Recensione Maniac (2012)

Più di una sequenza di Maniac dimostra una interessante capacità tecnica da parte del regista, che riesce a mettere in scena alcuni momenti intriganti, pur mancando della giusta dose di ironia.

Con gli occhi del maniaco

Frank è ossessionato dai manichini: sono la sua passione, ma anche il suo lavoro, perchè è proprietario di un'attività commerciale in cui li restaura e vende. Ma Frank è anche un sociopatico assassino, un serial killer con una feticistica attrazione per lo scalpo delle sue vittime.
A queste due ossessioni se ne aggiunge presto una terza, la giovane francese Anna, artista che capita per caso nel suo negozio e chiede il suo aiuto per completare, grazie proprio ai suoi manichini, una esposizione di fotografie a cui sta lavorando. Frank sviluppa quella che sembrerebbe una sincera amicizia con la bionda fotografa francese, ma quanto resisterà la sua mente in bilico prima di sfociare nell'inevitabile violenza?

Remake dello slasher di culto del 1980, Maniac arriva a Cannes per la proiezione di mezzanotte del sabato pre-chiusura della 65ma edizione della kermesse francese. Un rifacimento per il quale Franck Khalfoun sceglie una via non semplice, con una costruzione visiva ricercata che pone il suo protagonista al centro della narrazione, facendo coincidere il suo punto di vista con quello dello spettatore. Il film è infatti girato (nella quasi totalità) in soggettiva, mostrandoci quello che Frank vede, cercando una morbosa immedesimazione tra noi e il killer. E' per questo che raramente vediamo il volto di Elijah Wood che lo interpreta, che appare negli ovvi riflessi in specchi ed altre superfici lucide poste sapientemente in scena.
Una scelta stilistica che non ha una vera giustificazione in termini di trama in Maniac ed alla quale Khalfoun non ha il coraggio di restare fedele fino in fondo: in due o tre occasioni, infatti, il punto di vista cambia senza motivo apparente, mostrandoci la scena in terza persona.
Più di una sequenza dimostra comunque una interessante capacità tecnica da parte del regista, che riesce a mettere in scena alcuni momenti intriganti, a cominciare dal primissimo omicidio del film, fino alla costruzione di alcune sequenze più elaborate. Traspare però anche la sua ansia di voler mostrare questa costruzione visiva, che gli impedisce di lasciarsi andare e divertirsi, e quindi divertire, nella messa in scena di omicidi creativi e ancora più sopra le righe, nella ricerca di una ironia che purtroppo scarseggia e che avrebbe dato la giusta prospettiva a questo remake. Ciononostante, se siete fan degli slasher movie, è senz'altro un film a cui dare una possibilità.

Movieplayer.it

3.0/5