Arnold Schwarzenegger presenta The Last Stand - L'ultima sfida

L'ex governatore della California ha presentato l'action movie di Kim Ji-Woon che lo vede protagonista, e che segna il suo ritorno al cinema a tempo pieno. Con lui, i co-protagonisti Johnny Knoxville e Jaimie Alexander.

Il ritorno al cinema (a tempo pieno) di Arnold Schwarzenegger si è rivelato subito un evento molto atteso e chiacchierato. Dopo le apparizioni ne I mercenari - The Expendables e nel sequel I mercenari 2 (semplice cameo la prima, più sostanziosa la seconda) il sessantacinquenne ex governatore della California era atteso con curiosità in un ruolo di maggior peso ed estensione; specie nel momento in cui lo storico rivale/amico Sylvester Stallone non sembra voler mollare i ruoli muscolari, con risultati (va detto) più che apprezzabili quali i due episodi del franchise appena citato, e soprattutto l'imminente Jimmy Bobo - Bullet to the Head di Walter Hill. Schwarzy, che potrebbe tornare al fianco di Sly nel terzo capitolo de I mercenari, risponde a modo suo, con un action movie altrettanto potente e autoironico, ma forse ancora più cinefilo: un western moderno in cui il regista sudcoreano Kim Ji-Woon (appena approdato a Hollywood) fonde il suo stile iperrealistico e virato al grottesco con il mood nostalgico che sembra ormai rappresentare la cifra caratterizzante dell'action movie di inizio decennio.
A presentare The Last Stand - L'ultima sfida, dopo la proiezione per la stampa romana, c'erano lo stesso protagonista insieme ai due comprimari Johnny Knoxville e Jaimie Alexander: già a loro agio, dal canto loro, con i ruoli "movimentati", il primo per aver ideato la serie reality-cult Jackass! e la seconda per aver recitato nella traposizione fumettistica di Thor di Kenneth Branagh.

Schwarzenegger, che effetto le fa il ritorno al cinema dopo 10 anni?
Arnold Schwarzenegger: Intanto, per me è bellissimo essere venuto a presentare il film proprio in Italia: sono decenni che ci vengo, l'ho fatto sia quando praticavo body building, sia quando ero in vacanza, sia quando dovevo girare film o far visita ad amici. E' bellissimo tornare qui dopo dieci anni in cui sono stato lontano dal cinema, e poter tornare come eroe d'azione. Ed è bello anche sapere che la reazione alla proiezione del film per i giornalisti è stata molto positiva.

Il film ha una forte impronta western. Quali sono stati i film di questo genere cinematografico a cui più vi siete ispirati?
Il look del film non ha a che fare con me quanto piuttosto col regista, che è uno straordinario filmaker coreano e un maestro del cinema d'azione in Asia. Lui è un fan del cinema western, quindi forse la domanda andrebbe rivolta a lui: credo sia stato anche ispirato dai western italiani, come si vede anche dal suo precedente Il buono il matto il cattivo.
Jaimie Alexander: Il mio western preferito in assoluto è Butch Cassidy: lì c'è anche un aspetto più comico e leggero, e poi gli attori funzionano molto bene tutti insieme. E' il film da cui sempre traggo più ispirazione.
Johnny Knoxville: Credo si veda molto l'influenza del western italiano nel nostro film; questo era evidente anche nel precedente film del regista, Il buono il matto il cattivo. Inoltre, forse c'è anche un tocco di Mezzogiorno di fuoco. La differenza è che nel nostro film ci sono più inseguimenti con le macchine!

Schwarzenegger, è più impegnativo fare cinema o politica? Arnold Schwarzenegger: Entrambe le attività richiedono molto lavoro, ma la cosa importante è che si abbia passione e dedizione per il lavoro che si fa. E' chiaro che se si fa politica, si fa un lavoro molto più serio: c'è meno spazio per gli errori, perché si ha a che fare con la vita delle persone. In California a volte ti trovi ad avere a che fare con gli incendi, l'economia, la legge, i tumulti in prigione e i terremoti: devi essere lì e affrontare questi problemi per 24 ore al giorno. Sono stato contento di fare quel lavoro, ma sono parimenti felice di essere tornato ai film di Schwarzenegger eroe d'azione: in un film con inseguimenti, scontri, grandi esplosioni e acrobazie, insomma ciò che io ho fatto per decenni.

Dieci anni fa le chiedemmo se vedeva dei suoi eredi nel cinema d'azione attuale. Ora sappiamo che, almeno al momento, di eredi non ce ne sono. Come se lo spiega, e cosa pensa che abbiate di più lei, Sylvester Stallone e Bruce Willis rispetto agli attori dei film d'azione attuali?
Grazie per il complimento. Semplicemente, sono molto felice del fatto che le cose siano andate così!

Alla luce dei recenti, tragici fatti di cronaca, cosa pensate del problema delle armi libere in America? Johnny Knoxville: Quello che noi facciamo è intrattenimento: di problemi relativi alle armi ce ne sono in ogni parte del mondo, ma questo e il cinema sono due cose separate. Credo ci siano diversi passi da fare per risolvere questo problema: il primo è regolare il commercio delle armi, il secondo trattare adeguatamente i disturbi mentali, il terzo è crescere i figli in un certo modo: ma, lo ripeto, ciò non ha a che fare con il cinema, sono questioni separate.
Arnold Schwarzenegger: Ciò che ha detto Johnny è corretto, bisogna separare ciò che è intrattenimento da ciò che è realtà; nello stesso tempo, quando accade una tragedia, la società deve sempre accettare la sfida e chiedersi se c'è qualcosa che si può fare per ridurre al minimo questi incidenti e soprattutto la perdita di vite umane. Sia nel campo dell'intrattenimento, sia attraverso le leggi, sia nel modo di trattare con la malattia mentale, o nei campi dell'educazione e della sicurezza, dobbiamo affrontare queste questioni in maniera seria; dobbiamo fare del nostro meglio, anche perché queste tragedie in realtà accadono in tutto il mondo, lo dobbiamo soprattutto ai genitori delle vittime.

Cosa le hanno lasciato questi dieci anni di politica?
Questi anni sono stati i più formativi nella mia vita. Ti siedi in ufficio e hai ogni ora una riunione in cui si parla di un argomento diverso: inizi parlando di senzatetto, poi arrivano i capi di polizia della California per parlare di applicazione della legge, poi vengono i titolari delle società edilizie per discutere di infrastrutture in caso di terremoti; poi arrivano i funzionari delle carceri per parlarti di come si possano evitare rivolte in carcere; e tutti i giorni sono così, dalle 7 di mattina alle 7 di sera. Potete immaginare quante cose si imparano, e quanto ci si deve preparare per quest'attività: se si è persone affamate di nozioni, che vogliono imparare, è l'ideale. Ora, però, sono entusiasta di essere tornato al cinema e di fare ancora film come questo e come I mercenari.

Lei ha recentemente detto che Kim Ji-Woon è il James Cameron dell'Asia. Visto che lui attualmente vuole restare in America, pensa che lavorerà ancora con lui?
Sì, assolutamente: è un grande visionario, ha talento e fegato, è uno che osa e che per tutti è fonte di grande ispirazione.

Il suo personaggio è un eroe, caratterizzato dal coraggio. Secondo lei, chi può essere definito coraggioso nella società di oggi?
Penso ci siano tanti eroi in tanti campi diversi: in quello della politica, per esempio, penso a Nelson Mandela, a Mikhail Gorbachev o a Ronald Reagan, persone che io ho idealizzato; o, andando più indietro, a Franklin D. Roosevelt ed Abraham Lincoln. Gorbaciov, per esempio, è cresciuto nel comunismo, a un certo punto si è reso conto che il sistema non funzionava e lo ha smantellato; Mandela è stato 27 anni in prigione, e una volta uscito ha parlato di perdono, amore e integrazione. Parlando dello sport, poi, c'è un personaggio come Mohammed Alì, il più grande boxeur di tutti i tempi che brilla per la sua generosità. Ma ci sono eroi in tutti i campi, da quelli che hanno inventato i vaccini a quelli che eseguono interventi sul cuore, fino a quelli che elaborano principi economici.

Knoxville, lei è stanco dell'immagine che ha? Le piacerebbe fare qualcosa di diverso dalla commedia in futuro? Johnny Knoxville: Sono molto contento di tutto ciò che ho fatto, dalla serie Jackass ai documentari: non voglio fuggire da questo, ma vorrei anche fare cose diverse, e il perfetto esempio è questo film.

Schwarzenegger, tornando al tema delle armi: lei quindi condivide gli sforzi di Obama per limitare le armi d'assalto? Arnold Schwarzenegger: Credo la cosa vada considerata complessivamente, e mi pare che il presidente lo stia facendo: si deve parlare di disagio mentale, di educazione e di sicurezza nelle scuole. Lui ha fatto una serie di proposte che affrontano appunto il problema in una maniera globale, e secondo me ha fatto bene.

Non pensa che una scena come quella della vecchietta che spara a sangue freddo a un criminale dicendo "violazione di domicilio" rappresenti un messaggio un po' pericoloso?
Il film è intrattenimento, e credo che quella sia una scena molto divertente. C'è una vecchietta ottantenne che si vede aggredita da una persona che sta per ammazzarne un'altra, e lei, che sembra così innocua, prende la situazione in mano. Lei sa che la città è stata invasa da questi criminali, tra cui c'è uno dei peggiori narcotrafficanti del mondo: cerca così di porre rimedio, e credo faccia la cosa giusta. E' una scena buffa e divertente, comunque è anche quello intrattenimento.

Jamie Alexander, dopo il suo ruolo in Thor, come si è sentita quando le hanno proposto di lavorare con un eroe filmico come Schwarzenegger? Jamie Alexander: Ho imparato moltissimo da lui, è stato un po' come un mentore per me: io amo fare film d'azione, e questo film rappresenta un passo nella direzione giusta. E poi ho imparato dal migliore, da Terminator: i miei quattro fratelli ne saranno orgogliosi!