AmeriQua: un Kennedy scopre l'America in Italia

L'incontro con cast, registi e produttore del film d'esordio come sceneggiatore e interprete di Bobby Kennedy III, che ha voluto raccontare il suo amore per l'Italia e gli amici italiani nato dalla sua esperienza nel nostro paese.

Anche se ti chiami Kennedy non è detto che il tuo destino sia quello di entrare in politica. Magari sei solo un ragazzo normale classe '84 che, come molti suoi coetanei americani, ha deciso di studiare un anno in Italia e ha vissuto come uno dei tanti studenti universitari fuori sede, tra amori incasinati, nuovi amici, discoteche, lavori improvvisati per sbarcare il lunario, e spaghetti aglio e olio a tutte le ore. Il film AmeriQua è l'esordio come sceneggiatore di Bobby Kennedy III, nipote del Senatore Robert Kennedy, e racconta in maniera romanzata e rocambolesca le vicende a lui realmente accadute durante la sua esperienza in Italia. Bobby ha imparato a conoscere l'Italia, si è innamorato del cibo e della cultura, i suoi migliori amici sono tuttora italiani, come Lele Gabellone, che nel film interpreta se stesso e ne è stato in qualche modo l'ispiratore. Nel cast, attori non professionisti che realmente hanno condiviso l'esperienza con Bobby, insieme a vari interpreti del cinema italiano, con la presenza straordinaria di Giancarlo Giannini e un cameo di Alec Baldwin. Il film tenta di giocare con gli stereotipi e i luoghi comuni della visone un po' americana del nostro paese, cercando di dare una connotazione surreale alla rappresentazione dell'Italia mettendo insieme sia gli elementi da cartolina che i cliché. Esordio anche per i due registi Marco Bellone e Giovanni Consonni che provengono da MTV.
Il film uscirà il 16 Maggio in Italia, e a Luglio è prevista l'uscita negli USA. Bobby Kennedy III, il produttore Marco Gualtieri, insieme al cast e ai registi, hanno incontrato la stampa dopo l'anteprima del film a Roma.

Questo è un film che in qualche modo racconta il percorso che un americano può compiere nei confronti della sua idea dell'Italia: si parte dagli stereotipi e dai cliché fino a diventare grande conoscitori e amanti della cultura italiana. Ci racconti un po' il modo in cui secondo te gli americani vedono l'Italia e gli italiani? Bobby Kennedy III: La mia esperienza in Italia è stata molto diversa da quella di un normale turista. Volevo fare vedere agli americani come funziona veramente qui, quello che c'è al di là delle solite idee, della pizza, della pasta, della mafia... prendere in giro i luoghi comuni, il modo in cui gli americani vedono l'Italia... Amo profondamente l'Italia e la sua cultura, il cibo e i miei amici... devi viverci, parlare la lingua, conoscere la gente, per imparare ad amare veramente questo paese come ho fatto io, non basta venire in vacanza tre settimane per poi passare la vita a dire amo l'Italia, come fanno gli americani.

Forse però gli italiani vedendo il film possono avere l'impressione che questi stereotipi non sono stati superati: la mafia, la pigrizia, la scarsa voglia di lavorare e di studiare... pensi veramente di essere riuscito ad andare oltre i luoghi comuni? Bobby Kennedy III: Un film è come un dipinto fatto da 50 mani, hai un'idea in testa ma non sai alla fine quale sarà il risultato. La mia intenzione era di prendere in giro gli americani che pensano che l'Italia sia fatta solo di queste cose, poi non so se il film riesce a rendere quest'idea, ma questo era quello che volevo fare.

La tua passione per il cinema è un po' un evento particolare nella tua famiglia. Come nasce questo tuo interesse? Bobby Kennedy III: La storia della mia famiglia ha un po' a che fare con il cinema: il mio bisnonno (Joseph Kennedy ndr) ha comprato uno studio a Los Angeles e ha prodotto qualcosa come quaranta film... Io ho scelto questa strada e intendo seguirla; certo la mia famiglia ha molto più a che fare con la politica... e anche se la politica mi interessa, non ho intenzione di entrare in questo mondo.

Abbiamo letto da qualche parte che stai scrivendo una sceneggiatura sulla vita di tuo nonno il Senatore Robert Kennedy? Bobby Kennedy III: Mio nonno scrisse un libro, The Enemy Within che racconta della sua lotta politica contro la mafia e la corruzione nei sindacati: c'è una sceneggiatura di questo libro già scritta da Budd Schulberg (lo sceneggiatore di Fronte del Porto). Era stata dimenticata, io l'ho ritrovata ed è bellissima. Vorrei riprenderla e farne un film, ma non subito, non ho ancora l'esperienza necessaria: amo troppo la mia famiglia e voglio essere sicuro di riuscire bene. Lo farò quando sarò pronto, sarà il film della mia vita.

La produzione di questo film è stata un'avventura, una sfida legata a Bobby e a una storia che doveva essere raccontata. Raccontaci l'incontro con Bobby e il modo in cui è nato questo film. Marco Gualtieri: Io non faccio il produttore cinematografico, in realtà mi occupo di tutt'altro (è il fondatore di TicketOne tra le altre cose ndr). La mia amicizia con la famiglia Kennedy nasce in seguito al mio coinvolgimento nella Fondazione Robert. F. Kennedy Center for Justice and Human Rights. Durante un ricevimento a casa Kennedy, quattro anni fa, Bobby mi si avvicina e in italiano mi dice: "Marco, mia zia mi dice che tu mi puoi aiutare a realizzare il mio film. Ho vissuto un anno a Bologna, il mio migliore amico si chiama Lele ed è di Lecce. Il mio film parla della mia esperienza e del mio amore per l'Italia, tu sei italiano e per questo lo chiedo a te". Mi parli di amicizia e di amore per l'Italia e io mi sciolgo. Poi quando ho incontrato Lele mi ha conquistato e piano piano mi son fatto trascinare.

Come avete scelto gli attori? Lele Gabellone: Giancarlo Giannini ci ha voluto veramente dare una mano, la sua presenza sul set è stata qualcosa di straordinario. Riguardo ad Alessandra Mastronardi ci ha conquistato al primo sguardo: non appena l'abbiamo vista abbiamo detto "Sarà lei, speriamo che sia lei".
Robert Kennedy III: Con Eva Amurri abbiamo studiato insieme a Bologna nel 2005, quindi ci conoscevamo già, siamo entrambi di New York e per caso avevamo entrambi scelto Bologna per studiare un anno all'estero.
Marco Gualtieri: Tranne i cattivi, tutti gli altri personaggi sono quelli veri dell'esperienza di Bobby a Bologna, anche Eva Amurri faceva parte di questo gruppo.

Ci sono le musiche originali di Lucio Dalla, chi di vuoi può raccontarci come è nata questa cosa? Marco Gualtieri: Siamo andati a trovarlo alle Tremiti due anni fa io, Bobby e Lele, ha praticamente detto subito di sì, "Perché Bologna è la mia città, perche ci sono tanti giovani, perché credo che Lele e Bobby possano fare bene". Un uomo di grande generosità, visione e fiducia nei giovani: basta pensare che ha voluto inserire nel film la canzone I Don't Wanna Start di un giovane artista, Marco Sbarbati, scoperto a suonare in Piazza Maggiore.

Sentiamo i registi. Un ricordo particolare dal set? Giovanni Consonni: Nella prima scena con Giannini che interpreta Don Ferracane, il personaggio di Charlie interpretato da Bobby doveva essere intimorito dalla sua presenza. Era la prima scena per i due insieme ed è venuta benissimo perché Bobby era veramente in soggezione e intimidito dalla presenza di Giannini. Anche l'incontro con Alec Baldwin è stato molto emozionante.

Progetti per il futuro? Pensi di continuare solo come sceneggiatore o ti piacerebbe fare anche il regista? Bobby Kennedy III: Mi piace scrivere, per ora è quello che voglio fare: scrivo otto ore al giorno ed è la mia passione. Però vorrei fare almeno un film in America, prima di tornare qua a girare AmeriQua 2.