Recensione Monsters (2010)

La trama di Monsters non è certo originale, ma il suo rispondere a canoni precisi apre un universo di riferimenti che intrigano fin da subito gli appassionati del cinema di genere.

Anche i mostri amano

Il battage pubblicitario legato all'uscita di Monsters presenterà il film come un sci-fi horror, ma non lasciatevi ingannare. L'opera prima del giovane Gareth Edwards attinge a piene mani all'immaginario del fantasy fantascientifico e dell'adventure movie anni '80. Da Steven Spielberg a James Cameron, passando per Carpenter e George Romero, spunti, temi e atmosfere vengono mutuati e attualizzati in una pellicola nostalgica e, allo stesso tempo, moderna e stylish. Echi di Alien ed E.T. L'Extraterrestre si mescolano a omaggi più o meno espliciti a Indiana Jones e Jurassic Park, il tutto immerso in un'atmosfera di denuncia a sfondo politico che a tratti ricorda District 9. Il pregio e, allo stesso tempo, il difetto di Edwards è quello di essere talmente abile e accorto da mettere insieme una pellicola che scorre via liscia come l'olio evocando sottotesti e situazioni che, di fatto, non giungono mai a compimento. Allievo diligente addestrato a tenere d'occhio il box office, il giovane regista confeziona un'opera piacevole e ritmata. L'uso della macchina da presa che fotografa gli splendidi paesaggi messicani denucia una certa consapevolezza nell'uso del mezzo. Anche le premesse narrative sono avvincenti. La trama di Monsters non è certo originale, ma il suo rispondere a canoni precisi apre un mondo di riferimenti che intrigano fin da subito gli appassionati del genere. Quanto ai protagonisti, niente di meglio che affidarsi a due attori (meglio se un uomo e una donna) giovani, carini e poco noti (disoccupati, se lo erano prima, dopo Monsters dovrebbero aver risolto).

Scoot McNairy incarna il prototipo del maschio sbruffone, ma protettivo. Per tutto il film prova a conquistare la bella turista americana che si trova a dover accompagnare, ma con galanteria. Svolge una professione artistica (il fotografo) e ha un figlio per il quale prova grande nostalgia. Virile, ma con sentimento. Quanto alla bella Whitney Able, basti pensare a un caschetto platino, abbinato a voce flautata e spirito avventuroso. Cosa chiedere di più? I due si trovano a condividere un pericoloso viaggio attraverso la zona infetta del Messico, regione il cui accesso è limitato da quando, sei anni prima, una navetta spaziale di ritorno da una missione è precipitata portando con sé forme di vita aliena. Ma i veri nemici dell'umanità sono i mostruosi calamari fosforescenti dai lunghi tentacoli che infestano l'area o l'esercito americano che risponde bloccando l'accesso alla zona 'infetta' e costruendo un muro/fortezza al confine con gli USA che ricorda quello, tristemente più attuale, che delimita la frontiera messicana impedendo l'immigrazione clandestina.

Per tutta la prima parte di Monsters (titolo, tra l'altro, colpevolmente generico), che scorre liscia come l'olio, il regista mantiene viva la tensione creando momenti di suspence che denunciano una certa abilità nella costruzione delle scene, ma man mano che il film procede ci rendiamo conto che le promesse non verranno mantenute. Monsters ci riserva un finale 'a sorpresa' che si consuma evitando di rinunciare a quell'ambiguità capace di confondere le idee. L'astuto Gareth Edwards lascia che il pubbblico si ponga qualche domanda di troppo. Intorbidire le acque con un finale aperto può essere intrigante o può semplicemente denotare incompletezza nello script? Al pubblico il compito di rispondere.

Movieplayer.it

3.0/5