Recensione Indignados (2012)

Un'opera spontanea di grande contenuto emotivo che si fa portatrice di un imperativo e insieme di un'urgenza impellente, un'esperienza tutta da vivere che infervora e commuove, capace di travalicare ogni schieramento politico e ogni divisione ideologica.

Creare è resistere, resistere è creare

Il mare, la sabbia bagnata da piccole onde, decine di scarpe spaiate di ogni tipo abbandonate sul bagnasciuga. Tracce di vita, di speranza, di uomini e donne che non ce l'hanno fatta a giungere a riva. Una ragazza dalla pelle scura emerge dalle acque cristalline del mare di Patrasso e con le scarpe in mano corre verso la sua nuova vita. E' arrivata come altri milioni di persone prima di lei senza documenti né permessi dall'Africa in cerca di un futuro migliore, per sé e per i suoi cari, ma ad attenderla in Europa c'è una situazione molto diversa da quella che lei si aspetta. Personalissima trasposizione del 'rivoluzionario' libretto Indignatevi! di Stéphane Hessel, fenomeno letterario dello scorso anno, Indignados di Tony Gatlif si fa portatore di un messaggio socio-politico ben preciso, di un sentimento di universalità e di compattezza globale contro le inefficienze del sistema capitalistico e finanziario, contro l'emarginazione e le speculazioni. In piazza giovani, anziani, disoccupati e precari, operai e impiegati, rockettari e hippy, artisti e pensatori di ogni genere. Tutti accomunati dal desiderio di gridare al mondo il proprio dissenso.

Luminoso ed energico, il film di Gatlif è un'esperienza cinematografica imperdibile dalla grande potenza in cui la musica ed il suono in presa diretta hanno un'importanza fondamentale. Melodie, balli, canti e percussioni rasserenano, esplodono, ispirano sofferenza e a tratti anche gioia, ed insito nel loro dna hanno una forza espressiva devastante. Arance, ma anche lattine schiacciate, come le vite dei clandestini, dalla mano dell'indifferenza e della violenza, lattine vuote che si muovono sull'asfalto sospinte dal vento, segni di una (in)civiltà e di un consumismo che la Natura stessa cerca di smuovere con tutte le sue forze. E poi tamburi, chitarre acustiche ed elettriche, canti struggenti, balli sfrenati e il flamenco, in tutta la sua irruenta e rabbiosa passionalità. Tutti elementi che accompagnano la protagonista Betty nel suo viaggio della speranza in una Terra che anziché essere di tutti sembra non appartenere a nessuno.
Suggestiva la scena delle migliaia di arance che rotolano per i vicoli impervi di una cittadina per poi arrivare a tuffarsi in mare, su una barca che le attende ma non ce la fa ad accoglierle tutte, sequenza con cui Gatlif ha inteso omaggiare Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino morto nel dicembre 2010 in seguito alle ustioni che si è provocato da solo dandosi fuoco in segno di protesta contro la repressione messa in atto dalle forze dell'ordine che gli avevano sequestrato la poca frutta e verdura che vendeva abusivamente per sbarcare il lunario. Nella splendida sequenza di Indignados le arance corrono tutte insieme verso la vita con una forza inarrestabile e nulla sembra poterle fermare. Un film dalle tante anime, un'opera intensa ed emozionante che grazie all'enorme talento e alla straordinaria sensibilità del suo autore riesce a mescolare sapientemente fiction e documentario, attraverso un montaggio trepidante e poetico accompagnato da rumori, solitudini, musiche e devastanti silenzi. Emozioni che bucano lo schermo con una forza paragonabile a quella dele rivolte di piazza. Tanti i temi, i luoghi, le storie e le speranze narrate da Gatlif: c'è la Grecia della crisi economica e della squallida condizione degli immigrati, c'è la Francia dei senza tetto e delle banlieue, i movimenti di protesta degli indignati spagnoli. Seguendo i turbamenti e il vagabondaggio di Betty da un paese all'altro dell'eldorado chiamato Europa, Indignados fa il ritratto di un continente vacillante, completamente allo sbando, fatto di false illusioni e di flebili speranze, sospinto e sollevato dall'eco delle rivoluzioni arabe e dall'occupazione di Wall Street.
Scandito da citazioni e immagini shock, Indignados non perde mai di vista il suo obiettivo documentaristico e arriva nel cuore dello spettatore con la stessa veemenza dei suoi predecessori, Vengo - Demone Flamenco, Swing, Exils e Transylvania, simboleggiando grazie alla grande intelligenza di Gatlif il manifesto immaginifico di una rivolta di massa che si fa sempre più incalzante. Un'opera spontanea che si fa portatrice di un imperativo e insieme di un'urgenza impellente, un'esperienza tutta da vivere che infervora e commuove, capace di travalicare ogni schieramento politico e ogni divisione ideologica.

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4.0/5