingaggiato dal conte Otz per filmare i rivoluzionari Mondiali di Patagonia in modo del tutto innovativo. La bobina contenuta nella macchina da presa potrebbe rappresentare quindi la tessera mancante che va a ricomporre finalmente il mosaico disperso del Mundial Dimenticato. Il più esperto ricercatore sul tema, il giornalista argentino Sergio Levinsky guiderà da questo momento in poi lo spettatore in un'inchiesta attraverso tutta l'America Latina e l'Europa che cercherà di ricostruire con foto, testimonianze illustri di grandi uomini di calcio, filmati di repertorio, articoli di giornale e lettere private, la storia mai raccontata dei Mondiali di Patagonia iniziati l'8 novembre del 1942.

Mai raccontata perché mai esistita, questa è la triste realtà con cui abbiamo dovuto fare i conti alla fine del film. Per chi non lo avesse ancora capito, Il mundial dimenticato racconta una storia che potrebbe essere vera ma che vera non è. Trattasi di un mockumentary (un finto documentario) realizzato in maniera impeccabile da Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, che ci fa credere vere cose totalmente folli e ci fa dubitare di cose follemente vere. Grazie a lunghi anni di paziente lavoro, di viaggi, di ricerche tra i materiali dell'epoca, i due sceneggiatori e registi toscani hanno tentato in maniera fittizia di riempire quella che è a tutti gli effetti una zona d'ombra della nostra Storia usando due grandi passioni italiane, quella per il calcio e quella per il cinema. In bilico fra lo stile rigoroso del documentario (i due nascono come documentaristi) e lo spirito goliardico e citazionistico del cinema moderno, Garzella e Macelloni documentono spudoratamente e ci regalano uno dei film italiani più brillanti, surreali e divertenti degli ultimi anni, e lo fanno sfruttando in maniera innovativa gli stereotipi di uno sport chiacchierato, bistrattato, strumentalizzato e soffocato dagli interessi economici. Ed ecco spuntare in maniera del tutto fantasiosa la prima 'prova televisiva' della storia, le prime rocambolesche riprese dall'alto, i dribbling alla sudamericana, capriole e piroette spettacolari, il calcio spettacolo insomma, ma anche quello dopato, quello del sospetto e della sudditanza psicologica degli arbitri, quest'ultimi disegnati come sceriffi corrotti che entrano in campo con la pistola nascosta nei pantaloni.

Girato tra Argentina, Italia, Inghilterra, Germania e Brasile con il contributo amichevole di grandi nomi del calcio come quelli di Roberto Baggio, Osvaldo Bayer, Gary Lineker, João Havelange, Jorge Valdano e il giornalista Darwin Pastorin, Il mundial dimenticato è un racconto strampalato ed appassionante che vuol sembrare un documentario ma che è semplicemente un romantico divertissement di finzione realizzato come un filmato di History Channel e dedicato a tutti gli amanti del calcio puro e perduto, a tutti quelli che il calcio l'hanno amato, lo amano e lo ameranno in futuro nonostante la tristissima attualità che lo sta devastando. Dopotutto il calcio è un gioco, è leggerezza, è pazzia, è uno sport di squadra trascinante e coinvolgente. Proprio come il Cinema fatto da mani esperte e menti aperte.

Movieplayer.it

4.0/5